L’IMPATTO DELL’INFORMATION TECHNOLOGY SULLE AZIENDE DEL TERZIARIO IN ITALIA
Nr. 08 del 22/04/2003
I dati della ricerca promossa da Confcommercio e Microsoft, realizzata da NetConsulting
Le piccole e medie imprese del terziario non hanno ancora una visione “strategica” della tecnologia informatica. Per lo sviluppo sono necessarie politiche di incentivazione, di supporto finanziario e di sostegno alla formazione. La rete viene utilizzata quasi esclusivamente per la posta elettronica.
Alle piccole e medie aziende del terziario manca ancora una visione «strategica» della tecnologia informatica, utilizzata prevalentemente con finalità operative, legate al controllo di gestione e al miglioramento dell’operatività aziendale. Solo in alcuni settori, quali il turismo e i trasporti - caratterizzati da logiche di gestione customer oriented e da modelli di business con un contenuto informativo rilevante - la tecnologia viene considerata con maggiore attenzione, come strumento per aprire nuovi canali commerciali in grado di facilitare la relazione con i clienti, di vendita e di apertura di nuovi mercati di sbocco. E’ quanto emerge dall’indagine realizzata da Netconsulting per conto di Confcommercio e di Microsoft su un campione di mille imprese appartenenti ai settori food (20,9% delle aziende intervistate), no food (20,3%), moda (17,9%), trasporti (20,8%) e turismo (20,1%). Obiettivo dell’analisi è dunque quello di valutare «L’impatto dell’Information Technology sulle aziende del terziario in Italia» e misurare lo stato di diffusione, le tendenze in atto e le prospettive dell’uso dell’IT nelle imprese commerciali italiane, tenendo in particolare considerazione il ruolo assunto dall’informatica nel favorire la crescita della competitività delle aziende del comparto.
La diffusione delle tecnologie nel terziario.
Quello che emerge, in prima analisi dall’indagine, è il sensibile ritardo del settore rispetto sia agli altri comparti economici sia allo stesso segmento delle pmi. Va tuttavia sottolineato che negli ultimi anni, le tecnologie, attraverso il pc sono penetrate in modo consistente nelle aziende del terziario, infatti, il 40,8% degli addetti del settore dispone di un personal computer. Dall’indagine è inoltre emerso che l’ambito maggiormente evoluto nell’adozione delle tecnologie informatiche è quello del No Food, in cui il 54% degli addetti è dotato di pc. Leggendo i dati di diffusione per area geografica, si evince, invece, che solo le aziende del Nord Ovest presentano una percentuale di addetti con pc sensibilmente sopra le media (46%). Il Centro Italia, il Sud e le Isole risultano allineati sulla media complessiva del campione. Il Nord Est presenta invece un sostanziale ritardo nella diffusione dell’informatica nelle imprese, con solo il 36,5% degli addetti dotati di pc. Anche se in miglioramento rispetto al 1998, nelle aziende commerciali la diffusione dei personal computer, risulta ancora in ritardo rispetto alle pmi, dove quasi il 60% degli addetti dispone di una postazione informatica. Le aziende appartenenti al settore del terziario tendono quindi a non investire adeguatamente in nuove dotazione informatiche. In tal modo, anziché colmare il gap esistente con le altre realtà economiche del Paese tendono ad ampliarlo.
Le applicazioni più usate.
Sono quelle di base a scapito dei software più evoluti. Il 77% delle aziende del campione dispone di soluzioni per l’office automation, mentre i pacchetti gestionali vengono utilizzati da oltre il 60,5% delle aziende consultate, ma in misura sensibilmente inferiore al mercato nel suo complesso. Riscuotono un certo successo anche le soluzioni per la sicurezza (antivirus e firewall), che vengono implementate da oltre la metà delle aziende. I dati dimostrano che le applicazioni più evolute, quali la creazione di banche dati dei clienti (21,1%), l’archiviazione strutturata delle informazioni raccolte (19,5%), le tecnologie di Sales Force Automation (6,8%), non hanno ancora trovato adeguata applicazione nelle aziende del terziario.
Internet: luci e ombre.
La diffusione di Internet nelle imprese commerciali italiane sta avvenendo in maniera generalizzata. L’84,5% delle aziende consultate ha dichiarato di poter disporre almeno di una connessione alla rete. Oggi la quota di addetti che accede automaticamente on line risulta pari al 34,5% e si prevede in aumento nel 2003 con un tasso di crescita vicino al 14%. La rete viene prevalentemente utilizzata per applicazioni di base, quali la posta elettronica (85,4%), la realizzazione di siti web (42,7%) o la semplice navigazione (23,9%), mentre appare ancora limitato l’utilizzo di Internet come modalità di vendita (e-commerce) sia di tipo Business to Business (9,1%) sia B2C (5,3%). Il settore economico in cui l’utilizzo di Internet è più diffuso è il turismo (il 92% delle aziende sono connesse ad Internet), mentre il settore relativamente più arretrato dal punto di vista della diffusione di Internet è il Food, con solo il 74,2% delle aziende on line.
E’ conveniente investire in IT?
Fra i risultati più rappresentativi e innovativi che l’indagine ha fornito, vi sono soprattutto quelli che misurano il ritorno degli investimenti sostenuti in termini di impatto dell’utilizzo dell’Information Technology rispetto alla produttività. Suddividendo le aziende del terziario fra quelle che hanno impiegato intensamente le tecnologie informatiche e quelle che ne hanno fatto un uso limitato, emergono delle indicazioni molto significative: a) chi ha molto e meglio investito in tecnologie (heavy user) ha visto crescere in modo determinante il fatturato per addetto fra il 1998 e il 2002 (7,9% all’anno contro 4,9% di chi investe poco e male - low user); b) tutte le aree aziendali vengono impattate dalle scelte di maggior orientamento alle tecnologie, traendone benefici elevati soprattutto nelle funzioni amministrative, nei rapporti con i clienti e nel controllo di gestione. Tuttavia, gli investimenti in tecnologie, per quanto importanti siano, devono essere da un lato opportunamente dimensionati e dall’altro distribuiti in modo equilibrato all’interno dell’azienda, per poterne sfruttare tutti i possibili benefici.
Politiche per lo sviluppo: incentivi, finanziamenti e formazione.
Una prima leva da utilizzare per migliorare le potenzialità e la qualità degli investimenti IT nelle aziende è la formazione. Dall’indagine è emerso che solo l’11% delle imprese fa uso di corsi di formazione informatica e che nel periodo 1998-2002 la maggior parte dei corsi organizzati erano incentrati sulla prima alfabetizzazione informatica. Attualmente, le aree in cui si verifica un maggior interesse delle aziende a sviluppare competenze più specifiche e dettagliate riguardano sostanzialmente l’utilizzo di internet. E’ dunque necessario investire in formazione. A tal fine, i contributi pubblici e gli sgravi fiscali potrebbero costituire un importante incentivo per spingere le aziende a sviluppare dei programmi di formazione. Un altro strumento che può supportare lo sviluppo delle tecnologie nelle aziende del terziario è la fruizione degli incentivi pubblici per l’informatica. Attualmente solo l’8,4% delle aziende intervistate ha beneficiato dei contributi messi a disposizione. Di queste, l’11,9% appartiene al comparto del turismo e il 9,6% a quello del Food. Gli incentivi all’investimento, qualora ottenuti, vengono utilizzati principalmente per l’acquisto di apparati Hardware (il 73,8%) e solo in minima parte per il software (il 44,4%). Il dato mette in evidenza che gli incentivi vengono per lo più richiesti dalle aziende al fine di implementare una dotazione tecnologica di base, e non per accedere a strumenti più evoluti.
IL RUOLO E L’IMPEGNO DI CONFCOMMERCIO PER PROMUOVERE L’I.T.
«Temi come quello dell’alta tecnologia devono essere considerati assolutamente prioritari». E’ questo il messaggio di Confcommercio che ha deciso di scendere in prima linea, al fianco di Microsoft, per dare soluzione al problema. E’, infatti, necessario colmare al più presto il gap tecnologico di cui soffre il nostro Paese. La concorrenza sui mercati si inasprisce sempre più e per restare competitivi occorre rafforzare le strutture dell’azienda attraverso adeguati programmi di modernizzazione che non possono escludere l’utilizzo delle tecnologie. L’obiettivo è quello di avviare un processo di innovazione di prodotto, di processo e organizzativa. «Un processo - sottolineano i vertici di Confcommercio - simile a quello determinatosi nelle Pmi manifatturiere con l’avvento dei sistemi Cad/cam, sistemi di progettazione, e fabbricazione assistita di computer». L’obiettivo dell’Associazione è quello di arrivare a un vasto impiego dell’hi-tech nello stesso «prodotto» commerciale. Ciò significa la cura del cliente attraverso sistemi che ne assistano l’acquisto, gli strumenti di pagamento, e poi ancora l’introduzione di programmi di fidelizzazione, il commercio elettronico, la customer care e l’analisi della propria clientela. Ma per fare tutto questo sono necessari degli strumenti di supporto. Un aiuto allo sviluppo potrebbe arrivare dalle politiche di incentivazione e di supporto finanziario, ma i fondi a sostegno delle azioni di ricerca e sviluppo sono scarsi e l’accesso continua ad essere riservato principalmente alle imprese industriali. Un ruolo importante per la diffusione della tecnologia informatica nelle imprese del terziario può essere svolto anche dal colloquio con l’e-government e l’e-procurement della Pubblica amministrazione; questo sta avvenendo, ad esempio, con la Consip, la Concessionaria servizi informatici pubblici che, per conto del Ministero dell’Economia, aggiudica le forniture di beni e servizi per la Pubblica amministrazione. Infine, Confcommercio sostiene che è necessario sensibilizzare maggiormente gli associati, molti dei quali sono ancora convinti che la tecnologia mal si coniuga con una funzione di tipo tradizionale, come quella tipicamente svolta dalla piccola distribuzione.
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