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Confcommercio Veneto Notizie

QUELLE VENDITE TROPPO STRAORDINARIE

Nr. 11 del 12/06/2001

Il settore abbigliamento sollecita la regione a limitare le promozioni e a rivedere i periodi dei saldi
Sono necessarie regole precise per mettere fine alle “svendite selvagge” in ogni periodo dell’anno

Gli operatori veneti del tessile-abbigliamento aderenti alla Confcommercio chiedono con forza una revisione della legge regionale sulle vendite straordinarie attualmente in vigore. In una riunione dei rappresentanti del comparto, tenutasi il 28 maggio scorso, è infatti emersa la necessità di mettere mano alle date in cui sono permessi i saldi di fine stagione e soprattutto di regolamentare rigidamente le vendite promozionali. Oggi, i saldi di fine stagione sono consentiti due volte l’anno e per circa 30 giorni (dal 15 gennaio al 15 febbraio e dal 20 luglio al 25 agosto di ogni anno). Capita però, approfittando dell’attuale vuoto normativo che riguarda le vendite promozionali, praticamente liberalizzate, che alcuni anticipino o prolunghino a piacimento il periodo degli sconti, creando situazioni di disagio negli operatori del settore. Va detto che il legislatore regionale non si è “dimenticato” di regolare le vendite promozionali. E’ lo stesso decreto Bersani (il 114 del 98) che, in materia di vendite straordinarie, ha espressamente delegato alle Regioni la sola disciplina dei saldi di fine stagione e delle liquidazioni. Morale: il vuoto normativo che si è venuto a creare consente la pratica delle così dette “svendite selvagge” in tutto il periodo dell’anno. Proprio per evitare situazioni che alla lunga risultano distorsive del corretto funzionamento del libero mercato, altre Regioni hanno però deciso, di propria iniziativa, di regolamentare tutto lo spettro delle vendite straordinarie, dunque anche quelle promozionali. E’ il caso, tanto per citare due realtà vicine a noi, della Lombardia - che ha vietato questo tipo di sconti 30 giorni prima dei saldi di stagione - e del Friuli Venezia Giulia, che consente le vendite promozionali due volte l’anno e comunque non nei 40 giorni precedenti o successivi i saldi di stagione.
Quale dunque la proposta avanzata dai rappresentanti del settore tessile abbigliamento di tutto il Veneto? Semplice: vietiamo le vendite promozionali 40 giorni prima dei saldi e allarghiamo le finestre per le vendite di fine stagione. Le date proposte per gli acquisti scontati vanno dal 7 gennaio al 7 marzo per i saldi invernali e dal 7 luglio al 7 settembre per i saldi estivi. Questi periodi consentirebbero una gestione più flessibile del magazzino, garantendo ai negozianti maggiori possibilità di smaltire la merce e di liberare quindi lo spazio per le nuove collezioni. E’ chiaro oramai che sono rimasti ben pochi i negozianti che ancora credono nell’utilità dei saldi per far quadrare i loro bilanci. Si tratta piuttosto di un’occasione per evitare inutili giacenze, soprattutto di merce destinata a deprezzarsi velocemente se non venduta in stagione.
L’Unione regionale veneta del commercio aveva già fatto pervenire alla Regione, nei mesi scorsi, le proprie osservazioni sui correttivi da apportare alla legge. Ora i rappresentanti del settore tessile-abbigliamento hanno voluto sottolineare queste indicazioni, avanzando una proposta concreta di modifica del provvedimento regionale.
La parola adesso passa a Palazzo Balbi, chiamato ad ascoltare le richieste che vengono da un settore, quello del commercio, già interessato da elementi che turbano le normali regole di mercato. E’ il caso per esempio delle vendite sottocosto praticate dalla grande distribuzione. Il provvedimento che regola questo tipo di “super sconti” è stato varato il 23 febbraio scorso suscitando non poche critiche da parte della Confcommercio. Troppe infatti le deroghe concesse, che rischiano di rendere inapplicabile qualsiasi tentativo di regolamentazione delle vendite sottocosto. Una ragione in più, quindi, per mettere dei paletti chiari e certi in un ambito, quello delle vendite straordinarie e in particolare delle vendite promozionali, che rischia di rivelarsi un terreno minato per gli operatori che intendono applicare delle sane politiche di prezzo e di mercato.

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