RISTORAZIONE COLLETTIVA QUALITA’ A RISCHIO CONSIP?
Nr. 14 del 15/07/2003
La questione è stata dibattuta nel corso di un recente convegno. Obiettivo: razionalizzare la spesa pubblica senza ridurre il livello del servizio
Oggi oltre 11 milioni di persone ogni giorno pranzano fuori casa. Di queste, oltre 4 milioni pranzano in mensa, tra cui 1,6 milioni di bambini di scuole materne ed elementari. Per il 72% di questi bambini il pranzo è il pasto principale: educazione alimentare, corretti stili nutrizionali si formano qui. Per la pubblica amministrazione, però, questi valori valgono poco, se confrontati alla necessità di fare cassa: le gare d’appalto pubbliche affidate a Consip Spa non tengono in alcun conto professionalità e qualità, basate come sono sul criterio del massimo ribasso. I rischi di questa politica sono qualità e varietà dei cibi più basse, impiego di lavoratori a nero, fallimento delle imprese più piccole: si sta creando un mercato artificiale, standardizzato e oligarchico, che non giova né ai consumatori né alle imprese.
Questo il quadro a tinte fosche tratteggiato dal convegno promosso dalle associazioni che rappresentano il mercato della ristorazione collettiva ( 1400 imprese con 5000 unità locali di mensa, un volume d’affari che ha superato i 6 miliardi di euro, oltre 50000 posti di lavoro) Angem-Fipe e Ancst-Legacoop, dal titolo «Ristorazione collettiva: qualità a rischio Consip?», tenutosi oggi a Roma. «Bisogna incentrare l’attenzione sulle ragioni ed i diritti degli utenti dei servizi di ristorazione - ha aggiunto, nel suo intervento, il presidente Angem-Fipe Ilario Perotto - per dare la misura di quanto sia sbagliato indire gare d’appalto «al buio», caratterizzate da estrema genericità, che rende impossibile la presentazione di un’offerta tarata sul reale servizio che bisogna dare». Le aziende chiedono una revisione della normativa e delle procedure, nonché un coinvolgimento per le soluzioni più idonee.
Due le «vie d’uscita» indicate dal Presidente di Confcommercio e Fipe Sergio Billè nel suo intervento. Prima di tutto l’eccezione alimentare, ossia il principio per cui quando gli appalti riguardano l’alimentazione (servizi di mensa, buoni pasto e fornitura di derrate alimentari) le gare poggino sul criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa e che privilegia l’aspetto qualitativo sul prezzo. In secondo luogo promuovendo la trasparenza con un’informazione efficace sulle condizioni che regolano i tanti micro-mercati in cui oggi si articola il servizio di ristorazione collettiva. In tal senso, Billè si è detto favorevole all’idea sviluppata da Consip del marketplace, ossia un luogo dove possono interagire i micro-mercati oggi esistenti in modo da creare condizioni di potenziale concorrenza tra tutti i soggetti. In definitiva, ha concluso Sergio Billè, basterebbe rivedere l’art. 24 dell’ultima finanziaria per raggiungere il condivisibile obiettivo di una razionalizzazione della spesa pubblica senza rinunciare alla qualità di beni e servizi di cui la Pubblica Amministrazione ha urgente bisogno per diventare più efficiente, coinvolgendo in gare e in appalti anche le PMI per evitare che si creino o si riproducano pericolosi monopoli e, infine, responsabilizzando di più gli amministratori locali per consentire loro di scegliere le forniture di cui hanno bisogno secondo le proprie esigenze.
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