giovedì 07 agosto 2003
GIORNALAI SUL PIEDE DI GUERRA CONTRO IL MINISTRO GASPARRI
“Sembrava giunto un momento di distensione nell’ambito del confronto tra Governo e sindacati in materia del recente e discusso progetto di legge sull’editoria. E invece i rapporti si sono improvvisamente trasferiti in un campo tutt’altro che civile, con tanto di minacce nemmeno velate e dichiarazioni offensive nei riguardi dell’intera categoria dei giornalai da parte del ministro Gasparri. Così, finchè non arriverà una pubblica smentita, con tanto di scuse da parte del ministro in questione, gli edicolanti considereranno interrotto qualsiasi rapporto di mediazione con l’Esecutivo”.
Parole che lasciano l’amaro in bocca, quelle pronunciate dal rappresentante di categoria degli edicolanti, Giangiuseppe Moschini, presidente provinciale dello S.n.a.g.-Confcommercio, il sindacato nazionale autonomo giornalai. Soprattutto perché giungono in una fase che appariva positiva. Solo poche settimane fa, in effetti, lo stesso Moschini esprimeva la propria soddisfazione per il passo avanti compiuto nella complessa questione del riordino del sistema di diffusione della stampa quotidiana e periodica. Dopo anni di attesa, la Giunta Regionale del Veneto aveva emanato, lo scorso maggio 2003, una delibera con la quale aveva disposto i criteri per l’applicazione del decreto legislativo del 2001 che disciplinava la materia.
“Siamo molto soddisfatti del lavoro svolto a livello regionale – aveva commentato in quell’occasione il rappresentante di categoria degli edicolanti vicentini – perché, grazie anche al nostro contributo in termini di proposte, è stata riaffermata la centralità della rete di vendita attuale, mentre gli esercizi non esclusivi vengono considerati come una struttura complementare e integrativa, così come risulta dai dati raccolti in seguito alla sperimentazione. I buoni risultati ottenuti sono il frutto di un’intensa e proficua attività di concertazione nei confronti degli uffici della Regione Veneto. Finalmente è stato riconosciuto il ruolo fondamentale degli edicolanti all’interno della filiera della stampa. Questa delibera ha recepito molte nostre istanze, avanzate non solo nell’interesse della categoria, ma anche per fornire un servizio più snello e capillare ai cittadini”.
Ora, invece, si torna al conflitto. A innescare la miccia è stata l’improvvida, quanto estremamente offensiva, uscita del ministro Gasparri, che lo scorso 25 luglio, in un’intervista pubblicata sul quotidiano “La Nazione”, ha dichiarato che “nel nostro Paese è più facile spacciare droga che vendere giornali”.
Non solo. Il ministro ha anche affermato che il sindacato dei giornalai mira ad ostacolare i processi di ammodernamento del sistema di vendita della stampa, mentre, ribatte Moschini “è stata proprio la parte sindacale a volere fortemente la sperimentazione di altri esercizi, che ha portato all’attuale allargamento dei punti vendita”.
La necessità di un riordino del sistema di diffusione della stampa nasce con la legge n. 108 del 1999 che dà avvio alla sperimentazione, durata 18 mesi, di nuove forme di vendita della stampa (ad esempio nei supermercati). Terminato il periodo di prova, il Governo, con il decreto legislativo n. 170 del 2001, attualmente in vigore, stabilisce che spetta alle Regioni emanare la disciplina delle modalità e condizioni di vendita della stampa quotidiana e periodica e, contemporaneamente, fornire indicazioni per la predisposizione da parte dei Comuni dei piani di localizzazione dei punti vendita esclusivi e a determinare i criteri per il rilascio delle autorizzazioni per i punti vendita non esclusivi, così da garantire un’omogenea attuazione del decreto legislativo su tutto il territorio regionale. L’obiettivo dell’adozione di tali piani è non solo di favorire la diffusione dell’informazione a mezzo stampa, ma anche di permettere un razionale insediamento dei punti vendita esclusivi su tutto il territorio comunale, assicurando il giusto contemperamento tra il pubblico interesse alla massima diffusione dei punti vendita e il privato interesse delle rivendite già esistenti di evitare un’eccessiva concorrenza nel settore, con conseguente riduzione dei singoli volumi di vendita.
“E’ incredibile come un rappresentante del Governo possa permettersi di ingiuriare una categoria di lavoratori che è e resta garante del pluralismo dell’informazione – conclude il rappresentante provinciale degli edicolanti – a fronte di un durissimo lavoro svolto, sette giorni su sette, con dodici ore in media di apertura quotidiana, per assicurare ai cittadini lettori l’intera offerta del prodotto editoriale”.