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Confcommercio Veneto Notizie

L’INFLAZIONE TORNA A SCENDERE

Nr. 03 del 11/02/2003

A gennaio dopo sette mesi cala di un punto il tasso tendenziale e si ferma sul 2,7 per cento
Si raffreddano tutti i prezzi dei prodotti al consumo ma aumentano le tariffe pubbliche

L’inflazione frena. In base ai dati di gennaio diffusi dalle città campione si profila una crescita media dei prezzi al consumo dello 0,3 per cento su base congiunturale. Il tasso tendenziale scenderebbe pertanto al 2,7 per cento dal 2,8 per cento registrato a dicembre, e in pratica sarebbe il primo stop da sette mesi a questa parte. A calmierare all’inizio dell’anno il paniere Istat (nella rilevazione sono entrati 34 nuovi prodotti contro i 21 eliminati) sono stati soprattutto il calo dei prezzi dei farmaci, scesi dell’1 per cento, e il raffreddamento di quelli dei prodotti alimentari e dei pubblici esercizi, mentre resta sempre caldo il fronte dei listini energetici. Il dato di gennaio risulta in linea con gli effetti degli aumenti decisi alla fine del 2002, visto che gli incrementi relativi a luce, gas, canone Rai, bollettino postale, autostrade e assicurazioni comportavano, in termini congiunturali, una crescita prossima allo 0,15 per cento.
Questo risultato, secondo la Confcommercio, non attenua i timori sulla progressione del processo inflattivo in tempi brevi: restano infatti le tensioni sul prezzo del petrolio, compensate solo in parte dal riapprezzamento dell’euro, e resta del 2002 un’eredità inflazionistica di 1,1 per cento superiore a quella registrata nell’anno precedente. Ciò significa che per realizzare nel 2003 una media inferiore al 2 per cento si dovrebbero registrare aumenti molto contenuti in grado di portare il tasso tendenziale sotto l’1,5 per cento.
I primi due mesi dell’anno - ribadisce la Confcommercio - saranno molto importanti per capire in che modo si evolverà la situazione. Nell’ipotesi di variazioni comprese fra lo 0,2 e lo 0,3 per cento, il dato tendenziale potrebbe assestarsi a marzo sul 2,4-2,5 per cento. Ma per giungere a questo traguardo i Comuni dovrebbero applicare sui servizi pubblici aumenti decisamente bassi.
Tutto ciò - fa notare la Confcommercio - sempre che non ci si mettano di mezzo eventi particolari sul piano internazionale (un ulteriore rincaro del prezzo del petrolio sarebbe deleterio) e su quello meteorologico (le emergenze climatiche, come noto, influiscono sensibilmente sui prezzi dei generi alimentari anche di prima necessità). Inoltre, sullo sfondo, c’è sempre la spada di Damocle della guerra in Medio Oriente che potrebbe avere effetti devastanti sull’economia. E in questo senso la Confcommercio auspica che il governo ponga uno scudo per limitare al minimo i possibili danni del conflitto, a iniziare dai rinnovi contrattuali. «Le imprese - osserva l’Associazione - non possono affrontare un problema di così grande portata se prima non vi saranno chiari segnali di ripartenza del mercato e di tutta l’economia».
In ogni caso i dati di gennaio confermano che a causare l’inflazione al galoppo dei mesi scorsi non erano
i prezzi dei prodotti al consumo. E’ vero che i prezzi al dettaglio di alcuni prodotti alimentari, contrariamente a quanto avvenuto per la quasi generalità degli altri prodotti durevoli e semidurevoli, sono aumentati, ma è anche vero che ciò è avvenuto, come ha precisato l’Ismea, per problemi di carattere stagionale e meteorologico che prima di produrre effetti rimbalzo sui prezzi al dettaglio li avevano avuti a livello di produzione. La causa dell’inflazione - dice appunto la Confcommercio - è un’altra. Il cambio di moneta è stato purtroppo utilizzato come pretesto per introdurre, spesso senza alcuna giustificazione, aumenti a raffica dei costi di quasi tutti i servizi pubblici e privati di base, dai trasporti all’energia elettrica, dalle assicurazioni alle gabelle locali di ogni genere. Non solo, ma tutto il mercato della distribuzione, per rilanciare i consumi, ha fatto di tutto, pur dovendo fare i conti con un aumento di oneri, per arginare ogni manovra speculativa sui prezzi.
Gennaio, insomma, ha portato un po’ di ossigeno, ma è inutile però - questa la conclusione - cullarsi su questo primo risultato positivo dopo sei mesi di rincari. E’ un risultato, peraltro, da cui partire, per giungere, con il contributo delle istituzioni, a una effettiva inversione di tendenza, fermo restando che il problema principale da risolvere è uno solo: far ripartire l’economia. E’ questo il motore in grado di rilanciare i consumi calmierando il paniere.

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