COMMERCIO TRA ALTI E BASSI: I “PICCOLI” SEMPRE MORTIFICATI
Nr. 12 del 26/06/2001
Il commercio tradizionale continua ad evidenziare una domanda piatta, addirittura cedente. Il valore a prezzi correnti delle vendite del commercio fisso al dettaglio nel primo trimestre di quest'anno, secondo gli ultimi rilevamenti ISTAT diffusi da poco, è aumentato in modo assai contenuto, tanto che, considerando il dato dell'inflazione, diviene negativo.
Nel primo trimestre 2001 il Nordest ha fatto segnare un aumento del valore delle vendite totali, rispetto allo stesso periodo del 2000, pari al 2,3 per cento. Esso è stato più elevato nella grande di-stribuzione (più 6,9 per cento) che nelle imprese operanti su piccole superfici (più 1,3 per cento); inoltre, la crescita del valore delle vendite di prodotti alimentari (più 2,1 per cento) è stata sostanzialmente analoga a quella dei prodotti non alimentari (più 2,3 per cento). Tra i settori maggiormente in difficoltà l'ISTAT segnala quelli dei mobili, articoli tessili e arredamento (crescita dell' 1,2 per cento), radio, tv, registratori, informatica (1,7), gioiellerie e orologerie (1,8). Un po' meglio vanno abbigliamento e pellicceria (2,3), elettrodomestici (2,4), calzature e articoli in cuoio (3,0).
La Confcommercio ha così sottolineato la situazione: "Si ha la conferma delle gravi e reali difficoltà in cui versano i nostri dettaglianti, schiacciati dalla concorrenza della grande distribuzione organizzata e soffocati dai costi pesanti da sostenere (dipendenti, imposte, obblighi e lacci burocratici). Nonostante tutto, però, i commercianti guardano al futuro con qualche speranza in più, perché attendono dal nuovo Governo concrete iniziative a favore del settore, o almeno sgravi fiscali consistenti, com'era stato loro promesso durante la campagna elettorale".
Tutti sono concordi nel non abbassare la guardia e non mostrarsi rassegnati di fronte all'evoluzione del commercio. I consumatori sembrano orientare parte delle loro scelte verso i punti vendita tradizionali, specialmente se sono specializzati.
Ci sono imprenditori che si aggiornano professionalmente, che impegnano le loro forze e i loro denari per essere innovatori in un territorio che da sempre ha premiato le novità. Questo ha consentito alle nostre città di mantenere quel ruolo di vetrina che hanno sempre avuto, col risultato di attrarre migliaia di visitatori per iniziative fieristiche, culturali e religiose. Le rilevazioni periodiche delle Ascom venete indicano che nel settore alimentare gli acquisti sono stati abbastanza soddisfacenti, specialmente se legati alla vendita di prodotti tipici e stagionali. La situazione ha rilanciato il ruolo dei piccoli esercizi, rosticcerie, gastronomie, macellerie.
Nel settore dell'abbigliamento i consumatori hanno diretto le loro preferenze verso capi di non grande importanza, come è avvenuto per calzature e pelletteria. Per i capi e gli attrezzi sportivi vi è una buona richiesta, soprattutto perché è arrivato il caldo: vendite ok di tute da ginnastica e per il tempo libero, felpe, magliette, scarpe da jogging, attrezzi ginnici da adoperare a casa. E' calata invece un po’ l'attenzione dei consumatori verso i settori tecnologici (telefonini, pc, hi-fi, antenne paraboliche). Secondo gli ultimi dati ISTAT rilasciati a metà giugno, la spesa media di una famiglia con un figlio è così composta: 32,5 per cento per l’abitazione, 18,3 alimentari, 7,0 vestiario, 19,1 trasporti, 6,7 tempo libero, 16,4 altro.
Per quel che riguarda l’area geografica, è il Nord a spendere di più (per la precisione 4 milioni e 466.000 lire mensili di media per famiglia contro i quattro milioni e 43.000 lire dell’Italia).
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