VIABILITA’. BISOGNA INTERVENIRE IN FRETTA
Nr. 21 del 19/11/2002
L’Associazione è da tempo in prima linea sulla questione: l’ultimo richiamo durante l’assemblea
Intervista a tutto campo con il presidente dell’Ascom Sergio Rebecca sulla situazione delle infrastrutture viarie vicentine: è importante remare tutti nella stessa direzione
Viabilità. La Confcommercio è in prima linea da sempre. Sono anni che l’Associazione di via Faccio denuncia una situazione che si è fatta insostenibile. La provincia di Vicenza, che come economia è stata il vero motore in questi anni dello sviluppo del Nord-est, come strade ha continuato ad andare indietro, anzi in molte zone si è fermata a cinquant’anni fa, mentre il numero dei veicoli è aumentato in misura esponenziale con la conseguenza che il collasso della circolazione è diventato un fenomeno pressoché quotidiano. L’ultimo «grido di allarme» partito dalla Confcommercio è l’ordine del giorno votato all’unanimità dall’assemblea dell’associazione. Ne parliamo con il presidente Sergio Rebecca.
Presidente, con quest’ultimo documento a cosa avete puntato in particolare ?
«Che si tratti di una situazione di autentica emergenza è sotto gli occhi di tutti. Abbiamo perciò invitato tutte le autorità competenti, lo Stato, la Regione, la Provincia, i Comuni, ad attivare ciascuno per la propria parte subito e concretamente tutti gli interventi necessari a condurre finalmente in porto tante opere che restano sulla carta. Si continua a parlare ma ancora è tutto fermo, e ci sono procedure amministrative, progettuali e finanziarie, da avviare o da chiudere. I ritardi non sono più ammissibili. Questi lavori sono indilazionabili. Ne va del futuro, prossimo e remoto, di tutta una provincia che di strade, proprio per la sua vocazione imprenditoriale, ha bisogno come l’aria».
C’è una contraddizione ormai esasperata. Da una parte, un territorio che ha esportato il suo modello economico e che, nonostante la congiuntura e le difficoltà, continua a restare un punto di riferimento in Italia e in Europa. Dall’altra, strade da terzo mondo.
«E’ così. Abbiamo una provincia ad alta densità di imprese. Abbiamo una rete di distribuzione commerciale fra le maggiori e le più avanzate d’Italia. Ma abbiamo anche una rete viaria assolutamente inadeguata che, per di più, negli ultimi cinque anni, è andata deteriorandosi ancora di più, visto che, se le strade sono rimaste più o meno quelle che erano cinquant’anni fa, è aumentato enormemente il traffico veicolare. Gli stessi lavori di ampliamento o sistemazione di opere già esistenti si sono dimostrati insufficienti. E tutto questo, mentre il numero dei mezzi privati e commerciali in circolazione ha registrato un balzo enorme, e sono schizzate in alto anche le esigenze logistiche di tante imprese che vogliono giustamente restare in linea con gli sviluppi del mercato. Ma sono i numeri a parlare, e sono numeri eloquenti, che non possono non preoccupare».
E cioè ?
«E cioè che dal 1996 al 2000 i veicoli in circolazione in provincia sono cresciuti del 7,5 per cento, che negli stessi anni auto e camion transitati dai caselli dell’Autostrada A 4 hanno registrato un incremento di oltre il 50 per cento, e che quelli passati dai caselli della Valdastico hanno avuto un aumento del 38 per cento. E’ una pressione che si dilata in tutti i sensi. Non solo: ma in otto anni dal ‘93 al 2000 gli incidenti stradali in provincia di Vicenza sono aumentati del 22 per cento. Se non sono cifre che debbono far riflettere queste...
Mentre i nodi sono rimasti. E sembrano nodi gordiani.
«Sì, si continua a discutere, si fanno progetti ma non si muove nulla. Pensiamo alla Pedemontana veneta, alle circonvallazioni di Vicenza e di altri comuni, al Centro intermodale, alla Valdastico nord e sud. E mettiamoci anche il trasporto ferroviario, la mancata realizzazione, ad esempio, della linea ad alta capacità con fermata a Vicenza. E non dimentichiamo poi che siamo impegnati anche a livello più ampio, a livello europeo. La nostra provincia non è un’enclave. Siamo coinvolti lungo direttrici importanti come il «corridoio 5», quella rete strategica di collegamenti autostradali e ferroviari a sud dell’arco alpino in direzione est-ovest. Se non ci muoviamo rischiamo di restare tagliati fuori. Una situazione grottesca, paradossale».
Nelle ultime settimane sono comunque arrivate notizie positive per la Pedemontana.
«Sì, ma si parla di tempi troppo lunghi, di sei o sette anni, anche di più. Abbiamo bisogno con urgenza di queste opere. Proprio per questo la Confcommercio ha chiesto di abbreviare al massimo passaggi procedurali e iter esecutivi. E’ una questione vitale, che non riguarda solo le imprese che oggi già pagano in termini di grossi costi aggiuntivi e che domani, proiettati come sono verso l’export e il commercio estero, potrebbero perdere la sfida competitiva, soprattutto in vista dell’allargamento dell’Europa. A scontare questi immensi ritardi, se le cose non cambieranno, saranno tutti i vicentini, anzi tutti i veneti. Ne va del nostro futuro economico, ma anche di un sano sviluppo civile e ambientale. Ne va insomma della qualità della vita».
Si è detto anche che in ogni caso la priorità assoluta spetta alla Valdastico Sud.
«Sono assolutamente d’accordo. Visto che oggi restano tutte le difficoltà di proseguire la Valdastico a nord, il prolungamento verso sud offrirebbe il duplice vantaggio di alleggerire il traffico sia sulla viabilità statale e provinciale che sulla viabilità autostradale lungo la Brescia-Padova. Oltre a ciò ci sarebbe il vantaggio di creare un collegamento diretto e veloce fra il Basso Vicentino, una parte nevralgica della provincia di Padova e la provincia di Rovigo, in una zona davvero strategica dal punto di vista economico in cui vivono 900 mila persone e operano 75 mila imprese. Se lo vediamo in prospettiva e se ci uniamo la realizzazione del passante di Mestre, allora sì che questo progetto eliminerebbe molti degli attuali e crescenti problemi della circolazione sull’A4. Ha fatto bene la Camera di commercio a scrivere a Berlusconi. Ha l’appoggio incondizionato delle categorie».
Pare che si oppongano gli inglesi del Landmark Trust proprietari di villa Saraceno ad Agugliaro. Si accampano ragioni ambientalistiche.
«Macché. Oggi le tecniche costruttive sono in grado di conciliare tutte le esigenze. Il fatto è, invece, che, senza l’autostrada, tutto il sistema di imprese che gravitano in questa area resterà isolato, mentre gli abitanti continueranno a subire la congestione del traffico e i rischi legati all’inquinamento e a un bassissimo livello di vivibilità. Oltre al danno la beffa. In ogni caso o si va avanti o questa area, che pure presenta grosse potenzialità di sviluppo, resterà ai margini, e poi, con un processo evolutivo così frenetico, non si recupera più. Per una grossa fetta del Nord-est potrebbe essere un colpo mortale. Fermarsi, secondo me, rappresenterebbe un vero harakiri, anche perché oggi ci sono tutte le condizioni per realizzare l’opera in tempi brevi. Ci sono i finanziamenti, c’è il consenso dei comuni. Non manca niente. Sarebbe veramente colpevole indugiare ancora. E la Confcommercio si batterà fino in fondo perché questo non accada».
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