INDAGINE CIRM-CONFCOMMERCIO
Nr. 18 del 22/10/2001
Mancano 70 giorni all’introduzione ufficiale dell’Euro, ma per buona parte degli italiani, il 54%, la nuova moneta unica rimane ancora una sconosciuta. La situazione migliora tra gli operatori commerciali dove almeno il 25% denuncia ancora la propria ignoranza sull’argomento euro.
Questi dati emergono dall’indagine che Cirm ha condotto, per conto di Confcommercio, a metà del mese di settembre.
L’euro resta un’incognita. Il sondaggio ha chiesto ai commercianti se l’euro produrrà qualche vantaggio economico o se tutto è destinato a rimanere come prima? Del fatto che l’introduzione lasciare tutto inalterato è convinto il 62% degli intervistati, il 17% teme invece un brusco peggioramento, i cauti ottimisti non sono più del 13%.
Elevata, altresì, la percentuale, 60%, di quanti, tra i commercianti, ritengono che l’euro non farà aumentare i consumi, il 24% teme che vi potrà essere una contrazione, un 11% è fiducioso che la spesa degli italiani possa crescere.
Dalla parte del consumatore. Incertezza e preoccupazione si respira tra i consumatori. Se il 31% da per scontato, a se-guito dell’introduzione dell’euro, un aumento dei prezzi, il 26% ritiene che la novità po-rterà dei vantaggi per chi compra o è utilizzatore di servizi, infine il 16% teme la cir-colazione di monete false e il 10% teme di spendere di più so-prattutto viaggiando in Europa.
Tornando ai commercianti, ben il 48% prevede una fase di incertezza e disorientamento tra i clienti, il 17% è preoccupato che si verifichi dall’altra parte del bancone una vera e propria psicosi sull’aumento dei prezzi, il 15% ha paura che, trovandosi di fronte banconote nuove, i consumatori spendano con maggiore prudenza.
L’allarme tariffe. Commercianti e consumatori si trovano d’accordo sul problema tariffe. Il 50% teme che l’introduzione dell’euro possa spingere le amministrazioni pubbliche a far lievitare le tariffe, una preoccupazione che appare oggi più che fondata viste le prese di posizione già assunte da molte amministrazioni locali che vorrebbero fare leva sugli arrotondamenti per aumentare le tariffe sia nel settore trasporti che in quello dei servizi.
Quanto vale un euro. Un euro vale 1936,27 lire, ma solo il 52% dei consumatori conosce il giusto cambio, più precisi i commercianti, il 62% non ha sbagliato nemmeno sui decimali. Considerevolmente più bassa, 29%, la percentuale degli esercenti che sa come si fanno gli arrotondamenti.
Appena il 52% dei consumatori e il 64% dei commercianti sa che il periodo di transizione, con la «convivenza» di lire ed euro, durerà solo due mesi. Solo il 37% degli intervistati è informato sul fatto che non hanno più valore gli assegni in lire con data successiva al 31 dicembre 2001.
Aspetto la Tremonti-bis. Per quanto riguarda l’adeguamento delle attrezzature e del- le strutture della distribuzione, il 44% ha già provveduto ad aggiornare il software del registratore di cassa, il 19% ha sostituito tutto, mentre c’è ancora un 37% che è ancora in fase di attesa. I più, 43%, per cambiare le attrezzature vorrebbe avvalersi delle agevolazioni previste dalla legge Tre-monti-bis che però non è ancora stata varata dal Parlamento. L’indagine Cirm è stata effettuata pochi giorni dopo gli attentati negli Usa e indubbiamente in alcune risposte si avverte l’influenza della paura. Consumatori, 47, e commercianti, 45%, ritengono che la ripresa ci sarà ma solo nel 2003. Il 68% dei consumatori ritiene indispensabili provvedimenti che consentano di affrontare prima di tutto il problema dell’occupazione giovanile, il 17% ritiene, invece, che per prima cosa sia necessaria ridurre l’irpef, il 6% chiede il blocco delle tariffe.
I consumatori affrontano il problema in una diversa ottica e fissano una diversa scala di priorità che vede al primo posto 53% una nuova politica fiscale con l’abbattimento dell’irap e la revisione delle aliquote irpef, al secondo, il 25%, provvedimenti che diano maggiore flessibilità al mercato del lavoro, al terzo, l’8%, la riforma del welfare.
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