Segnalati dall’Enpa alcuni casi nello scledense. Ecco cosa dice la legge
Dopo il caso di Savona, quando aragoste, astici, gamberoni e granchi tenuti vivi sul ghiaccio dai rivenditori erano stati sequestrati perché si ipotizzava il reato di maltrattamento di animali, una situazione analoga si è ripresentata qualche giorno fa anche nel vicentino, a Schio. I controlli sono di competenza delle guardie zoofile dell’Enpa (l’Ente nazionale protezione animali). E’ opportuno quindi chiarire che cosa stabilisce la legge. I crostacei e i pesci destinati all’alimentazione umana, provenienti da un mercato ittico che ne autorizza la vendita, sono da considerare alimenti e pertanto è prioritaria la tu- te- la della salute pubblica sul benessere dell’animale.Si ritiene dunque corretta la conservazione in ghiaccio fondente come previsto dal Decreto Legislativo 531/92, in quanto: il ghiaccio ha effetto narcotizzante sull’animale (molti prodotti dell’acquacoltura vengo- no tutt’oggi macellati per immersione nel ghiaccio); la temperatura raggiunta limita la crescita dei germi psicrofili ed inibisce quella dei mesofili (in cui sono inseriti la maggior parte dei patogeni). Si consideri che molti crostacei vengono commercializzati morti (gamberi, cicale, canocchie ecc.) e vengono trasportati e stoccati in bagno di ghiaccio. D’altro canto l’allegato «C» al D.P.R. 327/80 impone le temperature di trasporto: prodotti della pesca freschi (da trasportarsi sempre sotto ghiaccio: da 0° a 4° C.); molluschi eduli lamellibranchi in confezione +6° C. A questo punto si pone il problema dei molluschi eduli lamellibranchi che sono tenuti vivi e per i quali è previsto uno stoccaggio in ambiente di refrigerazione. A 6° C per il mollusco vivo c’è sicuramente una sofferenza in quanto le sue condizioni abituali di vita trovano un’acqua di 15/20° C, ma se viene considerato un prodotto alimentare la conservazione in ghiaccio dovrebbe essere lecita. Alla luce di queste considerazioni non rimane che invitare le autorità amministrative a far presto chiarezza.