LE NUOVE FRONTIERE DELLA CONFCOMMERCIO
Nr. 03 del 11/02/2003
Sergio Rebecca: “Sono i Balcani il mercato del futuro”
Gli scenari economici si evolvono verso l’Europa dell’Est
Il fronte dei Balcani può diventare un grande business. Sergio Rebecca, nella sua veste e nella sua esperienza di presidente della sezione provinciale commercio estero della Confcommercio provinciale, lo sottolinea da tempo. «Gli scenari economici - dice - si stanno evolvendo in questa direzione. La nuova frontiera si chiama Est Europa». Secondo Rebecca, è a questa area strategicamente importante in chiave futura che devono puntare le aziende del terziario di mercato che maggiormente operano sui mercati esteri. «Sono Paesi rimasti fermi per decenni dietro le quinte internazionali ma che ormai sono in procinto di entrare nell’Unione europea, per cui le potenzialità e gli spazi da riempire a livello di opportunità commerciali e di affari sono enormi. Una volta entrati nel meccanismo di mercato della domanda e dell’offerta, a mio avviso, potranno giocare un ruolo molto forte».
Un investimento
di 170 milioni di euro
E che l’espansione nei Balcani sia la strada da percorrere lo dimostra anche la decisione del Governo di inserire nella Finanziaria un investimento di 170 milioni di euro con l’obiettivo di perseguire quell’internazionalizzazione dei distretti nei campi della cooperazione allo sviluppo e delle attività d’impresa che vede in prima fila proprio le aziende venete. A questo fondo sono interessate tutte le filiere produttive proiettate verso l’est europeo con investimenti che spaziano dalle infrastrutture all’ambiente, dalle multiutility alle reti distrettuali. I progetti sono diretti a creare un ponte con tutti i paesi candidati all’ingresso nell’Unione europea che offrono alle aziende opportunità da sfruttare. Il disegno è di supportare quei distretti che si internazionalizzano esportando nei paesi esteri il sistema Italia. Ai governi locali si offrono i finanziamenti stanziati nel quadro della Legge sui Balcani e si chiede di garantire agevolazioni, infrastrutture e zone franche. Il discorso coinvolge Slovenia, Croazia, Bulgaria, Ungheria, Romania, senza comunque dimenticare che esperienze analoghe sono state già avviate in Russia e che trattative dello stesso genere sono partite anche in direzione di Marocco e Tunisia.
«In questo stesso contesto - spiega Rebecca - si inserisce l’accordo di settore sottoscritto dalla Confcommercio e dal Ministero delle attività produttive per favorire in modo specifico l’internazionalizzazione delle imprese del commercio, del turismo e dei servizi».
L’obiettivo è di programmare una serie di iniziative promozionali dirette a cementare lo spessore internazionale dei settori rappresentati dalla Confcommercio. Si insisterà sia sulla promozione commerciale per dare visibilità alle aziende che operano già sui mercati esteri e sia sulla collaborazione imprenditoriale per favorire forme di partnership di tipo distributivo, commerciale e turistico-alberghiero.
La strategia operativa mira a consolidare l’attività all’estero di federazioni, associazioni e imprese aderenti alla Confcommercio attraverso eventi di comunicazione e relazioni pubbliche, ma lo scopo è anche quello di assicurare assistenza tecnica alle piccole e medie aziende del commercio, del turismo e dei servizi per rafforzarne la capacità all’export. Si svolgeranno, inoltre, studi di fattibilità per l’insediamento all’estero di aziende del sistema distributivo o per mettere a punto piani di collaborazione con singole strutture distributive. L’intento è anche di stimolare iniziative di sistema che possano armonizzare i bisogni dei settori produttivi con gli interessi della funzione distributiva e dei servizi, e nel contempo si cercherà di attuare sinergie pubblico-private nel campo della ricerca e dello sviluppo rispetto a tematiche innovative quali il commercio elettronico e l’information techonology.
Molte altre le prospettive dell’accordo. Intanto si potranno approfondire aspetti legati al passaggio di beni fra produttori e consumatori, pure in sintonia con il comparto della logistica. Si avvieranno poi azioni comuni per promuovere i beni d’arte, la ristorazione, gli itinerari di interesse turistico, culturale ed eno-gastronomico, collegati alla produzione di prodotti locali da veicolare anche attraverso tour operator e agenzie turistiche estere. E, inoltre, si favorirà il lavoro degli operatori dell’import strategico, dei buyer e dei consorzi export sui mercati internazionali.
A questo accordo sarà dato contenuto concreto sottoscrivendo con l’Istituto nazionale per il commercio con l’estero, e di volta in volta anche con Sace, Simest e consorzi interessati, intese operative atte a creare gli strumenti per lanciare iniziative mirate tenendo conto della possibilità di utilizzare procedure e finanziamenti comunitari e internazionali.
I mercati ideali
per le aziende del Terziario
«C’è - però - osserva il presidente Rebecca - da rilevare un aspetto che non è certo secondario. Le aziende del terziario per la loro stessa natura economica difficilmente sono interessate a una delocalizzazione delle loro attività. Si tratta di realtà che trovano nel radicamento nel territorio la loro funzione specifica. Il discorso invece cambia se si cercano teste di ponte, se si cercano accordi a livello di distributori locali o se si punta sul franchising. In ogni caso i mercati ideali per un’azienda del terziario sono quelli che possono garantire rifornimenti e collegamenti rapidi».
La caduta di barriere doganali verso i paesi dell’Est confinanti con il Nordest, può, dunque, significare l’avvio di nuove vie commerciali, in cui le aziende aperte al futuro potranno sperimentare la propria capacità di crescita. «Con l’avvertenza - precisa Rebecca - che non snaturino la loro identità, ma che anzi consolidino quel patrimonio di valori che è poi la loro forza e la loro immagine anche fuori dai confini provinciali».
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