AUMENTI, NIENTE PROCESSI AL COMMERCIO
Nr. 17 del 24/09/2002
Scaricare le responsabilità dell’incremento dei prezzi sulla filiera della distribuzione è una colossale mistificazione
E’ in crescita solo l’inflazione, non l’economia e le imprese. E questa è solamente la punta dell’iceberg di una situazione generale negativa. Le proposte di Confcommercio per la ripresa
A crescere è solo l’inflazione. Lo confermano i dati dell’Istat, amplificati dagli organi di stampa; lo confermano i consumatori, che hanno la sensazione di spendere di più per le stesse cose; lo confermano i commercianti, che vedono aumentare i listini delle aziende produttrici e ritoccano conseguentemente i loro prezzi. A crescere, dunque, non è l’economia, non sono le imprese, ma sono soltanto i prezzi. Per carità, siamo ben lontani dall’inflazione a due cifre a cui eravamo abituati solo pochi anni fa, e questa crescita, che appare per ora inesorabile, è lenta e segna scostamenti di qualche decimo di punto. Eppure ogni «bollettino» mensile dell’Istat si trasforma in un bollettino di guerra, ogni 0,1 per cento in più riaccende il fuoco della polemica. E sul banco degli imputati, spesso, troppo spesso, è seduto il commerciante.
«L’impressione è che in questo momento ci sia una situazione di ipersensibilità verso il capitolo prezzi - è il commento di Sergio Rebecca, presidente della Confcommercio di Vicenza -Non vorrei che il battage in atto sulla tematica degli aumenti ingiustificati creasse un clima di «caccia alle streghe» nei confronti di una categoria, quella dei commercianti, che già sta vivendo una situazione difficile, motivata dal calo dei consumi». «Sono sicuro - continua Rebecca - che al di là di qualche furbo e di qualche disperato, che ha utilizzato la leva prezzo per migliorare i propri conti, la stragrande maggioranza dei commercianti si sia comportata correttamente. D’altronde sarebbe quanto meno autolesionista, e quindi poco intelligente, aumentare ingiustificatamente i prezzi in un momento in cui i consumatori sono attenti e sensibilizzati proprio su questo argomento».
Ma allora di chi è la colpa di questo aumento dell’inflazione e come arrestare la sua, seppur lenta, crescita? «Diciamolo subito: l’inflazione non si combatte con i calmieri, né con accordi puramente accademici come ho visto fare da qualche parte - afferma Rebecca -L’inflazione si affronta invece con una politica economica seria, imperniata su tre assi fondamentali: riduzione della pressione fiscale; rigore nella spesa pubblica; sostegno alle famiglie per incentivare i consumi».
Più che preoccuparci dell’aumento di qualche decimale di punto dell’inflazione, sostiene dunque il presidente della Confcommercio di Vicenza, dovremmo prestare maggiore attenzione al quadro economico attuale, che rischia seriamente di entrare in una fase recessiva. Una situazione di cui si è accorto anche il Governo, che ha dovuto recentemente rivedere al ribasso la previsione di crescita indicata nel Documento di programmazione economica finanziaria, portandola dall’1,3 per cento ad uno striminzito 0,6 per cento. Ed è chiaro oramai che la ripresa economica è legata a doppio filo all’atteggiamento assunto dalla famiglia media italiana, che ha chiuso i cordoni della borsa. «L’andamento negativo della Borsa, con tracolli vertiginosi, recuperabili (forse) a lunga scadenza, la redditività ai minimi storici di tutti gli altri investimenti (basti pensare a cosa rendevano i Bot qualche anno fa) ci fa sentire tutti più poveri - dice Sergio Rebecca - E’ una questione psicologica che, per essere ribaltata, ha bisogno di azioni concrete da parte del Governo. Certo i tempi non sono rosei, ma credo che proprio in queste situazioni, a prima vista ingarbugliate, si veda il reale valore di chi governa. In questo senso alcune proposte avanzate dalla stessa Confcommercio, come la detrazione dalla dichiarazione dei redditi di una serie di acquisiti di beni durevoli, potrebbero dimostrarsi un volano fondamentale per lo sviluppo»
Il problema inflazione, dunque, è solo la punta dell’iceberg di una situazione economica generale particolarmente negativa. Certo, la colpa è anche del contesto internazionale, ma questo, sottolinea la Confcommercio, non deve rivelarsi un alibi per non fare le riforme strutturali di cui ha bisogno il Paese, e quella della fiscalità è la prima emergenza che va affrontata, senza ulteriori indugi.
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