OTTICI AL CONTRATTACCO: NO ALLE PENALIZZAZIONI
Nr. 08 del 23/04/2002
Preoccupa il parere espresso dal Consiglio superiore della sanità che potrebbe eliminare la qualifica dell’optometrista
Una scelta che, oltre a mortificare una categoria professionalmente qualificata e preparata, svantaggerebbe sensibilmente i cittadini, costretti a ricorrere a prescrizioni mediche in molti casi del tutto superflue
«Il ministro Sirchia non ci vede di buon occhio». Era questo uno dei tanti cartelli portati a Roma da una folta rappresentanza degli ottici optometristi italiani, con in testa il presidente di Federottica Fabio Zanacchi, che sono sfilati in segno di protesta dinanzi al Ministero della Salute. La «querelle» degli ottici di tutta la penisola è ormai esplosa nel modo più eclatante. La ragione è nota. Un parere espresso dal Consiglio superiore della sanità sul profilo dell’ottico optometrista non solo ne limiterebbe sensibilmente le prerogative professionali, che diverrebbero ancora più ridotte persino di quelle già vecchie stabilite da una legge del 1928, ma lo penalizzerebbe pesantemente anche rispetto al resto di Europa, dove nella materia si va esattamente nella direzione opposta. In pratica il Consiglio superiore della sanità ha proposto di definire esclusivamente la figura dell’ottico, eliminando la qualifica dell’optometrista, con un pronunciamento che ha scatenato la reazione di tutta una categoria che si sente ingiustamente colpita e che vede in pericolo il proprio futuro. E le prese di posizioni sono state immediate e decise. Ha cominciato il presidente nazionale della Confcommercio Sergio Billè, che con una lettera inviata al Ministro Girolamo Sirchia, si è schierato a fianco dei 28 mila ottici italiani, che si vedono minacciati nella professionalità da un decreto in via di approvazione che potrebbe loro impedire la possibilità di erogare ai cittadini una serie di servizi, fra cui il controllo della vista.
Nella lettera Billè ha proposto di «sospendere per il momento l’iter procedurale del decreto e di avviare al più presto una consultazione con le categorie interessate per analizzare approfonditamente le possibili soluzioni da adottare».
Ma in campo, come detto, è sceso lo stesso Zanacchi, che ha denunciato le conseguenze di un parere che, se venisse tradotto in provvedimento, retrocederebbe di fatto il profilo professionale degli ottici optometristi . «Mentre il mondo della cultura, della formazione e della ricerca - sottolinea Zanacchi - guarda lontano attraverso corsi universitari in ottica e optometria, e mentre la giustizia con varie sentenze, per ultima quella della Cassazione, riconosce la nostra professione e invita il mondo parlamentare a legiferare, il Consiglio superiore della sanità, che dovrebbe essere l’espressione più moderna della sanità, in quanto rappresentato da un mondo culturale di grande rilievo scientifico, esprime con il profilo dell’ottico optometrista quanto di più vecchio e arretrato potesse inventarsi. E dire che lo stesso organismo ebbe ad affermare che il profilo dell’ottico non è più in linea con l’evoluzione tecnologica, scientifica e formativa. Credo che il Ministro della salute non potrà permettere che una piccola ma significativa parte della società possa essere, per motivi incomprensibili, calpestata e maltrattata. In ogni caso - aggiunge - la Federottica intende lottare fino in fondo per affermare la figura unica dell’ottico optometrista».
Ma le sottolineature del presidente Zanacchi non finiscono qui: «Noi denunciamo l’irrazionalità di una risoluzione che colpisce i 35 milioni di italiani portatori di difetti visivi. Se il parere del Consiglio superiore della sanità venisse accolto, chi ha bisogno di lenti o occhiali si vedrebbe costretto a sottostare a lunghe liste di attesa per ottenere un’inutile prestazione medica non necessaria. Oltre a provocare inutili disagi ai cittadini e ulteriori spese, il provvedimento concorrerebbe ad aumentare i disagi per tutti gli utenti delle Asl».
Anche Fabio Zappon, presidente dell’associazione provinciale ottici della Confcommercio, è molto critico sul parere che arriva dal Consiglio superiore della sanità e assume una posizione precisa. «E’ un grosso problema - spiega - . Da anni noi assicuriamo un servizio basato sulla vendita degli occhiali al quale si è venuta affiancando la figura dell’optometrista, una specializzazione in più in cui l’ottico si migliora a livello culturale, assicurando il controllo della visione di chi appunto deve acquistare o cambiare gli occhiali. Si tratta - aggiunge - di un servizio che va a chiaro vantaggio della comunità e che va ad alleggerire la pressione di richieste esercitata sulle Asl, tenuto conto che i clienti si lamentano della lentezza del servizio pubblico».
«Noi come categoria - continua Zappon - ci aggiorniamo costantemente. Magari qualcuno potrà farlo scorrettamente, ma questo capita in qualsiasi tipologia professionale. Non capisco però perché la parte prettamente medica voglia cancellare un servizio che noi garantiamo e che nella stragrande maggioranza dei casi trova la gente soddisfatta. Attenzione: noi non intendiamo entrare minimamente nel merito della sfera di competenza medica che spetta esclusivamente all’oculista. Il nostro raggio di intervento riguarda non le malattie ma i difetti della vista. Il nostro compito è di riconoscerli per poi indirizzare la persona che ne sia affetta al medico oculista».
«A Roma - conclude Zappon - abbiamo manifestato per far capire al Ministro della sanità e all’opinione pubblica che in questo modo si viene a causare un forte disagio. Le Asl, sia come mezzi che come tempi, non sono in grado di coprire le richieste, e se ci tolgono questo servizio, che fra l’altro ci viene ormai riconosciuto dalla popolazione, le conseguenze si avvertiranno, e chi ci perderà sarà il cittadino. Noi non vogliamo regali da nessuno, tanto meno dal ministero. Anzi, siamo impegnati notevolmente sul fronte didattico e formativo. Vogliamo un scuola pubblica seria che sforni dei professionisti preparati. Non cerchiamo diplomi facili. Pensiamo a corsi universitari. La Federottica è già partita a Milano su questa strada. L’ottico non è un arrotino come poteva essere nel dopoguerra. Ripeto: ci aggiorniamo costantemente, abbiamo fatto grossi passi in avanti sul piano culturale. La nostra è una professionalità acquisita. E poi attenzione a un’altra conseguenza che sarebbe molto grave. Questo parere del Consiglio superiore della sanità, sposando un profilo negativo, va a minacciare molti posti di lavoro, a svantaggio di tanti giovani avviati su un percorso professionale che ora si vorrebbe cancellare con un colpo di spugna».
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