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Confcommercio Veneto Notizie

ESTENDERE L’ARTICOLO 18? NO, SAREBBERO GROSSI GUAI PER TUTTO IL SISTEMA ITALIA

Nr. 02 del 28/01/2003

Estendere l’art. 18 ? La Confcommercio dice di no. Ed è un no perentorio. Torna ancora la tormentata questione sulla quale nei mesi scorsi si è incentrato il dibattito politico e sindacale provocando non poche e pesanti lacerazioni. Ed è il referendum in programma per i prossimi mesi, quello che propone l’estensione delle norme previste dall’art. 18 dello statuto dei lavoratori anche alle imprese con meno di 15 dipendenti, ad animare ora commenti e reazioni. In proposito, come detto, la posizione della Confcommercio è molto chiara e non lascia dubbi. Sarebbero grossi guai per il paese e per tutto il sistema Italia - dice l’associazione - se per caso il responso delle urne fosse positivo. E ad andare in pezzi sarebbe la parte che oggi risulta essere la più vitale e propulsiva del nostro mercato con danni incalcolabili per tutta l’economia nazionale.
Secondo la Confcommercio una ipotetica vittoria referendaria di chi vorrebbe estendere la portata giuridica dell’art.18 provocherebbe una grossa involuzione con effetti ampiamente negativi. In pratica per l’economia italiana significherebbe tornare indietro di trent’anni.
Non vi è dubbio - questa ancora la posizione della Confcommercio - che il problema della riforma dell’art.18 sia stato affrontato in modo intempestivo e senza tenere nel debito conto le conseguenze che avrebbe potuto produrre, ma sarebbe oggi imperdonabile trarre pretesto da questo errore per commetterne altri ancora più gravi e lesivi per il mercato.
«Il nostro - osserva il presidente provinciale dell’Ascom Sergio Rebecca - è un no inequivocabile per una serie di ragioni. Ma ce ne sono due che sono ancora più importanti. Primo, perché una riforma del genere andrebbe a colpire l’organizzazione e la struttura di centinaia di migliaia di piccole imprese che restano l’ossatura del nosto sistema produttivo. Secondo, perché di fatto, questa riforma, sotto il profilo economico oltre che giuridico, ci porterebbe fuori dell’Europa relegandoci ai margini di quella competizione nella quale l’economia globale coinvolge tutti e che non si può che affrontare con strumenti moderni e adeguati».

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