A proposito del mercato nel «salotto» di Piazza dei Signori
Nr. 12 del 25/06/2002
Su Il Giornale di Vicenza è apparsa recentemente una lettera firmata da Laura Scamacca, che dal suo punto di vista ha voluto riproporre una questione ormai annosa, sulla quale l’Associazione venditori ambulanti e su aree pubbliche riteneva che fosse stata già decretata la parola fine. Quella del trasferimento in Campo Marzo del mercato del giovedì in piazza dei Signori. A sostegno della sua tesi la signora ha portato argomenti già noti che, senza offesa, paiono più luoghi comuni che novità. In ogni caso, anche se la sortita della Scamacca, pur nel rispetto che si deve al pensiero di ciascuno, può sembrare una posizione isolata, il presidente provinciale della Fiva-Confcommercio Adriano Girardello ha voluto rispondere prontamente, ribadendo con chiarezza sulle stesse pagine del quotidiano vicentino le argomentazioni da sempre portate dalla categoria a sostegno del mercato centrale del giovedì in piazza dei Signori. Ed ecco il testo della lettera.
Egregio Direttore,
ho letto la lettera della signora Laura Scamacca che auspicherebbe di far rivivere Campo Marzo spostandovi il merca- to che oggi si svolge in piazza dei Signori. La lettera è scritta si- curamente con garbo, l’opinione della sua lettrice è certamen- te legittima in quanto è un diritto di tutti esprimere le proprie idee, ma non vorrei, mi perdoni l’interessata, che qualche frase, magari a effetto ma pur sempre semplicistica, possa confon- de- re qualcuno su una questione per la quale la nostra Associa- zione ha sempre fatto una battaglia di principio e di sostanza. Non voglio tediare nessuno sui vari risvolti di un impegno, il nostro, che ci ha sempre visti in prima linea, e qualche volta, negli anni scorsi, anche in posizione fortemente critica nei confronti di passate Amministrazioni comunali proprio per difendere una prerogativa ritenuta a buon diritto ormai acquisita, quando si era prospettata l’ipotesi di trasferire in altra area il mercato centrale del giovedì in piazza dei Signori.
C’è, comunque a disposizione agli atti, tutta un’ampia docu- men- ta- zione, supportata dal parere di autorevoli tecnici e stori- ci che avvalorano quella che è stata una nostra posizione di sempre, non tanto per portare avanti in modo unilaterale gli inte- ressi di una categoria quanto per sostenere a vantaggio di tutti i cittadini, dei residenti e dei turisti, l’idea - come è stato scritto da un illustre architetto - «che togliere il mercato da piazza dei Signori significa svuotare parte dell’anima di una città che ama, comunque, rivedersi anche nel proprio passato». Aggiungendo che la Basilica palladiana non è solamente un «gioiello architettonico e un magnifico contenitore culturale, ma è urbanisticamente il centro fisico della città da cui si dipartono e vi si concentrano vicendevolmente vie e attività, e il mercato ne è presenza necessaria, indispensabile».
In ogni caso, a più riprese la nostra Associazione ha evidenziato come il nostro Centro storico è nato in tempi lontani proprio per facilitare gli scambi commerciali. Ci sono quindi tradizioni sociali, culturali ed economiche alla radice di questa presenza del mercato all’aperto.
Non si riesce poi a comprendere quali incompatibilità ci siano fra impatto architettonico-ambientale e l’attività di commercio provvisorio che dura mezza giornata con il detur- pa- mento architettonico della città.
Né forse, la gentile signo- ra ricorda che non solo in Italia ma in tutta Europa il mercato set- timanale si fa esclusivamente nei centri storici anche se an- gu- sti, disagevoli per la viabilità e di alto valore architettoni- co: e questo senza che si siano verificate anomalie o disagi per il pa- trimonio artistico e culturale. Anzi il mercato in centro storico esercita richiamo e costituisce un servizio prezio- so per il cliente, il quale, oltre a poter acquistare ciò che gli serve trova in tale contesto un importante momento di socializza- zione.
Godiamoci, pertanto, il mercato settimanale in piazza, in quel salotto della città che, come dimostrano innumerevoli dipinti e stampe di epoca, lo hanno sempre ospitato, con le sue voci e i suoi colori che portano vita e animano una città che qualcuno vorrebbe vedere sempre più deserta e silenziosa, abbandonata dai residenti in fuga verso le periferie e dai turisti delle visite «mordi e fuggi». Quelli, appunto, privati di qualsiasi momento di attrazione. Teniamoci, allora, le nostre tradizioni e la nostra piazza popolata di bancarelle che non toglie nulla a Palladio, al suo fascino e ai disegni degli studenti che, come tanti ottimi artisti del passato, hanno la duplice possibilità di disegnare la piazza con e senza le bancarelle.
Adriano Girardello
Presidente dell’Associazione provinciale Venditori
Ambulanti e su Aree pubbliche Fiva-Confcommercio
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