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Confcommercio Veneto Notizie

CRIMINALITA’: UN ERRORE ABBASSARE LA GUARDIA

Nr. 06 del 26/03/2002

Il presidente Sergio Rebecca: “Anche noi ci uniamo all’allarme lanciato dal procuratore Fojadelli”
Gli assalti non sono certo finiti e i commercianti sono sempre in trincea: ne sanno qualcosa tabaccai, benzinai e bar

Lotta alla criminalità, sicurezza dei cittadini, tutela di chi lavora. Ascom sempre in prima linea in una battaglia civile che è di prioritaria importanza per la vita comunitaria. E’ un impegno contrassegnato in questi anni da iniziative a tutto campo: convegni, dichiarazioni, una forte azione di pressione in sede governativa e parlamentare, informazione, interventi diretti compresa l’attivazione di un numero verde da chiamare in caso di necessità. «La sicurezza - dice il presidente Sergio Rebecca - è un diritto di tutti. Se poi pensiamo come gli operatori del terziario fra i più esposti agli assalti e alle scorrerie della delinquenza, si può facilmente capire perché su questo terreno siamo costantemente in stato di allerta». E così anche questa volta, dinanzi all’allarme lanciato dal procuratore capo di Vicenza dott. Antonio Fojadelli, la Confcommercio è stata la prima a far sentire la propria voce ed il proprio sostegno. Fojadelli ha, infatti, esternato sulla stampa locale la sua preoccupazione in merito alla possibilità reale di una sorta di smobilitazione dei reparti speciali che da settembre sono stati chiamati a rinforzare gli organici delle forze dell’ordine per affrontare l’emergenza innescata dai raid banditeschi nelle ville e da una ininterrotta serie di rapine, furti e altri reati. Far partire da Vicenza questi agenti, secondo il procuratore, significherebbe mettere in crisi tutto un apparato di prevenzione, che da quando è stato messo in atto ha fornito risultati positivi. Una giusta preoccupazione, la sua, che è stata fatta subito propria dall’associazione di via Faccio, con una immediata presa di posizione dello stesso Rebecca, che ha evidenziato tutte le incognite e i rischi legati a eventuali decisioni non sufficientemente mediate. Da evitare assolutamente - questo il pensiero del presidente - qualsiasi salto nel buio. Ma ecco quali sono state le sue sottolineature.
«Il procuratore Fojadelli - ha osservato Rebecca - dice che allentare la prevenzione sarebbe un errore. Io dico anche di più: sarebbe un errore ingiustificato e imper- do- nabile. Fojadelli ha ragione. Anzi, dobbiamo tutti esser- gli grati per questo suo grido di allarme che non può non scuotere chi magari pensa che la delinquenza sia stata sconfitta. Questa cosa mi ricorda storie già viste. Togliere le sentinelle significa aprire le porte ad una malavita che è sempre in agguato. Vogliamo forse invitare criminali e banditi ad arrivare ancora più numerosi? Ci sentiamo davvero così sicuri?».
«Le preoccupazioni del dott. Fojadelli - continua - sono fondate. Guai a fermarsi, a mollare la presa. Guai a mandare via gli agenti in più che sono stati inviati nel vicentino a settembre. Se si è riusciti a porre un freno a questa selvaggia escalation di violenza che si era scatenata, il merito è proprio di questa più ampia presenza di reparti speciali di polizia e carabinieri. Del resto lo avevamo chiesto tante volte. Noi come Confcommercio negli anni scorsi abbiamo organizzato seminari, abbiamo tempestato di richieste e solleciti il Ministero dell’Interno. E i risultati si sono visti. Ma ora che nessuno pensi di averci accontentati con questa risposta a tempo. Far arrivare gli agenti prima di Natale e mandarli via magari a Pasqua non serve a nulla. Tutto ricomincerebbe come e più di prima. La delinquenza si combatte con una presenza costante delle forze dell’ordine, presidiando continuamente la città e la provincia, pattugliando senza soste le zone più a rischio del vicentino. E poi chi lo dice che dobbiamo restare tranquilli? Le incursioni ladresche sono riprese. Ne sanno qualcosa i nostri tabaccai, i benzinai, i negozi di abbigliamento e i gestori dei bar. Gli assalti non sono certo finiti e i commercianti sono sempre in trincea».
Rebecca non si è fermato qui. «Il territorio va difeso. Le famiglie, gli operatori, devono sentirsi protetti da questo scudo delle forze dell’ordine. E poi una volta appurato che questo è il metodo giusto perché tornare indietro, perché abbassare la soglia di attenzione? Che senso avrebbe? Il procuratore dice bene: il potenziamento dei mezzi repressivi è stato importante. La sicurezza si garantisce così. E i segnali che ci arrivano in questi giorni consigliano di alzare la guardia, non di abbassarla. L’emergenza continua e come associazione che tutela gli interessi dei commercianti, degli operatori del turismo e dei servizi ci siamo molto preoccupati. Non solo bisogna intensificare la vigilanza ma anche migliorare la tecnologia delle strutture di controllo».
E per confermare che la paura quotidiana non si è diradata, che i negozi restano il primo e più facile obiettivo delle scorrerie criminali, e che il mondo del terziario continua a correre pericolo, il presidente Rebecca ha proposto le conclusioni di un dossier elaborato sulla base di un’indagine effettuata a gennaio dall’Istituto di ricerca Cirm per conto della Confcommercio. Ebbene, secondo questo sondaggio, le categorie più a rischio di furti e rapine sono proprio tabaccherie, distributori di carburanti e gioiellerie. Ma c’è pure un’altra ricerca svolta nei mesi scorsi dalla stessa Confcommercio provinciale con numeri altrettanto significativi. Tra quanti hanno risposto al questionario, inviato a tutti gli associati della provincia, risulta che il 18 per cento dei reati segnalati configurano rapine: il 50 per cento ha dichiarato di averne subita una, il 21 per cento due e il 29 per cento addirittura più di due. Ampiamente preferita dai malviventi è la ditta rispetto all’abitazione. Molto più allarmanti i dati dei furti: l’82 per cento dei negozianti che hanno restituito il questionario dell’indagine ha subito almeno un furto negli ultimi tre anni e l’episodio criminoso è avvenuto prevalentemente in orario di chiusura».
«Il fatto che lo scorso anno ci sia stato un calo nel numero dei reati - ha concluso Rebecca - non significa aver debellato il fenomeno, ma aver agito nella direzione giusta. Cambiare qualcosa significherebbe rimettere in discussione tutto ciò che faticosamente siamo riusciti a conquistare. E noi questo non l’accetteremmo».
F.P.

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