TERZIARIO DETERMINANTE NEL CALO DELLA DISOCCUPAZIONE
Nr. 08 del 27/04/2001
Gli ultimi dati dell’Istat sui contratti a termine: i maggiori incrementi registrati nei servizi (3,7). Settore in salute.
L'impresa continua ad aver bisogno dei posti di lavoro a tempo indeterminato e una parte di questi nuovi posti è dovuta alle nuove forme di lavoro (part-time, contratti di formazione e lavoro interinale). E' stato il terziario a ricorrere maggiormente ai contratti a tempo, che dal 1998 al 2000 hanno fatto registrare un incre-mento del 22 per cento. Questi argomenti sono stati recentemente al centro del dibattito tra Governo, imprendi-tori, sindacati. Non si poteva sottrarre al dibattito la Conf-commercio che, per bocca del presi-den-te Billè, ha indicato la propria posizione: negoziato sui contratti a termine da riprendere al più presto; accordo che sia percorribile e che non pre-ve-da una doppia fase, na-zio-na-le e locale, altrimenti di-ven-ta ingestibile. L'intesa deve tener conto di chi utilizza i contratti a termine.
I dati diffusi dall'Istat giun--gono a proposito per sollecitare il Governo ad occupar-si al più presto del rinnovo dei contratti a termine. In effetti la Confcommercio ha sempre sostenuto che il ter-zia-rio occu-pa una posizione di primissi-mo piano nel fornire occupa-zio-ne e l'Istat dà ragione a quanti hanno scommesso e continuano a scommettere sulle opportunità fornite dalle imprese e sullo spirito impren-di-to-riale dei veneti. Fa pia-cere constatare che la disoc-cu-pa-zio-ne sia scesa sotto il 10 per cento in tutta Italia; nel Veneto siamo su livelli del 3,7 per cento; il tasso di disoccupazione è sceso negli ultimi tre anni dal 6 a circa il 4 per cento.
Gli incrementi occupazionali registrati dall'Istat nell'ultimo periodo sono del-l'1,1% nel commercio e del 3,7% nei servizi; la situazione, com'è evidente, richiede addetti soprattutto nei servizi, settore in forte crescita, a differenza delle piccole imprese della distribuzione tradizionale e dei generi alimentari dove si è verificata una costante contrazione.
Di particolare interesse appare l'analisi dei tassi di disoc-cu----pazione rilevati nel nostro ter-ri-torio dall'Istat: per i maschi il tasso scende al 2,5 (dal 2,8 dell'anno scorso), per le femmine al 7,6% (dal-l'8,5); per quel che riguarda i giovani tra i 15 e i 24 anni il tasso di disoccupazione maschile è del 7,6 e quello femminile del-l'11,6.
Sulle forme di contratti a tempo, la Confcommercio dà un giudizio positivo:"Ci sono imprese della distribuzione che per le aperture festive fanno sempre più ricorso ai lavoratori temporanei; ci sono imprenditori del turismo e dei servizi che in frequenti circostanze richiedono altro personale in aggiunta a quello a disposizione. Del resto le nuove iscrizioni di ditte individuali negli ultimi tempi hanno ripreso a compensare le cessazio-ni dovute sia a cause economiche che a fenomeni amministrativi. La propensione all'imprenditorialità degli italiani è un fenomeno ben noto.
La rilevanza nella regione del settore terziario è espressa da alcuni dati: prodotto lordo in miliardi: 90.000 , mentre l’agricoltura ne registra 6.000 e l’industria 60.000; formazione del reddito 52 % (l’agricoltura è ferma intorno al 3,5 % e l’industria resta a qulota 35 %,); imprese del terziario 197.000 di cui 103.000 nel commercio, 73.000 nei servizi e 21.000 nel turismo.
Il terziario, al netto della Pubblica Amministrazione, pesa sulla formazione del PIL nel Nordest per oltre il 52 % del totale ( il solo commercio contando per un terzo) superando nettamente l'industria e l'artigianato di produzione.
L'assoluto rilievo che la terziarizzazione conta in Veneto fa dipendere da essa l'evoluzione stessa del futuro dell'area. E' questo un punto sul quale debbono neces-sa-ria-men-te meditare quanti stanno partecipando alla competizione elettorale nel Veneto e si accin-gono
Torna alla pagina precedente