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Confcommercio Veneto Notizie

In vista delle elezioni di maggio ecco il documento politico della Confcommercio.

Nr. 07 del 06/04/2001

COME SUPERARE I RITARDI DEL PAESE
Dalla questione fiscale alle politiche occupazionali, dalla riforma sicurezza e del Commercio ai problemi delle infrastrutture, sino ai temi dell’efficienza della pubblica amministrazione, nel dossier consegnato ai candidati al Parlamento

In trentanove pagine la Confcommercio ha condensato il proprio documento politico dal titolo “Competitività e globalizzazione: proposte per superare i ritardi strutturali del Paese”, consegnato alle forze politiche in vista delle prossime elezioni del 13 maggio. Si tratta di uno strumento di riflessione sulle modalità per superare le arretratezze e le disfunzioni, che pongono l’Italia in costante inferiorità rispetto ai partners europei.
Nella premessa al documento, che contiene le venti proposte per la prossima legislatura, è evidenziato che si sta affermando uno sviluppo improntato ad un unico paradigma: “la fabbricazione dei prodotti e la fornitura dei servizi si realizza là dove i costi sono più bassi e la vendita si effettua dove i profitti sono più alti”. Questo pone ai Paesi trasformatori, come l’Italia, enormi problemi di competitività, sia all’interno dell’Unione Europea, sia a livello mondiale.
Per adeguarsi al nuovo sistema di regole, si impongono scelte estremamente innovative, notevole capacità prospettica nella lettura del cambiamento, della rivoluzione informatica, del peso della finanza sull’economia, della rivoluzione nel mondo delle telecomunicazioni, dell’incombente delocalizzazione alla quale le imprese sembrano dover soggiacere.
L’auspicio e l’impegno di Confcommercio è quello di promuovere il confronto con la parte politica e con le organizzazioni imprenditoriali sui temi della competitività del sistema Paese, sui tempi della modernizzazione del sistema economico e dello sviluppo sociale dell’Italia, coerenti con l’essere parte dell’UE.

LA QUESTIONE FISCALE
Il primo tema forte, su cui è necessaria un’accelerazione verso il cambiamento, è quello fiscale. La media del prelievo fiscale nei Paesi UE è del 35%, mentre in Italia il livello si aggira intorno al 43%. Una differenza che incide sui costi per le imprese e che, dal punto di vista delle famiglie, pone un freno alla crescita, sia sul fronte della domanda che su quello dell’offerta.
La proposta Confcommercio riguarda la riduzione della pressione fiscale e contributiva di un punto percentuale del Pil all’anno per dieci anni. Regole di contenimento e di razionalizzazione della finanza locale. Drastica riduzione dell’Irap. Concreta lotta all’abusivismo. Riconoscimento come beni strumentali di beni tipici della piccola-media impresa del terziario, da agevolare sia in fase di ammodernamento che di investimento. Infine, ritorno, sia per le famiglie che per le imprese, a normali e più ampie condizioni di deducibilità dal reddito di costi quali sanità, trasporti, previdenza integrativa e via dicendo.


IL RAPPORTO BANCA IMPRESA
Altro capitolo su cui la Confcommercio si attende novità dalla prossima legislatura è quello del rapporto Banca-Impresa, in particolare per quanto attiene l’attuazione di interventi per favorire l’accesso al credito bancario da parte delle piccole e medie imprese. Appare determinante lo sviluppo di forme di regolamentazione e di sostegno dell’associazionismo di garanzia, con lo scopo di favorire lo sviluppo di soggetti sempre più patrimonializzati, in grado di fornire, oltre a garanzie, anche consulenza finanziaria e gestione mirata.

LE POLITICHE OCCUPAZIONALI
Per quanto attiene al mercato del lavoro, la Confcommercio sollecita una riduzione dei costi, l’aumento della flessibilità in uscita e una semplificazione normativa.
Non di secondo piano è il tema del cambio generazionale. Molto spesso i figli non subentrano ai genitori, con la conseguenza di chiusura di attività “storiche”. Vanno ricercate agevolazioni fiscali per il subingresso e per il mantenimento delle attività, che in molti casi costituiscono un servizio sociale, in quanto svolto in zone isolate o disagiate.

LA RIFORMA DEL WELFARE STATE
La riforma del Welfare State è garanzia di realizzazione dei diritti di cittadinanza delle persone e obiettivo di civiltà. La compatibilità della spesa sociale nelle future politiche di bilancio costituirà il vero nodo della politica economica nei prossimi anni, con due obiettivi da raggiungere nel breve periodo: raffreddamento della spesa pensionistica e riduzione degli oneri che gravano sulla produzione. In questa logica occorre procedere al passaggio immediato al calcolo contributivo per tutti i lavoratori con il sistema pro-rata; consentire l’accesso alla pensione di anzianità a 60 anni per uomini e donne, ovvero al raggiungimento dei 40 anni di contribuzione; programmare una spesa sociale di modello europeo nei confronti delle spese per prestazioni familiari, lotta alla povertà, disoccupazione.
Il ripensamento delle politiche sociali deve coinvolgere anche la sanità, in particolare nella definizione degli standard qualitativi delle prestazioni erogate dal sistema pubblico e il ripristino della totale esenzione fiscale delle somme versate ai fondi sanitari integrativi di origine contrattuale.
Vanno poi varate le regolamentazioni in materia di igiene degli alimenti o di sicurezza degli impianti. Non va dimenticato, inoltre, che entro il 2002 l’intera legislazione relativa alla sicurezza alimentare sarà ridefinita in ambito comunitario e che le scelte potranno incidere sul riposizionamento delle imprese della distribuzione nel mercato, sulla tutela delle produzioni tipiche nazionali e sulle nostre tradizioni gastronomiche.




LA RIFORMA DEL COMMERCIO
La grande distribuzione e il capitale straniero stanno invadendo il nostro Paese e il Veneto né è concreta e preoccupata testimonianza, a danno dei nostri operatori e dell’economia delle piccole e medie imprese, che vanno salvaguardate per il servizio di vicinato svolto nei quartieri, nelle zone di montagna e nei centri storici. Una salvaguardia che la riforma del decreto 114/98 deve codificare con un intervento specifico, ad esempio legato alla legislazione urbanistica. Da tempo sosteniamo l’importanza nella revisione dei Piani regolatori nei Piani di distretto.
Maggiore attenzione andrà poi riservata alla qualificazione professionale dell’imprenditore che intende avviare un’attività commerciale.
Da non dimenticare, infine, la legge sulle vendite sottocosto, dato che la normativa attuale è inapplicabile.

POLITICHE PER IL TURISMO
Il documento riserva particolare attenzione alle politiche per il turismo. La legge quadro sul settore, arrivata a fine legislatura, non appare sufficiente a consentire un percorso di sviluppo al turismo italiano. Le linee di intervento indicate riguardano la destatalizzazione della cultura e dei programmi, una speciale politica fiscale, un mercato del lavoro a misura del turismo, incentivi per gli investimenti, credito al servizio delle idee e sicurezza come fattore competitivo.

IL PROBLEMA SICUREZZA
Commercianti e consumatori hanno da tempo posto la “criminalità” e l’insoddisfacente grado di sicurezza in testa ai problemi da risolvere con urgenza. Tra le misure sollecitate emergono un più efficace contrasto all’immigrazione clandestina e il potenziamento delle Forze dell’ordine. Non servono, insomma, più caserme, ma più uomini che vigilino sulla sicurezza del cittadino.
Accanto al tema della sicurezza c’è il fenomeno dell’abusivismo. Le dimensioni raggiunte e l’ampiezza dei soggetti coinvolti rendono indispensabile perseguire linee di azione più incisive.

LE INFRASTRUTTURE
Sono ben note le sofferenze dell’Italia per quel che riguarda la dotazione di infrastrutture produttive. Un ritardo relativo non solo alle infrastrutture per la mobilità delle persone e delle merci: basti pensare, nel Veneto, alle incompiute, come la Pedemontana, il Passante di Mestre, la Transpolesana, la Valdastico e l’alta capacità ferroviaria. Per sbloccare una situazione congelata da decenni, serve una modifica alla legislazione, tale da rendere più snello l’iter burocratico e di consultazione, per costruire un’arteria ritenuta dalla “maggioranza” dei fruitori indispensabile.
Ma il nostro Paese non gode di posizioni di prestigio, in materia di dotazioni infrastrutturali, nemmeno per quel che riguarda la comunicazioni, l’energia e l’istruzione professionale.


L’EFFICIENZA DELLA P.A.
Nonostante alcuni segnali positivi, come i decreti Bassanini, il sistema delle burocrazie pubbliche pesa fortemente sulle imprese e sui cittadini. Secondo l’Istat, le imprese con più di tre addetti spendono in burocrazia 22.500 miliardi di lire l’anno, pari all’1% del totale dei costi aziendali. Rimane una assoluta priorità adeguare l’apparato pubblico alla nuova realtà economica e sociale del Paese, realizzando un sistema di rapporti tra istituzioni ed economia, che aumenti l’autonomia e la responsabilità di governo, attraverso il potenziamento delle funzioni di indirizzo e di controllo e il contestuale decentramento delle funzioni gestionali.
Come considerazione finale, il nuovo Parlamento non potrà sottovalutare che le imprese devono contare sulla stabilità dei Governi per pianificare i propri investimenti, senza rischi di inversioni di rotta nelle politiche di bilancio. Ma anche su un riordino delle competenze, delle funzioni e delle autonomie istituzionali, per ovviare all’incertezza che la conflittualità e la confusione di rapporti tra i vari livelli politico-amministrativi comportano; sull’unicità di mercato e su regole uniformi a tutela della concorrenza e della libertà di iniziativa economica; sul buon funzionamento delle strutture regionali, soprattutto dopo il decentramento di competenze, materie e funzioni da parte dello

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