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Confcommercio Veneto Notizie

LE NUOVE FRONTIERE DEGLI ALIMENTI BIOLOGICI

Nr. 22 del 04/12/2001

Un incontro Ascom ha illustrato le regole di un settore che riscuote sempre più interesse
“Biologico” non significa necessariamente “migliore”, ma è chiaro che i metodi utilizzati sono più apprezzati dal consumatore

Il biologico piace al consumatore e interessa ai commercianti. Per questo motivo, il 28 novembre scorso, nella sala convegni dell’Ascom di Vicenza, si è tenuto un incontro finalizzato ad illustrare agli operatori del settore alimentare limiti, opportunità e regolamentazione dei prodotti «marchiati bio».
Andrea Geronazzo, responsabile per il Veneto dei controlli e delle certificazioni biologiche per l’Aiab (Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica) ha subito messo in chiaro un concetto importante: «Biologico non significa migliore - ha detto - la direttiva europea che regolamenta l’agricoltura biologica non mira a qualificare i prodotti bio come migliori né dal punto di vista qualitativo né nutrizionale. In questo senso non vi è alcun elemento che permetta di affermare che un prodotto proveniente da agricoltura biologica è migliore di un altro prodotto coltivato in modo differente, anche se è chiaro che i metodi utilizzati nel biologico possono essere valutati positivamente dal consumatore».
Va detto che anche se la nascita dell’agricoltura biologica risale a circa 25 anni fa, è solo da un decennio che, grazie all’introduzione della direttiva europea 20092/91, si può parlare di un biologico regolamentato. Le aziende che intendono marchiare il loro prodotto come proveniente da agricoltura biologica devono sottoporsi ad un rigido codice di autoregolamentazione che va controllato da un ente terzo certificatore. «Le ispezioni degli enti preposti, che devono essere essi stessi riconosciuti a livello ministeriale- ha spiegato Geronazzo - mirano a controllare che metodi, prodotti e ingredienti siano effettivamente biologici. Ciò attraverso un approfondito controllo della documentazione interna all’azienda che intende ricevere la certificazione, compresa la documentazione fiscale. Un ulteriore elemento fondamentale è poi il prelievo di prodotti per analisi residuali mirate a rilevare il rispetto delle metodologie di agricoltura biologica, oltre ovviamente che a rilevare le caratteristiche qualitative e sanitarie del prodotto commercializzato». Chi può avvalersi della certificazione biologica? Su questo aspetto Andrea Geronazzo ha immediatamente sgombrato il capo da eventuali equivoci: «un prodotto – ha affermato – non può dirsi biologico ma proveniente da agricoltura biologica. E’ una distinzione sottile ma serve per evitare confusione tra i consumatori: ad ottenere la certificazione, dunque, possono essere solo aziende agricole o chi prepara un prodotto».
Il commerciante tradizionale, quindi, chi cioè vende i prodotti in imballaggi chiusi, non può attivare alcuna procedura di certificazione bio.

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