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Confcommercio Veneto Notizie

CARBURANTI: E’ LEGGE IL PIANO DI RIASSETTO E AMMODERNAMENTO DELLA RETE

Nr. 21 del 20/11/2001

Il ministro delle Attività Produttive Antonio Marzano ha firmato il decreto che dà il via libera all’attesa riforma del settore
Soddisfatti i rappresentanti dei gestori. Per Figisc-Confcommercio si tratta di “un atto positivo e coerente”

«Un atto positivo e coerente che conferma la volontà del Governo di andare avanti». Così Ottorino Millo, presidente di Figisc, commenta il via libera governativo al piano di riassetto e ammodernamento della rete di distribuzione dei carburanti.
Il ministro delle Attività Produttive Antonio Marzano ha firmato il decreto che contiene le linee guida per la riforma del settore. Si tratta di una vera e propria svolta per il comparto, che potrà così veder migliorata l’efficienza e la qualità del servizio. Oltretutto a beneficiarne saranno anche i consumatori, visto che si prevede un taglio di 10-20 lire al litro del prezzo della benzina.
Obiettivo del decreto di riassetto e riammodernamento della rete distributiva del carburante è migliorare l’efficienza complessiva del sistema distributivo e favorire il contenimento dei prezzi e l’incremento, anche qualitativo, dei servizi all’utenza. Le linee guida che ridisegnano il sistema poggiano su due tipi di azioni: banche dati regionali per migliorare la conoscenza del sistema di distribuzione e razionalizzazione dell’offerta attraverso la riduzione del numero di impianti e, di conseguenza, l’aumento dell’erogato medio.
L’Unione Petrolifera, infatti, ha inoltre reso noto che, entro il 2001, verrà costituito un fondo di 300 miliardi di lire per incentivare la bonifica dei circa tremila impianti da chiudere, in virtù della ristrutturazione della rete. Prioritario sarà favorire la chiusura degli impianti incompatibili, non adeguabili con il loro eventuale riposizionamento o delocalizzazione. Tali strutture sono quelle che si trovano nei centri abitati, in zone pedonali e/o a traffico limitato o quelli privi di sede propria, per i quali il rifornimento avviene sulla sede stradale. Limitazioni sono previste anche fuori dai centri abitati per i distributori collocati in punti critici, come le biforcazioni delle strade, le curve, gli incroci o in altre collocazioni che possano ostacolare la circolazione.
Il compito di stabilire le priorità è affidato alle Regioni, che potranno, in accordo con operatori e gestori, attribuire diversa priorità. Delle verifiche si faranno carico i Comuni, che dichiareranno la decadenza dell’autorizzazione per gli impianti che ricadono in queste categorie. Per facilitare le chiusure è prevista la possibilità di accordi di programma con operatori, Comuni, Province e Regioni. A queste ultime è anche affidato il compito di programmare i bacini di utenza.
Per quanto riguarda lo spazio fra gli impianti il provvedimento non ha fissato a livello nazionale alcuna distanza minima obbligatoria, ma ha stabilito che la previsione nella programmazione regionale di distanze, sia pure minime, sia obbligatoria.
Fra i criteri decisi per l’installazione dei nuovi impianti c’è l’individuazione di una tipologia di servizio minima, che tenga conto dell’esigenza di garantire il servizio all’utenza nelle zone territorialmente svantaggiate, in relazione al bacino di utenza e ai flussi di traffico. In ogni caso, la tipologia di riferimento potrà promuovere la vendita di tutti i tipi di carburante, oltre a utilizzare attività commerciali integrative e il servizio self-service post pagamento. Infine, l’installazione di nuovi impianti su aree pubbliche individuate dai Comuni dovrà avvenire attraverso gare.
L’ammodernamento della rete è affidato alla programmazione delle Regioni, che potranno scegliere gli strumenti che riterranno più adatti in relazione alle specificità del territorio e a come nei singoli territori si è sviluppata la rete distributiva. Le Regioni potranno, inoltre, accelerare il processo di ammodernamento con incentivi di carattere amministrativo, economico e finanziario, a favore di tutti gli operatori del settore. Le Regioni avranno sei mesi di tempo per adottare il piano e lo stesso lasco di tempo è previsto per i Comuni, a partire dalla data in cui si adegueranno le Regioni.

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