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Confcommercio Veneto Notizie

DPEF, NEL 2003 IL GOVERNO PUNTA SULLE RIFORME

Nr. 14 del 23/07/2002

L’esecutivo vara il Documento di programmazione economica finanziaria
E prevede di far calare inflazione e pressione fiscale proiettando la crescita verso il 3 per cento


Una crescita che nel 2003 si vuole proiettare verso il 3 per cento, mettendo in moto le riforme, ma anche puntando su stabilità, sviluppo ed equità. Inoltre tagli alla spesa per un punto, riduzione dello 0.4 per cento della pressione fiscale, maggiori investimenti e un target per l’inflazione programmata che nel prossimo anno scenderà dall’1,7 del 2002 all’1,4 per cento. E ancora, una manovra pari a circa 12 miliardi di euro nel 2003, per portare il deficit dall’1,1,% allo 0,8% e dare il via al primo pacchetto di riduzioni fiscali, con obiettivi ancora più stringenti per il 2004 in cui l’indebitamento netto scenderà al -0,3%, e un debito pubblico che toccherà il tetto fra due anni. Questi i numeri più significativi del Dpef inviato dal governo alle Camere, con cui l’esecutivo presieduto da Silvio Berlusconi ha delineato il programma di politica economica 2003-2006.
Alla base di questa previsione di crescita ci sono appunto le riforme citate dal documento: fisco, mercato del lavoro, mercato dei capitali e dei prodotti. «Senza di esse - sottolinea un passaggio del Dpef - l’andamento tendenziale della nostra economia permarrebbe insoddisfacente». Pensando all’effetto trascinatore delle riforme, si può, dunque, ipotizzare per il 2003 un tasso di crescita del 2,9 per cento. «Il governo - è scritto nel Documento - intende avviare un processo di riforme per incidere in maniera radicale sui meccanismi di sviluppo del sistema economico, così da realizzare in via permanente una crescita potenziale dell’economia su valori prossimi al 3 per cento». Ma ci sono anche gli altri tre obiettivi strategici sui quali il governo intende impostare la propria strategia di politica economica, e cioè una stabilità garantita dal rispetto degli obiettivi europei («da un sentiero che raggiunge già nel 2003 un saldo strutturale di bilancio prossimo al pareggio, e prosegue il cammino nei tre anni successivi») e da un’equità affidata alla revisione del sistema fiscale e del welfare. La filosofia del governo -ha specificato il ministro Tremonti - non è quelle di ridurre la spesa sociale ma di tagliare gli sprechi.
Tra gli interventi più significativi l’arrivo delle mutue private e una revisione del prontuario farmaceutico, ma si prevedono anche maggiori incassi grazie alle aste on line per gli acquisti pubblici, e ci sarà poi un utilizzo più deciso dei nuovi contratti flessibili per le nuove assunzioni nella pubblica amministrazione.
Quanto alla spesa sanitaria l’antidoto per bloccarne la continua crescita è quello di ridurre i consumi pro-capite, mentre si provvederà a tenere sotto controllo in modo sistematico e rigoroso l’erogazione dei livelli essenziali di assistenza, e verrà rafforzato il coordinamento fra le Regioni. Anche il sistema dei farmaci rimborsabili verrà radicalmente rivisto trovando nuove forme di classificazione. Tra l’altro, per evitare sperperi, e assicurare nel contempo ai cittadini la richiesta copertura terapeutica, il Documento preannuncia «modalità di confezionamento ridotto», e cioè mini-confezioni che presentino la dose necessaria per curarsi.
Nel 2003 partirà, intanto, il primo modulo della riforma fiscale che, per quanto riguarda le imposte sul reddito, prevede una riduzione di 5,5 miliardi di euro a favore dei redditi bassi. Considerando anche gli sgravi per le imprese con l’avvio della riduzione Irap e il calo di due punti dell’Irpeg si dovrebbe quindi arrivare ad una cifra di 7,75 miliardi di euro. Quanto al primo modulo dell’Irpef, quella in arrivo - ha dichiarato il ministro dell’economia - «sarà la più grande riduzione che ci risulti sia stata mai fatta». Le aliquote attualmente in vigore continueranno a essere applicate nel 2003 solo per i redditi sopra i 25 mila euro, per cui lo sgravio andrà a beneficio esclusivo della fascia di reddito fino a 25 mila euro. In generale la pressione fiscale dall’attuale 42,3 per cento dovrà scendere nel 2006 al 39,8 per cento. Per il prossimo anno è altresì in programma una manovra correttiva pari all’1,4 per cento del Pil (18,5 miliardi di euro). La spesa corrente verrà ridotta dell’1 per cento l’anno.
Per quanto riguarda il deficit, il surplus di bilancio dovrebbe essere raggiunto nel 2004, mentre per l’anno successivo è previsto un attivo dello 0,1.Nel settore dell’occupazione il governo prevede di ridurre la percentuale dei senza lavoro dall’attuale 9,1 per cento al 6,8 nel 2006, con il tasso di occupazione che aumenterebbe dal 54,6 al 60 per cento. Per le nuove assunzioni di personale del settore pubblico, il governo punta a modalità più flessibili di accesso al lavoro. Verranno rafforzati il part-time, il telelavoro e il lavoro «in affitto». A sua volta la riforma del sistema previdenziale sarà orientata a migliorare i livelli di equità sociale, ad innalzare l’età effettiva di pensionamento e a stimolare significativamente la previdenza complementare utilizzando il Tfr. Il Dpef conferma il picco della spesa pensionistica nel 2033 (al 16% del Pil), seguito da una riduzione graduale per attestarsi al 13,6% nel 2050. Migliorerà, inoltre, il trattamento remunerativo dei giovani magistrati e dei capi degli uffici giudiziari. Si prevede, infatti, «l’adeguamento del trattamento economico del personale della magistratura» con «incrementi differenziati per i giovani magistrati e particolari compensi accessori per coloro che sono chiamati a svolgere funzioni direttive».
In tema di sicurezza, saranno portati a termine gli interventi già avviati con il Dpef 2002 a favore delle Forze di Polizia per quanto concerne sia i rinnovi contrattuali, sia il potenziamento tecnologico e degli organici, e sia un migliore impiego degli uomini. Sono previsti più strumenti di difesa a favore delle imprese, «in particolare quelle medio piccole più esposte alla criminalità», con l’incentiva- zione all’impiego di circuiti televisivi di controllo.
Per l’energia elettrica gli obiettivi del governo sono quelli di ridurre le tariffe elettriche garantendo la sicurezza della fornitura. Nel documento si ribadisce la volontà di proseguire il processo di liberalizzazione dei mercati energetici in sintonia con gli accordi raggiunti a livello europeo.

Le principali linee guida
Il documento di programma comprende anche le indicazioni del Patto per l’Italia

Il Documento di programmazione economica-finanziaria di quest’anno ha avuto una grossa novità in più. Il Dpef, nei suoi contenuti, ha infatti tenuto conto delle indicazioni del Patto per l’Italia stipulato lo scorso 5 luglio, e che, come sottolineato dal governo, ne definisce lo spirito politico. il Documento di programma, come noto, traccia le linee guida per la politica economica dell’esecutivo. Ma ecco quali sono in particolare i principali temi trattati:
Politica dei redditi e di coesione sociale. Dopo aver riconosciuto l’importante ruolo svolto dagli accordi del 1992 - 1993 nel contenimento dell’inflazione, il governo si impegna ad una sostanziale riduzione della imposizione IRPEF, IRPEG e IRAP e a semplificare gli adempimenti IVA per le piccole e medie imprese. A tale riguardo la posizione della Confcommercio è chiara da tempo: una politica di detassazione e semplificazione, con il conseguente rilancio dei consumi è sempre stata fra le richieste prioritarie dell’Associazione, anche se resta più di qualche preoccupazione in ordine a quella che dovrà essere l’ individuazione delle risorse necessarie per arrivare a questo risultato. In ogni caso ciò che la Confcommercio esclude tassativamente, è che le risorse vengano reperite attraverso un aumento della imposizione a livello locale.
Stato Sociale per il lavoro. Sulla scia di quanto indicato nei vertici europei di Lisbona e Barcellona, per migliorare il tasso di occupazione il Governo intende realizzare sia il riordino dei servizi per l’impiego (riforma del collocamento, introduzione di soggetti privati nella intermediazione tra domanda e offerta di lavoro), sia la riforma del sistema educativo (obbligo formativo innalzato a 18 anni, formazione continua per gli occupati, diffusione di competenze tecnologiche e linguistiche), e sia la riforma del sistema delle tutele attive e dei sostegni al reinserimento nel lavoro (incremento dell’indennità di disoccupazione, programmi obbligatori di formazione per i disoccupati). Secondo Confcommercio questi obiettivi vanno perseguiti attraverso il costante riconoscimento del ruolo che le Associazioni Imprenditoriali e gli Enti Bilaterali possono svolgere soprattutto nel campo della formazione continua e della riqualificazione professionale, all’interno del collocamento privato. Resta, comunque, la preoccupazione rispetto ai mezzi finanziari con i quali garantire un innalzamento del sostegno economico a favore dei disoccupati. E tali mezzi debbono essere reperiti senza andare ulteriormente a gravare sulla fiscalità generale.
Misure temporanee e sperimentali per l’occupazione regolare e la crescita dimensionale delle imprese. Partendo dalla verifica di una disomogenea distribuzione del numero delle imprese nella classe tra i 16 e i 19 addetti, al fine di consentire un superamento della soglia dei quindici addetti (con conseguente applicazione dello statuto dei lavoratori), il Governo e le parti sociali, con l’esclusione della CGIL, hanno concordato la sperimentazione, per un periodo di tre anni, di una parziale disapplicazione dell’art. 18 della Legge 300 del 1970 attraverso la formula del «non computo» dei lavoratori neoassunti che fanno superare all’azienda i quindici dipendenti. A sua volta la Confcommercio, pur condividendo l’opportunità di introdurre elementi di flessibilità nel contratto di lavoro, ritiene che il risultato ottenuto, fra l’altro in via sperimentale, sia piuttosto limitato e che, per di più, questo abbia comportato, proprio per il sovraccarico ideologico connesso ad una modifica dello statuto dei lavoratori, un prezzo troppo alto sul piano della conflittualità sociale e delle relazioni sindacali. Sempre secondo l’Associazione, appare, dunque, urgente recuperare il dialogo con l’intero fronte sindacale, per evitare che un autunno caldo raffreddi ulteriormente le già precarie prospettive economiche del Paese.
In generale, per Confcommercio il Patto per l’Italia va nella giusta direzione anche se rimangono delle perplessità sull’efficacia di alcune misure in esso contenute. L’incertezza è data dalla capacità o meno di superare le grosse difficoltà di una situazione in cui realisticamente migliaia di piccole e medie imprese si trovano ad affrontare una congiuntura molto più dura di quanto appaia. Secondo la Confederazione, infatti, a meno di fatti nuovi, il 2002 registrerà un aumento di appena lo 0,9 per cento dei consumi, un dato che, così basso, non si registrava da anni. Inoltre, il Pil arriverà al massimo a un aumento dell’1,2 per cento. Stando così le cose è lecito chiedersi dove il Governo troverà le risorse necessarie per attuare gli investimenti e le riforme preannunciate.
Superando le perplessità, Confcommercio ha cercato di trovare i rimedi possibili per migliorare le prospettive del Paese, sostanzialmente tre. Primo: tagliare i costi, in costante lievitazione, della pubblica amministrazione (perché aziende e famiglie devono fare sacrifici in continuazione mentre dall’altra parte non c’è un freno alla spesa»). Secondo: bloccare gli aumenti eccessivi delle tariffe pubbliche (che superano del 23 per cento la media di quelle europee) ma stoppare anche le imposte locali che - sommate a quelle dell’erario - stanno portando la pressione fiscale a picchi insostenibili. Terzo: nel prossimo autunno rifare i nuovi contratti entro margini compatibili con i conti delle aziende attenuando il clima di tensione generale.

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