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Confcommercio Veneto Notizie

SOMMERSO: SERVE UNA AUTENTICA RIFORMA DEL LAVORO

Nr. 23 del 18/12/2001

Il lavoro nero è un danno anche per le tante imprese che operano nella trasparenza e nella legalità
Il fenomeno non riguarda solo immigrati clandestinI: in Italia raggiunge cifre doppie rispetto al resto dell’Europa

E’ un fenomeno che interessa tutti i comparti economici, non solo il settore del commercio, del turismo e dei servizi: il lavoro non regolarizzato, così come emerso in seguito alle 1.417 visite ispettive effettuate dall’Inps nella provincia di Vicenza, nel periodo compreso tra gennaio e ottobre di quest’anno, conta centoventidue aziende sconosciute e 1.740 lavoratori non registrati. E non si tratta solo di immigrati clandestini.
Eppure la realtà vicentina non è certo una delle peggiori, anzi lascia ben sperare chi si occupa da vicino della questione, visto che la media sulla quale si assesta il fenomeno del lavoro sommerso è al di sotto dei dati raccolti a livello nazionale. Il peso dell’economia irregolare, in Italia, infatti, è valutato il doppio rispetto alla media degli altri Paesi dell’Unione Europea. Il Censis stima una quota pari al 23 per cento del volume complessivo di lavoro impiegato nell’economia italiana, un dato che incide in maniera rilevante nel bilancio del Paese.
Sulla spinosa questione la Confcommercio vicentina ha organizzato un convegno che ha visto protagonisti, oltre al presidente dell’associazione, Sergio Rebecca, il funzionario del Dipartimento delle entrate al Ministero dell’Economia e delle Finanze, Carla Coppola, il direttore centrale della Vigilanza sulle entrate e sull’economia sommersa all’Inps, Stefano Pantalei, il componente del Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Inps, Alessandro Vecchietti. Numerosi sono stati anche gli interventi da parte di dirigenti e rappresentanti delle organizzazioni sindacali, degli ordini professionali, e delle associazioni di categoria.
«Quella sommersa è una parte significativa dell’economia del Paese: importante per lo sviluppo, ma preoccupante per le implicazioni di ordine sociale e politico che determina - ha dichiarato il presidente Sergio Rebecca aprendo l’incontro - . Tale meccanismo altera le ragioni di scambio e le condizioni di mercato, danneggiando tutti coloro che operano in situazioni di trasparenza e di legalità. Il fenomeno dell’economia sommersa ha fra le sue diverse cause anche una normativa del lavoro in taluni casi eccessivamente rigida e vincolante soprattutto per le piccole imprese. Oggi il legislatore ha cercato di risolvere la situazione con uno strumento legislativo nuovo, una sorta di «terapia d’urto» che mira a far emergere tutte le forme di lavoro irregolare. Secondo la Confcommercio, però, tali disposizioni non saranno sufficienti a risolvere la questione in maniera definitiva, almeno fintanto che non verranno incentivate le misure in grado di favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. E’ necessario, inoltre, intervenire con una riforma degli ammortizzatori sociali e degli incentivi all’occupazione, oltre che eliminare tutti gli ostacoli normativi che complicano l’utilizzo, da parte delle imprese, delle tipologie contrattuali flessibili».
Il disegno di legge cui Rebecca ha fatto riferimento è il n.383 del 18 ottobre 2001, che prevede diversi interventi finalizzati a regolarizzare tutti quei rapporti di carattere lavorativo svolti anche solo in parte in violazione delle norme tributarie e contributive. In sostanza, gli imprenditori che hanno fatto ricorso a lavoro irregolare possono farlo emergere tramite una dichiarazione di emersione, da presentare entro il prossimo 28 febbraio 2002. Per incentivare questa pratica, il Governo ha previsto un meccanismo impositivo particolarmente agevolato.
«Ma è solo un’illusione credere che dopo il 28 febbraio il problema del lavoro irregolare non esisterà più - ha commentato il presidente della Confcommercio - . La vera questione da risolvere è l’inadeguatezza dell’attuale sistema sanzionatorio, che, mentre scoraggia la trasparenza dei comportamenti e la spontaneità della regolarizzazione di situazioni illegali, può indurre pericolose tentazioni in chi ha operato in termini di legalità. Al riguardo si potrebbe almeno permettere agli imprenditori di definire i crediti contratti prima del 30 settembre 2000 pagando direttamente le multe previste dalla legge più recente (la n.388 del 2000), evitando di far sorgere un credito contributivo da rimborsare con modalità gravose ed eccessivamente impegnative».
Al dibattito, che è seguito alle relazioni, hanno preso parte Marco De Salvo, direttore regionale dell’Inps per il Veneto; Antonio Cucinotta, dirigente dell’Agenzia delle entrate di Vicenza 2; Giorgio Xoc- ca- to, consigliere incaricato del- l’area lavoro e relazioni industriali dell’Associazione Industriali di Vicenza; Giuseppe Benetti, in rappresentanza delle organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil; Aldo Campesan, presidente dell’Ordine degli avvocati di Vicenza; Elvira D’Alessandro, presidente dell’Ordine dei consulenti del lavoro.
Tra gli argomenti che hanno suscitato particolare interesse la questione dell’immigrazione extracomunitaria. «Negli anni Novanta l’Italia ha subito flussi migratori che si sono determinati a prescindere dall’effettiva domanda di lavoro e che hanno alimentato il fenomeno del sommerso, contribuendo alla mancata modernizzazione dell’economia del Paese - ha detto Sergio Rebecca - . La provincia di Vicenza, particolarmente ricca e quindi polo di attrazione per chi è alla ricerca di un’occupazione, è stata toccata in maniera ancor più significativa da questa realtà. A maggior ragione qui ci rendiamo conto di quanto sia necessario pianificare in maniera più efficiente e tempestiva l’ingresso degli extracomunitari, programmandolo in accordo tra le parti sociali, le associazioni dei datori di lavoro e gli enti pubblici territoriali».
A conclusione del convegno, relatori e inter- venuti hanno concordato sull’indubbio passo a- vanti compiuto dal Governo nel varare un provvedimento atto a far emergere il lavoro nero. Ma, contemporaneamente, è stata sotto-lineata l’urgenza di un’autentica riforma del mercato del lavoro, che tenga conto delle effettive esigenze manifestate dalle aziende, soprattutto in termini di flessibilità in entrata. Una mossa decisiva, in questo senso, potrebbe essere l’adozione di tipologie contrattuali più moderne, già sperimentate in altri Paesi (come, ad esempio, il lavoro temporaneo). L’Ascom, in quest’ottica, ha già presen-tato una proposta al ministro del lavoro, Roberto Maroni, auspicando che, quanto prima, i dati provenienti dalle ispezioni effettuate sul territorio rivelino una situazione del lavoro som-merso meno preoccupante di quella attuale.

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