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Confcommercio Veneto Notizie

ABBIGLIAMENTO: LA RIVINCITA DEL NEGOZIO

Nr. 03 del 12/02/2002

L’analisi dei consumi nel 2001 elaborata da Federmoditalia-Confcommercio
Il dettaglio tradizionale chiude l’anno in positivo. Arretra invece la grande distribuzione: un fenomeno, questo, che presenta elementi di grossa novità


Abbigliamento: calano, sia pure di poco (-1 per cento in quantità), i consumi, ma, in compenso, il dettaglio tradizionale si prende una significativa rivincita sulla grande distribuzione organizzata. Il bilancio 2001 elaborato da Federmoditalia-Confcommercio mette in luce questi dati che vale la pena di analizzare. Il primo aspetto da sottolineare è che due anni fa i prodotti del settore tessile-abbigliamento avevano registrato un eccezionale +3,3, una performance che ha finito con il frenare gli acquisti nel 2001. Ma sul calo dei consumi ha poi indubbiamente pesato la tragedia americana dell’11 settembre. La spirale terroristica, il crollo delle Twin Towers, la guerra in Afghanistan hanno bloccato per molte settimane l’intero scacchiere economico mondiale e il black-out ha messo in ginocchio soprattutto i settori voluttuari, modificando fra l’altro lo stesso comportamento del consumatore. E di mezzo ci si è messo anche il caldo: le temperature-record di settembre e ottobre hanno ritardato notevolmente l’avvio della campagna autunnale.
Come detto, in questa fase di relativa flessione, quello che si è mostrato in controtendenza è stato il dettaglio tradizionale che ha iniziato l’anno alla grande mettendo all’attivo uno straordinario +8 per cento nel primo bimestre, il doppio delle vendite delle grandi superfici, mentre le catene hanno ceduto addirittura il 7 per cento.
Nei mesi successivi il trend generale è andato gradualmente rallentando ma senza modificare le tendenze dei singoli canali distributivi. Insomma, il dettaglio tradizionale ha tenuto fino in fondo mentre il sell-out della grande distribuzione ha visto un ulteriore aggravamento. Alla fine dell’anno il dettaglio ha infatti fatto registrare un incremento del 2 per cento, mentre catene e grandi superfici hanno registrato pesanti arretramenti, e cioè rispettivamente il –5 e il –1 per cento.
Insomma la grande distribuzione ha fatto segnare nel 2001 una vera crisi. Ed è un fenomeno che presenta elementi di grossa novità, anche se, secondo gli analisti, non si tratta che di quel ritorno all’antico da molti preconizzato, e cioè di quel ritorno ai negozi tradizionali di abbigliamento, che, oltre a dimostrare maggiore affidabilità, assicurano un ottimale rapporto fra prezzo e qualità. Non solo. Probabilmente il mercato dell’offerta si sta ormai divaricando in modo netto. Il dettaglio va sempre più ritagliandosi un suo spazio di specializzazione verso i prodotti di alta qualità e importanza, garantendo peraltro un servizio accurato a una clientela matura e mediamente di buone disponibilità finanziarie. La grande distribuzione, invece, va sempre più incanalandosi verso un ruolo «giovane», e cioè viene acquisendo una clientela più giovane, alla quale propone prodotti meno impegnativi di stile fashion, in particolare jeanseria, privilegiando il look disinvolto orientato verso il tempo libero. Come dire che si bada più al prezzo che al valore del prodotto.

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