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Confcommercio Veneto Notizie

ECONOMIA, NON PARTE IL RILANCIO

Nr. 11 del 03/06/2003

Esportazioni in crisi per l’euro forte e Pil quasi fermo. Confcommercio chiede una concreta politica di rilancio dei consumi. Segnali di ripresa previsti per fine anno

Euro forte e petrolio meno caro frenano l’aumento dei prezzi, ma a maggio, secondo i primi dati ufficiali dell’Istat, l’inflazione resta ferma al 2,7 per cento del mese scorso. Il trend sembra però destinato a diminuire anche perché per i prossimi mesi è previsto un ulteriore rafforzamento della divisa europea su quella americana e anche sul fronte del petrolio, dopo la fine della guerra in Iraq, non sono attese sostanziali variazioni a breve. Continueranno perciò a costare di meno i trasporti e la bolletta energetica e, in generale, secondo l’Istat l’indice dovrebbe diminuire nei prossimi mesi, anche se l’euro pesante mette in crisi le nostre esportazioni e allontana sempre di più i tempi del super-export in cui il made in Italy spopolava su tutti i mercati che contano.
L’Istat intanto mette in evidenza sia l’invecchiamento della popolazione, sia il calo dei consumi delle famiglie (nel 2002 si è segnato un preoccupante meno 0,2 per cento), e sia una significativa perdita di competitività delle imprese, prevalentemente restie a rinnovare il proprio parco tecnologico, tanto che il clima di fiducia misurato mensilmente dall’Isae ha toccato a maggio i minimi storici a partire da marzo del 1994. Era da dieci anni che non si registrava una crescita così modesta del Pil (0,4 per cento contro l’1,8 del 2001), anche se l’occupazione aumenta a un ritmo del +1,2 per cento annuo e in sei anni si sono creati un milione e 800 mila nuovi posti di lavoro. Da tutto questo quadro emerge l’immagine di un paese ancora «bloccato», anche se non manca l’ottimismo. Il ministro delle attività produttive Antonio Marzano afferma che l’inflazione si raffredderà fino a toccare il 2,2 per cento entro la fine dell’anno. Dall’altra parte dell’oceano il presidente della Federal Reserve Alan Greenspan fa sapere che l’America si trova ancora in una fase di «sospensione» ma che a fine anno questo mercato così importante per l’Europa e per l’Italia dovrebbe ripartire. E da parte sua la Confcommercio ribadisce i rischi legati alla stagnazione e invita il governo ad accelerare i tempi di una politica concreta di rilancio dei consumi e, quindi - dice il presidente Sergio Rebecca - «a far ritornare l’ottimismo fra i consumatori, e in sostanza a rilanciare la domanda interna».
Nel suo rapporto l’Istituto nazionale di statistica sottolinea, inoltre, come «l’Italia sia saldamente in Europa», e come segnali positivi si riscontrino sul costo e sulla produttività del lavoro.
In ogni caso - sempre secondo la Confcommercio - se non c’è alcun dubbio sul fatto che l’area dell’euro continui ad essere in affanno, la variazione negativa del Pil non fa altro che riflettere la debolezza di un ciclo economico che perdura dal secondo trimestre del 2001 e che sembra incapace di riavviarsi «in mancanza di forti stimoli esterni». E fra l’altro la stagnazione dei consumi ha prodotto nel primo trimestre 2003 rallentamenti anche nei volumi di affari del commercio (-1,3 per cento) e dei servizi (-2,2 per cento). A soffrire di più in Italia - secondo Unioncamere - sono state proprio la piccola e media distribuzione (con picchi che toccano il -3,3 per cento e il - 2,8 per cento), anche se le più colpite appaiono le imprese del Mezzogiorno e se nel Nord-est la flessione è stata molto più contenuta con cali sotto l’1 per cento. Più negativi i dati del commercio al dettaglio di prodotti non alimentari, e cioè quelli che riguardano abbigliamento, accessori, prodotti per la casa ed elettrodomestici. Soffrono, invece, molto meno gli esercizi specializzati nei beni alimentari con una decisa crescita nella grande distribuzione. Unioncamere prevede, comunque, una decisa ripresa nel secondo trimestre del 2003. e le prospettive positive sono condivise sia dalla piccola che dalla media distribuzione.

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