RINCORSA DISSENNATA ALLA DOMENICA APERTA
Nr. 17 del 01/10/2001
Le Ascom ribadiscono il no a deroghe ingiustificate alle chiusure festive
Molti comuni chiedono il riconoscimento di città d’arte o ad economia turistica, anche se i turisti sono ancora pochi
«L’eccezionalità dell’apertura festiva dei negozi può ritenersi giustificata solo ed esclusivamente qualora sussista l’effettiva necessità di dover far fronte, nei giorni festivi, alle esigenze di acquisto dei turisti. Nei comuni mino- ri, come Schio e Valdagno in provincia di Vicenza e Cittadella in provincia di Padova, l’offerta commerciale risulta al momento ancora troppo «fragile» per garantire un organico e corretto sviluppo turistico. Per questa ragione la richiesta proveniente dalle amministrazioni locali di quei centri e mirata a ottenere il riconoscimento di comune turistico e di città d’arte appare del tutto inopportuna e motivata probabilmente da interessi di altro genere. I dan- ni al comparto del com- mer- cio provocati da tale riconoscimento sarebbero infat- ti senza dubbio maggiori rispetto ai decantati vantaggi».
Le Confcommercio del Veneto ribadiscono così il loro parere contrario all’individuazione, nell’ambito regionale, di nuove città considerate di valore artistico o turistico. Dopo la discussa approvazione di Schio quale comune ad economia turistica, avvenuta qualche settimana fa su decisione dell’amministrazione provinciale vicentina, ora anche Valdagno tenta di farsi avanti, proponendo la propria candidatura e presentando una lista di ragioni che giustificherebbero tale scelta.
«Peccato che, pur di raggiungere l’obiettivo, siano stati inseriti nelle richieste alcune affermazioni che non rispecchiano assolutamente la verità - commentano negli uffici dell’Ascom vicentina -. Come si può, ad esempio, classificare tra le strutture ricettive extralberghiere la Residenza Moltalbieri, che è una residenza sanitaria assistita occupata da anziani non autosufficienti? Oppure inserire le colonie estive al solo scopo di far aumentare il numero di posti letto presenti, così da raggiungere la fatidica quota 200, ovvero il requisito indicato come indispensabile dalla legge regionale per rientrare tra le città d’arte? Di fronte a richieste di questo genere il parere della Confcommercio non può che essere contrario».
Ma l’opposizione delle Ascom venete a un aumento sconsiderato del numero di comuni ad economia turistica, con conseguente deroga all’apertura domenicale dei negozi, non si basa solo su ragioni di opportunità e sull’effettivo rispetto dello spirito della legge. Secondo le Associazioni del Commercio, del turismo e dei servizi di Vicenza e Padova, infatti, una rincorsa dissennata tra le diverse località del Veneto avrebbe l’esclusivo risultato di favorire egoistici privilegi di talune aziende operanti all’interno dei confini comunali, creando forme di concorrenza sleale nei confronti delle imprese situate in aree non riconosciute tra quelle privilegiate.
Senza dimenticare poi il notevole disagio che le aperture domenicali dei negozi comporterebbe per tutti i lavoratori dipendenti e per i titolari delle imprese individuali che, giustamente, riservano la domenica come giornata di riposo e di aggregazione familiare. «Già nel mese di dicembre e per altre otto festività durante l’anno sono previste deroghe all’obbligo di chiusura, mentre alcune attività commerciali, strettamente collegate ai servizi turistici, non sono soggette al tale obbligo: si tratta delle pasticcerie, degli esercizi specializzati nella vendita di bevande, libri, dischi, musicassette, oggetti di antiquariato e articoli da ricordo» spiegano le Ascom del Veneto, che ricordano anche come il referendum svoltosi nel 1995 in tema di aperture domenicali abbia visto emergere chiaramente la volontà dei cittadini di mantenere la situazione attuale, ovvero con i negozi chiusi la domenica. Lo stesso dato emerse in seguito a uno studio realizzato lo scorso anno da Findomestic in collaborazione con il Censis: oltre l’ottanta per cento dei consumatori del Veneto, si poteva leggere nel sondaggio, non è interessato a effettuare i propri acquisti nei giorni domenicali.
Quanto alla situazione della città di Padova, il capoluogo, pur avendo ottenuto il riconoscimento di città d’arte, ha rinunciato alla possibilità di deroga agli orari degli esercizi commerciali. «La ragione sta nel fatto che i commercianti padovani erano contrari alle aperture domenicali e l’unica zona dove davvero le esigenze dei turisti si fanno sentire ha già i negozi aperti ogni giorno - spiegano all’Ascom padovana - . Si tratta di tutte le vie che ruotano attorno alla Basilica di S. Antonio e a Prato della Valle. Ma il centro storico della città non ha sentito tale necessità. Quanto a Cittadella, l’unico comune della nostra provincia che aveva avanzato la richiesta di inserimento nella lista della città d’arte, in seguito al parere negativo dell’amministrazione provinciale è stato presentato ricorso al TAR, ma ancora non se ne conosce la decisione. La nostra speranza è che il Tribunale tenga conto anche delle considerazioni di chi subirebbe le maggiori conseguenze negative da una decisione favorevole a Cittadella, ovvero i commercianti».
Le aperture domenicali, quindi, secondo le Ascom venete, non sono certo sinonimo di un commercio moderno e efficiente. La strada da percorrere per migliorare davvero il servizio offerto alla clientela segue il percorso dell’oculata formazione del personale e la creazione di un’offerta in grado di soddisfare le diverse esigenze dei consumatori.
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