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venerdì 08 marzo 2002

RIFIUTI: IMBALLAGGI IL PROBLEMA MAGGIORE PER LE AZIENDE

Un’indagine Confcommercio tra le imprese sugli adempimenti ambientali
Il Nuovo Catalogo Europeo sta creando molti grattacapi agli operatori. Ma l’impegno verso l’ambiente continua: i risultati delle ultime raccolte: elettrodomestici dismessi, rifiuti di agricoli e oli esausti.

Commercianti alle prese con il problema rifiuti. E in testa alla lista delle preoccupazioni degli operatori del terziario c’è lo smaltimento degli imballaggi e le difficoltà relative all’introduzione del Nuovo Catalogo Europeo dei Rifiuti. A fare emergere la situazione del comparto su una tematica che richiede da alcuni anni una sempre maggiore attenzione, è stata un’indagine della Confcommercio di Vicenza, i cui risultati sono stati elaborati proprio in questi giorni.
Circa 1.500 i questionari inviati dall’Associazione di categoria alle imprese del terziario di mercato del Vicentino per sondare le problematiche legate alla gestione degli adempimenti ambientali. Ad essere coinvolto un po’ tutto il mondo del commercio, del turismo, dei servizi e delle piccole e medie imprese, anche se le maggiori criticità sono emerse tra le categorie che sono più coinvolte dal problema rifiuti: supermercati, commercio di autoveicoli o di macchine e attrezzi agricoli, autodemolizioni, fotografi, aziende della ristorazione collettiva, lavanderie, negozi di elettrodomestici, alberghi.
Lo scopo del questionario è stato appunto quello di evidenziare l’approccio del terziario alla problematica dei rifiuti. “Come associazione – è il commento del direttore dell’Ascom di Vicenza Andrea Gallo – offriamo da tempo consulenza, assistenza e supporto normativo agli operatori del settore. Con il sondaggio che abbiamo effettuato contiamo di aver messo a fuoco il grado di adeguamento degli operatori a questo tipo di adempimenti. Anche perché, ricordiamolo, la legislazione in materia è estremamente complessa e a volte contraddittoria, elementi questi che rendono particolarmente onerosa la gestione della problematica da parte delle piccole e medie imprese del terziario di mercato”.
Vediamo da vicino, allora, le indicazioni più interessanti risultanti dal questionario. Il problema più sentito dalla aziende intervistate è sicuramente quello relativo agli imballaggi, che comporta esborsi per la gestione e lo smaltimento molto spesso superiori a 500 euro all’anno. Non solo, accade con frequenza che le aziende debbano pagare più volte il costo di smaltimento dello stesso imballaggio: prima, con una quota a favore del Conai che va ad aumentare il prezzo d’acquisto dell’imballo, poi con la maggiorazione della tassa rifiuti riscossa dai Comuni che si fanno carico dello smaltimento o, qualora questi non provvedano, con la spesa relativa al ricorso ad una ditta specializzata al trasbordo e al recupero di tali prodotti.
Un’altra parte considerevole di costi riguarda la consulenza esterna. Molte aziende infatti per avere tutte le carte in regola in materia ambientale si affidano a professionisti per la gestione delle scadenze e dei vari adempimenti. Dai questionari emerge inoltre che procedure e obblighi ambientali, come le autorizzazioni per gli scarichi idrici (in fognatura e non) o per le emissioni in atmosfera, ai quali in passato erano assoggettate principalmente le imprese artigiane o industriali, oggi riguardano un numero sempre più consistente di imprese del terziario. E questo non solo per il fatto che le leggi sulla protezione dell’ambiente stanno diventando via via più restrittive, quanto anche per la maggior sensibilità delle aziende sui problemi connessi all’inquinamento. E’ il caso, ad esempio, delle misurazioni del rumore emesso verso l’esterno: numerose sono risultate le imprese che hanno proceduto a rilevazioni di questo tipo, in molti casi anche in assenza dell’obbligo stabilito per legge.
“Il quadro emerso dal questionario è sostanzialmente positivo – commenta il direttore Gallo –. Le imprese sono preparate per affrontare gli adempimenti ambientali richiesti dalle leggi in materia, e ciò anche grazie ai servizi di consulenza presenti sul mercato e all’impegno specifico della nostra Associazione di categoria”. Tutto bene dunque? Non proprio: “A creare confusione - prosegue Gallo - è il recente recepimento della normativa europea che ha introdotto il Nuovo Catalogo dei Rifiuti. Dal 1. gennaio sono in vigore i nuovi codici europei assegnati a ciascun rifiuto per permetterne l’identificazione e la gestione (codice CER), solo che il decreto che ha introdotto i nuovi codici in Italia è stato firmato ma non pubblicato in Gazzetta, lasciando molte imprese sostanzialmente nel limbo. Siamo al paradosso: oggi viene utilizzato il nuovo catalogo, anche se non è ufficiale”.
Una situazione questa, che rischia di vanificare l’impegno di tante aziende per essere in regola nella gestione dei rifiuti. E che le imprese del terziario rispondano in modo positivo alle iniziative in materia ambientale lo dimostrano i dati ufficiali relativi a due recenti raccolte di rifiuti lanciate dalla Confcommercio di Vicenza: la raccolta di scarti da lavorazioni agricole e quella di elettrodomestici esausti provenienti dalla clientela, mentre procede a buoni ritmi anche la raccolta di oli esausti presso ristoranti, gastronomie, panifici, pasticcerie, aziende della ristorazione collettiva avviata circa due anni fa dalla Confcommercio, che ha stipulato una convenzione ad hoc con una ditta vicentina specializzata nel recupero e riutilizzo di tale prodotto in altri cicli produttivi.

Vecchio elettrodomestico addio

E’ la più recente iniziativa di raccolta rifiuti promossa dalla Confcommercio di Vicenza: si tratta dello smaltimento di beni durevoli dismessi. Una dozzina di operatori commerciali aderenti all’associazione, posizionati a coprire l’intero territorio provinciale, hanno fatto da punto di raccolta di frigoriferi, televisori, lavatrici, lavastoviglie e altri elettrodomestici non più funzionanti. I risultati di questa prima “edizione” dell’iniziativa, che si è tenuta dal primo settembre al 31 dicembre del 2001, sono stati lusinghieri: 269 i beni durevoli conferiti, per la maggior parte frigoriferi (101) e televisori (108), seguiti da lavatrici, lavastoviglie e forni.
Se si pensa che proprio i frigoriferi e i televisori hanno al proprio interno componenti particolarmente dannosi all’ambiente, ben si comprende l’utilità di questa raccolta, che ha anche il pregio di permettere il riciclaggio di materiali come la plastica.

Rifiuti agricoli, lo smaltimento è servito

Ben più consolidata l’iniziativa di raccolta degli scarti da lavorazioni agricoli, che si tiene oramai da qualche anno e che ha fin qui permesso di smaltire correttamente tonnellate e tonnellate di rifiuti. L’ultima tornata, che si è chiusa il 31 gennaio scorso, ha registrato un conferimento di ben 2.484 chili di scarti. Si è trattato in particolare di teli in polietilene (1640 i chili raccolti), contenitori di fitofarmaci bonificati (604 chili circa), vaccini (98,5 chili), contenitori di fitofarmarci non bonificati (90 chili) e filtri olio (51 chili). La prossima raccolta è già stata programmata dall’Associazione commercianti di prodotti per l’agricoltura per il mese di ottobre.

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