COMMERCIO ALL’INGROSSO – VICENZA IN CONTRODENDENZA
Nr. 20 del 05/11/2002
Convegno – Uno studio della Confcommercio dimostra l’ottimo stato di salute del settore in ambito provinciale
Commercio all’ingrosso. Il Veneto che cresce rispetto all’Italia, e Vicenza che cresce rispetto al Veneto. Nella maggior parte dei comparti del mercato.
E’ un’indagine congiunturale effettuata dalla Confcommercio a evidenziare queste performances che ancora una volta pongono in prima linea il terziario locale e il suo forte «peso» economico. I dati della ricerca sono stati resi noti nel corso di un convegno - tema, appunto, la distribuzione intermedia nel Vicentino - svoltosi nella sede dell’Associazione di via Faccio, per fare il punto su un’attività profondamente cambiata rispetto al passato.
Anche il grossista ha vissuto la sua rivoluzione moderna. Non è più il semplice anello di collegamento fra produzione industriale e vendita al minuto, ma un riferimento strategico, una sorta di consulente di marketing, al quale si rivolgono sia i dettaglianti che i produttori. Sergio Rebecca, presidente della Confcommercio, nel commentare i dati dell’indagine, ha sottolineato il volto nuovo di un «mestiere» che, oggi, in uno scenario che impone scelte e criteri non solo diversi ma in continua evoluzione, è chiamato a interpretare rapidamente il mercato e a tradurlo in iniziative.
Ma vediamo i numeri e le linee di tendenza emerse da un’indagine che - ha spiegato Rebecca - oltre a offrire una fotografia reale e aggiornata della distribuzione intermedia in tutti i settori del tessuto economico vicentino, vuole anche diventare il punto di partenza per la creazione di un vero e proprio osservatorio provinciale.
Uno strumento, cioè, a disposizione delle imprese, in grado di fungere da termometro sullo stato di salute del settore, e al tempo stesso essere una fonte attendibile di dati.
Ecco, innanzitutto, la nota positiva di carattere generale. Nel Vicentino cresce la cifra di tutti i settori in termini di sviluppo e di addetti, ma il quoziente sale al di sopra della media regionale (e il Veneto in due su tre di questi stessi versanti batte il resto dell’Italia) in tre comparti: alimentari, semilavorati e beni di consumo. Nella media gli altri prodotti.
A caratterizzare il commercio all’ingrosso vicentino è intanto un elemento di fondo: si tratta, nell’80 per cento dei casi, di piccole se non, addirittura, di micro-imprese, che impiegano fra i 10 e i 30 addetti, ma numerose sono quelle che ne hanno meno di dieci, e molto spesso si scende fino a 2 o 3. Altro denominatore comune, nella maggior parte dei casi, l’indipendenza da formule di «esclusiva», con un’attenzione estrema alla qualità (e per questo viene effettuato un periodico screening degli operatori per saggiarne l’affidabilità).
Molte le assunzioni di nuovo personale nel corso del 2002: circa il 45 per cento le aziende interessate, ma solo il 10 per cento lo ha fatto per un incremento degli affari mentre per un altro 10 le ragioni sono state di stagionalità del ciclo distributivo. Inoltre il 35 per cento delle aziende impiega extracomunitari. Quanto alla cessazione dei rapporti di lavoro quasi sempre essa è dovuta a normali turn-over.
L’analisi del mercato rivela poi risultati di particolare interesse. Il 50 per cento delle aziende indica come stabile il trend 2002, un buon 30 per cento lamenta cali nelle vendite dal 5 al 15 per cento, e circa il 10 registra invece una tendenza positiva. Fra le cause di questi riscontri altalenanti, secondo gli operatori, il passaggio all’euro e l’andamento generale dei consumi. Una situazione - dicono - che, sommata a una serie di campagne allarmistiche, ha allontanato il consumatore dal mercato e lo ha avvicinato al risparmio.
Altri dati. L’andamento dei prezzi di acquisto alla produzione ha registrato un aumento definito «fisiologico» fra il 5 e il 15 per cento. Nella grande maggioranza (il 67 per cento) le aziende hanno fatto investimenti per aggiornare beni strumentali, potenziare la rete logistica, ampliare l’assortimento o fare pubblicità. La concorrenza più temuta, naturalmente, nasce all’interno stesso del settore, anche se i pericoli vengono da più fronti (integrazione fra produttore e azienda commerciale, forme di accordo verticale, vendite via internet). Punti di forza: offerta di assortimento, organizzazione, qualità e servizio. Fra i punti di debolezza al primo posto l’impossibilità di soddisfare la totalità delle richieste a causa di problematiche tipiche del prodotto o strutturali. L’Italia, inoltre, è il principale mercato di approvvigionamento e di sbocco, anche se alcune aziende stanno intensificando i loro rapporti verso l’estero . E da questo dato di fatto, parte, infine, anche la ricerca allargata a tutto l’universo del commercio all’ingrosso per capire quale sarà l’evoluzione del settore e per prefigurare gli scenari prossimo-venturi in relazione alle situazioni in atto. La leadership, secondo alcuni, potrebbe essere dei piccoli negozi; secondo altri, della grande distribuzione (ad esempio ingrosso di abbigliamento e ingrosso di bevande); e, secondo altri ancora, dei negozi legati da accordi orizzontali o integrati con la produzione (i cosiddetti flagship stores, indicati dai grossisti di elettronica e hi-fi).
Sono, quindi, intervenuti Gennaro Cuomo, professore ordinario di marketing all’università La Sapienza di Roma (che ha parlato delle forme organizzative del settore, soffermandosi in particolare sul fenomeno cash&carry), e due «testimonial», che hanno «raccontato» la loro «case history»dall’interno delle aziende, Patrizia Campagnolo amministratore delegato dell’omonima spa di abbigliamento di Romano d’Ezzelino, e Andrea Cariolato, presidente della Fenner spa, che opera a Vicenza nel campo dell’elettronica e dell’hi-fi.
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