MERCATO DELL’AUTO: CAMBIA IL RAPPORTO FRA PRODUTTORE E CONCESSIONARIO
Nr. 09 del 06/05/2003
Direttiva Monti. Un dibattito in Confcommercio
Tra incentivi e momenti di crisi, il mercato dell’automobile europeo si prepara ad affrontare un sostanziale cambiamento nei rapporti tra produttori e concessionari. A dettare le nuove regole in merito è la cosiddetta «Direttiva Monti», di recente emanata dall’Unione europea, la quale contiene una serie di norme legate alla distribuzione e alla manutenzione degli autoveicoli nonché alla fornitura di pezzi di ricambio e annovera tra i vari riflessi pratici il cambiamento di alcuni aspetti dei rapporti tra produttore e concessionario.
Per chiarire alcuni dubbi e comprendere meglio le opportunità e le minacce portate dalla recente emanazione del regolamento comunitario n. 1400/2002, relativo all’applicazione dell’articolo 81, paragrafo 3 del «Trattato a categorie di accordi verticali e pratiche concordate nel settore automobilistico» la Confcommercio di Vicenza ha di recente ospitato nei locali della sede provinciale un incontro di aggiornamento, organizzato dall’associazione provinciale concessionari ufficiali autoveicoli. Dopo i saluti e l’introduzione del presidente dell’associazione Gianfranco Bisson, ha preso la parola Gian Franco Soranna, segretario generale della Federazione Associazioni Italiane Concessionari Produzione Automotoristica (Federaicpa), che raggruppa le associazioni di marca dei concessionari auto e veicoli industriali.
Le nuove direttive sul servizio di assistenza post-vendita, la possibilità data al rivenditore di poter distribuire marche diverse sotto la stessa ragione sociale purché appartenenti allo stesso Gruppo e l’abrogazione della cosiddetta «clausola di ubicazione» sono stati gli argomenti che hanno destato più interesse nei partecipanti. Secondo la nuova normativa il servizio di assistenza post-vendita potrà infatti essere subappaltato dalla concessionaria ad un’officina autorizzata.
La discussione è entrata poi nel vivo nel momento in cui è stata ufficializzata l’abrogazione della cosiddetta «clausola di ubicazione». In pratica, il costruttore non potrà più imporre la localizzazione del concessionario, così come l’ubicazione delle officine autorizzate. Argomento, questo, utilissimo al fine di introdurre una panoramica sulle strategie distributive delle case costruttrici per gli anni a venire, per le quali si configura da una parte un criterio «qualitativo/selettivo» con l’obbligo imposto ai concessionari di adeguarsi a precisi standard qualitativi, e dall’altra un criterio legato alla «esclusiva territoriale». Nelle battute finali della discussione, spazio alle domande relative alla «garanzie sull’usato», o per meglio dire al «diritto alla conformità del prodotto usato», concetto che spesso e volentieri l’acquirente di automezzi usati travisa.
SCATTATA DALL’UNRAE LA FOTOGRAFIA DEL MERCATO ITALIANO DELL’AUTO
Positivi i dati del primo trimestre 2003
L’Unrae ha compiuto un’analisi sulla struttura del mercato italiano dell’automobile che rappresenta un’ottima indicazione su quali siano stati gli effetti degli ecoincentivi. L’elaborazione effettuata dagli analisti dell’Unrae, infatti, oltre a proporre una serie di dati di interesse generale, indica alcuni elementi fondamentali riguardanti il supporto dello Stato allo sviluppo del mercato dell’auto. Innanzitutto, la notevole crescita della quota di vetture acquistate da persone fisiche, salita dal 70,49% del 2001 al 72,72% del 2002, per arrivare al 78,02% del primo trimestre di quest’anno (risultati influenzati anche dalla fine della Tremonti-bis, che ha inevitabilmente compresso le vendite a società). Lo sviluppo, poi, della domanda di vetture del secondo segmento di mercato, che passa a rappresentare il 42,73% delle vendite del primo trimestre del 2003 rispetto al 37,50% di quota media del 2002.
Attorno ai dati citati, assumono importanza anche la crescita continua del diesel, arrivato al 44,23% della domanda, la sensibile diminuzione delle immatricolazioni di vetture dei segmenti medio superiori e superiori, la sostanziale stabilità della domanda nelle aree Nielsen italiane.
Un indice del calo dell’attività turistica, specie quella proveniente dall’estero, si ha - infine - dal sensibile calo delle immatricolazioni di vetture da noleggio, in contrazione di oltre 1 punto percentuale in soli tre mesi. Per quel che riguarda la suddivisione per tipo di carrozzeria, il fatto più eclatante è la ripresa delle berline.
Immatricolazioni in Italia di autovetture e fuoristrada
Top ten per carrozzeria
Auto Anno % su tot Anno % su tot 3 mesi % su tot
2001 mercato 2002 mercato 2003 * mercato
Berline 1.707.962 69,85 1.628.218 69,84 498.406 72,99
Station wagon 324.217 13,26 285.416 12,24 80.006 11,72
Monovolume 190.796 7,80 179.980 7,72 44.024 6,45
compatto
Fuoristrada 102.370 4,19 121.226 5,20 29.497 4,32
Monovolume 33.994 1,39 38.949 1,67 10.449 1,53
grande
Multispazio 34.937 1,43 32.968 1,41 9.820 1,44
Cabrio e spider 26.179 1,07 24.173 1,04 5.458 0,80
Coupé 24.903 1,02 20.424 0,88 5.216 0,76
Totale mercato 2.445.358 —- 2.331.354 —- 682.876 —-
* Dati provvisori.
Elaborazioni UNRAE su dati del CED - Min. Infrastrutture e Trasporti al 31/03/2003 (Aut. Min. D09420/H4)
REGOLE ANTIFUMO PER I PUBBLICI ESERCIZI
I titolari avranno un anno di tempo per adeguare i locali alle nuove norme
Multe sempre più salate, «recinti» creati ad hoc nei locali pubblici e nei posti di lavoro, Carabinieri della salute pronti a vigilare sul pieno rispetto delle nuove normative. La vita dei fumatori incalliti è destinata a diventare ancora più dura.
A stabilirlo è il nuovo regolamento applicativo emanato dal ministero della Salute, che detta le regole sull’individuazione e le caratteristiche dei locali pubblici e aperti al pubblico riservati ai fumatori e sugli impianti di ricambio dell’aria. Il provvedimento, in attesa peraltro di pubblicazione, porta la data del 18 aprile 2003, tre mesi esatti dopo il varo della legge n. 3/ 2003 del 16 gennaio scorso, che ha impresso un nuovo e più severo giro di vite sul divieto di fumo. La lotta contro le sigarette, insomma, cavallo di battaglia del ministro Girolamo Sirchia, è diventata una realtà.
Molte le novità previste dal regolamento, anche se non avranno un’applicazione immediata: i datori di lavoro e i titolari dei pubblici esercizi avranno, in effetti, un anno di tempo per adeguarsi alla nuova normativa.
Ma ecco alcune anticipazioni della nuova disciplina.
Destinatari - I locali riservati ai fumatori si riferiscono agli esercizi aperti al pubblico e ai luoghi di lavoro, con particolare riguardo per alberghi, ristoranti, bar ed esercizi di pubblico ristoro in genere.
Locali per fumatori - Gli spazi destinati agli amanti delle sigarette saranno riconoscibili dal cartello «area per fumatori» e dovranno essere «separati con idonee barriere fisiche» (ad esempio pareti) da quelli non fumatori. Se la separazione non sarà possibile, il divieto di fumo diventerà assoluto.
Nei luoghi di ristorazione, inoltre, lo spazio destinato a chi fuma dovrà essere inferiore alla metà della superficie complessiva del locale.
Impianti di aerazione - Nei locali destinati ai fumatori, poi, compariranno «idonei mezzi meccanici di ventilazione forzata» per garantire «una portata d’aria esterna o immessa per trasferimento da altri ambienti limitrofi» dove non si può fumare. Dovrà inoltre essere assicurata una quantità d’aria minima supplementare di 22 litri/secondo per ogni persona all’interno del locale, sulla base di un indice di affollamento 0,7 per persona a metro quadrato. Il regolamento dispone, infine, di conservare i locali per fumatori «in depressione non inferiore a 5 Pascal rispetto alle zone circostanti».
L’aria proveniente dai locali riservati ai fumatori non potrà essere riciclata, ma dovrà venire espulsa «attraverso idonee e funzionali aperture».
Progettazione, installazione, manutenzione e collaudo degli impianti di ventilazione dovranno conformarsi alle norme vigenti in materia di sicurezza e di risparmio energetico e alle norme tecniche dell’Uni (Ente nazionale di unificazione) e a quelle del Cei (Comitato elettrotecnico italiano). La dichiarazione di messa in opera «ad arte» degli impianti toccherà ai tecnici abilitati, mentre i certificati di installazione e di manutenzione annuale dovranno essere sempre disponibili e visibili.
Cartelli segnaletici - Appositi cartelli luminosi dovranno indicare gli spazi per fumatori. In caso di guasto dell’impianto di ventilazione l’insegna luminosa dovrà indicare il divieto di fumo. Nei locali per non fumatori, invece, basterà il semplice cartello «Vietato fumare», con il riepilogo delle sanzioni per i trasgressori.
«Siamo soddisfatti per l’impianto generale del regolamento, che definisce le caratteristiche dei locali per fumatori - commenta Edi Sommariva, direttore generale della Fipe - Confcommercio, la Federazione Italiana Pubblici Esercizi - perché finalmente si chiariscono l’ambito di applicazione della norma, nonché le caratteristiche tecniche per chi vorrà e potrà adeguarsi. La normativa, inoltre, sburocratizza le procedure di certificazione degli impianti, affidate agli installatori abilitati».
«Confidiamo che i dodici mesi di tempo previsti dalla legge per la sua completa entrata in vigore servano non solo alle imprese di pubblico esercizio per informare clienti e dipendenti - continua Sommariva - ma anche al sistema produttivo degli impianti, per realizzare sistemi efficaci a costi ragionevoli. Resta, purtroppo, il rammarico per la confermata impossibilità di adeguamento dei pubblici esercizi più piccoli e la preoccupazione che la mancanza di sostegno finanziario alle imprese, sollecitato più volte dalla Fipe - Confcommercio -, rischi di non garantire a sufficienza spazi dedicati ai fumatori».
Sanzioni più severe per chi viola i divieti - E se i pubblici esercizi avranno un anno di tempo per mettersi in regola con le nuove disposizioni, l’inasprimento delle sanzioni amministrative già previste dalla legge per chi viola i divieti di fumo, invece, è già entrato in vigore dallo scorso primo gennaio. Accendere una sigaretta in un luogo off-limits può costare, oggi, da 25 a 250 euro, importo raddoppiato se la violazione è commessa in presenza di una donna in evidente stato di gravidanza o di lattanti o di bambini fino a dodici anni. Inasprite anche le sanzioni nei confronti di chi, pur avendone la responsabilità, non appone gli appositi cartelli «vietato fumare» oppure non fa rispettare il divieto: le multe vanno, in questo caso, dai 200 ai 2.000 euro, importo aumentato nel caso in cui nei locali gli impianti di condizionamento dell’aria non funzionino o non siano perfettamente efficienti.
“IL DIVIETO DI FUMO NEI LOCALI DIVENTERA’ UNA SCELTA OBBLIGATA
Il commento del presidente provinciale Fipe – Confcommercio Lorenzo Rizzi
«Alla fine la legge antifumo raggiungerà il suo scopo: nei locali pubblici e nei pubblici esercizi sarà vietato fumare. Perché i titolari in grado di sostenere le spese necessarie ad adeguare bar, ristoranti e luoghi di intrattenimento alle disposizioni previste in materia di aerazione e ventilazione si possono contare sulle dita di una mano».
Lorenzo Rizzi, presidente provinciale della Fipe - Confcommercio commenta così il regolamento emanato dal ministero della Salute in applicazione della normativa sul divieto di fumo, con un provvedimento che deve essere ancora pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale.
Presidente Rizzi, sono davvero così proibitivi i costi da sostenere per creare una saletta fumatori, ad esempio, in una pizzeria o in un ristorante?
«Facciamo un’ipotesi: se un ristorante di circa cento metri quadri vuole riservare una parte del locale agli amanti delle sigarette, può farlo per un massimo di 48 mq, ovvero uno spazio in grado di ospitare una ventina di persone. Ora, la legge prevede l’obbligo di immettere 80 metri cubi d’aria all’ora per persona. Moltiplicando questo valore per 20 persone, risultano 1.600 metri cubi d’aria».
A conti fatti quanti euro dovrebbe sborsare un ristoratore di questo tipo per essere in regola?
«Se per installare l’impianto di aerazione servono, all’incirca, 15 mila euro, vanno aggiunti duemila euro per potenziare l’impianto elettrico e altri duemila euro per le spese di progettazione e di assistenza tecnica. Chi, poi, non ha già una stanzetta separata dal salone principale, sarà costretto a creare quella «barriera fisica» prevista dalla legge, innalzando pareti, piuttosto che porte o divisori, che fungano allo scopo di isolare la zona fumatori. Il tutto per un ammontare, indicativamente, di 23 mila euro. E parlo di una saletta riservata a una ventina di persone. Quanti soldi dovrebbero spendere quei ristoratori che ospitano matrimoni o eventi di più ampia portata?».
Però molti potrebbero optare per un investimento di questo genere, considerandolo un sacrificio economico «una tantum»...
«Certo, ma non vanno dimenticati i costi di gestione. Gli impianti di aerazione del genere imposto dalla nuova legge prevedono una tecnologia molto avanzata e una manutenzione particolare. Ma non è tutto: l’aria immessa deve essere trattata, perché non può entrare a due gradi in inverno, né a trentacinque gradi in estate. E se il gas per il riscaldamento costa più o meno un euro l’ora, quando l’aria va rinfrescata l’energia necessaria a raffreddarla costa fino a tre euro l’ora. A fine mese è una spesa di gestione elevatissima».
Alcune critiche al regolamento antifumo sono giunte anche dal punto di vista della quantità d’aria «pulita» che dovrà obbligatoriamente essere immessa nelle salette per fumatori. Pare si tratti di un volume eccessivo.
«Sarà un problema di non poco conto: tornando all’esempio precedente, 1.600 metri cubi d’aria sparata dalle ventole possono creare effetti diversi a seconda del locale in cui ci si trova. In una chiesa, che ha soffitti molto alti, corrisponde a una bella giornata ventosa; in una discoteca già può dare fastidio. Ma in un ristorante di piccole dimensioni diventa addirittura paragonabile alla bora a Trieste!».
Insomma, anche a Vicenza i fumatori saranno costretti a uscire dai locali pubblici per accendere una sigaretta, visto che il divieto all’interno sarà una scelta obbligata.
«Io ne sono convinto. Queste nuove regole sono vessatorie al massimo nei confronti degli amanti del tabacco e vogliono disincentivare il fumo in maniera totale. Per fortuna ormai la mentalità delle persone sta cambiando e capita spesso di vedere i fumatori lasciare le sale dei ristoranti, per rispetto nei confronti di chi sta mangiando. Tra un anno, probabilmente, non si tratterà più di una scelta, ma di una imposizione».
FUMO PASSIVO: SALUTE A RISCHIO PER CHI RESPIRA IL TABACCO ALTRUI
Il fumo passivo è al terzo posto, dopo il fumo attivo e l’alcool, tra le cause prevenibili di morte. A dichiararlo è la Iarc, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, con sede a Lione, in Francia.
E la nuova legge a tutela della salute dei non fumatori, proprio prendendo atto di constatazioni di tale portata, ha imposto regole ferree da rispettare per chi invece al tabacco non può rinunciare. A cominciare dal divieto di accendere la sigaretta nei pubblici esercizi, a meno che i titolari non installino, entro l’arco di tempo di un anno, adeguati impianti di aerazione, tali da garantire una quantità minima di aria salubre.
L’elevata tossicità del fumo, anche solo passivo, è dimostrata dall’alta concentrazione di polveri presenti nei luoghi chiusi in presenza di sigarette accese. Basti pensare che, quando le centraline rivelano il raggiungimento di 75 microgrammi per metro cubo di polveri per cinque giorni di seguito, nelle città scatta, per legge, il blocco del traffico. Cosa si dovrebbe fare, allora, nei locali pubblici, quali bar, ristoranti e pub che non impongono il divieto di fumo, dove il livello di inquinamento atmosferico arriva in media a 1.700 microgrammi?
Il rischio per la salute di chi, fumatore o meno, è costretto a respirare un’aria decisamente insana schizza clamorosamente alle stelle. Perché le quattromila sostanze contenute nel fumo di sigaretta non guardano in faccia nessuno e si insinuano, invece, nei polmoni, nei bronchi e nelle vie respiratorie di tutti. E così la nicotina, il condensato (ovvero il catrame, la parte più cancerogena), le polveri fini e ultrafini e il monossido di carbonio provocano danni, aumentando i fattori di rischio per la salute anche di chi il fumo proprio non lo sopporta.
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