RICERCA PRODOTTI : {{query}}

{{errore}}
Confcommercio Veneto Notizie

STUDI DI SETTORE, È TEMPO DI CORRETTIVI

Nr. 11 del 12/06/2001

Andrea Gallo: “In provincia abbiamo ottenuto una riduzione dei redditi presunti stabiliti per i negozi di alimentari. Ora tocca all’abbigliamento.
Secondo alcune ricerche dell'associazione di categoria, i due settori sono "schiacciati" dal peso della grande distribuzione e dalla presenza di numerosi spacci aziendali


Al loro debutto erano stati presentati come un nuovo strumento di accertamento fiscale, costruito per la prima volta con una metodologia conosciuta ed accettata dalle associazioni di categoria. E in effetti, a sentire gli addetti ai lavori, sembra che tali "indicatori" siano più validi dei vecchi sistemi di controllo. Ora però si tratta di fare un passo avanti, di mettere mano ai parametri che regolano questi autentici "termometri" fiscali delle aziende, adattandoli a situazioni settoriali e territoriali in costante evoluzione. In questo senso, un ruolo di primo piano lo sta svolgendo la Confcommercio di Vicenza. L'associazione di categoria ha messo a punto una serie di indagini "ad hoc" che hanno evidenziato i punti critici di alcuni studi di settore, facendo "correre ai ripari" l'amministrazione finanziaria. "In effetti le nostre osservazioni hanno già ottenuto un risultato tanto immediato quanto importante - spiega il direttore dell'Ascom di Vicenza Andrea Gallo - Il Consiglio degli esperti, nominato dal Ministero delle Finanze, ha infatti concesso un abbattimento dei parametri previsti dagli studi di settore per il comparto berico della piccola distribuzione alimentare, penalizzato dall'alta concentrazione di grande distribuzione esistente nel Vicentino. E ciò grazie alla nostra proposta presentata nei mesi scorsi all'Osservatorio provinciale sugli studi di settore, che ha consentito a questa struttura periferica (ne fanno parte esponenti delle associazioni di categoria, degli ordini professionali, nonché funzionari degli uffici delle entrate provinciali e regionali) di elaborare una richiesta precisa e documentata, prontamente accolta a livello centrale". Risultato? Oggi, in caso di accertamento fiscale, le Agenzie delle entrate della provincia di Vicenza possono tenere conto del correttivo che permette l'abbattimento dei ricavi attribuibili alla piccola distribuzione alimentare locale.
Sull'onda di questo riconoscimento, la Confcommercio di Vicenza si è allora da subito attivata anche per fare emergere altre palesi "non congruità" (così vengono chiamate in gergo tecnico) che potrebbero portare in futuro ad una revisione degli studi di settore nel commercio al dettaglio di tessile-abbigliamento (sempre a livello provinciale) e nel ramo degli agenti e rappresentanti di commercio.
Ma cosa sono e come funzionano gli studi di settore? Semplificando, questi strumenti sono delle griglie utilizzate dall'amministrazione finanziaria per consentire un corretto accertamento dei proventi delle imprese. Vengono infatti fissati dei parametri di redditività che le società operanti in un determinato settore e territorio dovrebbero rispettare. Nel caso l'azienda registri delle "performance" inferiori a quelle indicate nello studio di settore, scatta l'accertamento tributario. "Lo scopo degli studi di settore è quello di perequare il prelievo fiscale - spiega Gallo - tendendo ad eliminare comportamenti anomali, che possono anche dare origine a fenomeni di concorrenza sleale. Questo meccanismo va però applicato con oculatezza, stando ben attenti alle situazioni particolari". Proprio per prevenire eventuali difformità, sono stati istituiti gli Osservatori provinciali, il cui compito è quello di individuare le situazioni in cui gli studi di settore risultano difformi dalla realtà economica di un determinato territorio o di una determinata categoria.
Ed è questo, direttore Gallo, quello che è successo con gli alimentaristi?
"Si. Grazie ad una nostra ricerca è emerso che nel 71,89% dei casi i dettaglianti alimentari della provincia di Vicenza registravano risultati inferiori a quelli indicati dagli studi. Si tratta di una situazione di non congruità macroscopica, se pensiamo che la media nazionale raggiunge il 51,76%".
Da cosa deriva questa discordanza?
"Dalla situazione particolare in cui si trova il Vicentino. Nella nostra regione, siamo secondi solo a Verona per grandi magazzini. Le strutture destinate alla tipologia di ipermercato pongono poi la provincia al primo posto tra quelle venete. La grande distribuzione, in sostanza, incalza il piccolo dettagliante, il quale deve rispondere con una politica di fidelizzazione della clientela che riduce i risultati economici. Non è un caso allora se i piccoli negozi chiudono, mentre molti esercizi restano aperti solo per consentire al titolare di raggiungere i requisiti previdenziali necessari per andare in pensione".
Insomma nel Vicentino si è creata una situazione tutta particolare?
"Certo. Lo abbiamo segnalato all'Osservatorio, abbiamo portato dati ed esempi concreti e il risultato è stato che ora le Agenzie delle entrate della provincia di Vicenza tengono conto dell'abbattimento dei ricavi conseguente al correttivo introdotto negli studi di settore".
Ottenuto questo successo ora state già guardando ad altri comparti?
"Alla distribuzione di tessile abbigliamento. Anche qui la nostra provincia vive una situazione particolare, che porta il 61,72% delle aziende del settore a discostarsi dai parametri dello studio, contro una media nazionale del 57.95%. D'altronde non c'è da meravigliarsi, visto che queste imprese operano in un territorio difficile: devono infatti subire la concorrenza della GDO, ma anche e soprattutto dei tanti spacci aziendali, una tipologia di vendita anomala e mai inventariata come "rete distributiva" a tutti gli effetti".
Anche in questo caso siete pronti a presentare un progetto di revisione dei parametri degli studi di settore?
"Nei giorni scorsi abbiamo presentato all'Osservatorio provinciale alcune osservazioni di massima, ed ora stiamo procedendo ad una ricerca approfondita, mirata a censire i dati relativi all'incidenza dei vari soggetti distributivi del tessile abbigliamento nel territorio vicentino. Lo scopo è quello di elaborare una proposta documentata e completa, in grado di ottenere anche per il dettaglio del tessile abbigliamento un abbattimento dei ricavi presunti, creando così un effettivo beneficio per gli operatori vicentini".
C'è qualche altro studio di settore nel vostro "mirino"?
"Abbiamo segnalato alla Confcommercio nazionale la necessità di attivare l'associazione per una revisione degli studi di settore relativi ad agenti e rappresentanti di commercio. I nostri esperti hanno infatti riscontrato che i professionisti inclusi nella fascia di reddito che va dai 30 ai 60 milioni sono particolarmente penalizzati dagli studi di settore. Anche in questo caso sarebbe opportuno inserire degli abbattimenti, per non penalizzare soggetti che non sviluppano grandi redditi".
Dunque tra associazioni di categoria e amministrazione finanziaria i tempi sembrano cambiati. Si respira aria di collaborazione.
"Per fortuna è finita l'epoca della conflittualità tra cittadini operatori e uffici finanziari e si è creato un clima di distensione e collaborazione che potrà dare frutti positivi. Siamo insomma sulla buona strada, anche se restano ancora da eliminare non pochi anacronismi e storture che interessano un ambito particolarmente delicato come l'accertamento del reddito".


Torna alla pagina precedente

Condividi su Facebook Condividi su LinkedIn Stampa pagina