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Confcommercio Veneto Notizie

PIANO REGIONALE DI SVILUPPO: PER IL SISTEMA DISTRIBUTIVO CONFCOMMERCIO VENETO DICE SI’, CON QUALCHE RISERVA

Nr. 15 del 29/07/2003

Bene le parti riguardanti il quadro evolutivo e le prospettive strategiche, ma serve più chiarezza sulla programmazione

Il nuovo Piano Regionale di Sviluppo nel complesso piace, ma si deve aggiustare ulteriormente la mira puntando soprattutto sugli equilibri fra grande, media e piccola distribuzione. Serve - questo il punto focale - una programmazione intercomunale. Insomma, come dire: Confcommercio Veneto il Prs in cantiere lo condivide specie nelle parti che riguardano il quadro evolutivo e le prospettive strategiche, ma chiede che si puntualizzi meglio la funzione che spetta alla Regione stessa di programmare e orientare la diffusione del sistema distributivo.
La posizione di Confcommercio Veneto è precisa. Con l’affermazione dei grandi centri commerciali e delle megasuperfici di vendita la sorte di una miriade di piccoli e medi esercizi, che svolgono un’importante funzione sociale soprattutto nei centri storici, nelle periferie urbane e nei luoghi di montagna, sarebbe segnata. Le nuove forme di distribuzione devono, perciò, essere attentamente programmate nei loro insediamenti, per garantire un equilibrio. La recente legislazione regionale ha seguito con attenzione questi fenomeni, con normative mirate. Ora, però, si tratta di andare con ancora maggior precisione sull’obiettivo. E questo significa che nelle 18 aree commerciali in questione è necessario, come detto, prevedere una programmazione intercomunale degli insediamenti per le grandi superfici di vendita.
Confcommercio Veneto lo afferma con chiarezza: non basta più indicare una disponibilità di superficie a livello regionale, per poi consentire al primo Comune che fa domanda di assorbire questa superficie, a prescindere da una valutazione comparativa con le altre possibilità di insediamento in altri comuni limitrofi, pur appartenenti alla stessa area commerciale. Per elaborare una normativa in questa direzione - questa la sottolineatura - la Regione Veneto ha piena competenza, oggi più ancora di ieri, alla luce delle nuove norme sul federalismo. Per questo è utile e positivo che il Prs esprima con la massima precisione questo indirizzo di tipo programmatorio.
Nella sostanza, quindi, positivo il giudizio su questa prima ipotesi del Piano, anche perché si sentiva un grosso vuoto negli strumenti normativi di programmazione regionale. Il precedente Prs era datato «anni ‘80» e da allora la Regione non si era più soffermata ad approfondire, in un documento programmatico, un’analisi della situazione complessiva, per disegnare successivamente gli scenari di un possibile sviluppo futuro. Così sono passati anche gli «anni ‘90», fra le grandi mutazioni della realtà sociale-produttiva e ambientale del Veneto, e adesso, già al giro di boa della legislatura, si avverte il bisogno di colmare una diffusa esigenza.
Anche sul metodo scelto della Regione c’è il consenso della Confcommercio. Si è partiti da una bozza di proposta offerta all’analisi e ai contributi delle forze sociali e imprenditoriali, per realizzare in concreto i principi della concertazione. Ed, entrando, ancora più nel merito, l’Unione regionale condivide sia l’individuazione dei problemi ritenuti più importanti ed emergenti, sia il quadro degli obiettivi nelle politiche socio-sanitarie come per le politiche culturali, e sia le necessità di dare priorità alle risorse ambientali, alle infrastrutture e alla mobilità.
Secondo Confcommercio Veneto oggi, inoltre, si constata un positivo risveglio del progetto federalista, con un nuovo e diverso rapporto Regioni-Stato, che però è in equilibrio precario e necessita di continui input di tipo regionalista nel processo evolutivo.
Per quanto riguarda il settore commercio, la richiesta è, appunto, che la Regione esalti il suo basilare ruolo di programmazione. Bisogna partire dalla valutazione che gli esercizi commerciali non si devono considerare come semplici «attività produttive», con le caratteristiche e i limiti di tali strutture. Un negozio non è assimilabile a un’impresa industriale o artigiana: esso, invece, presenta specifiche peculiarità che vanno adeguatamente valutate e salvaguardate. Spesso, anzi, il negozio svolge un vero e proprio ruolo sociale a vantaggio della vita di comunità. I centri storici, così come i quartieri cittadini e tante realtà della nostra montagna andrebbero in crisi senza il loro prezioso corredo di negozi sotto casa. Per questo, contro il grosso pericolo dello spontaneismo e dell’anarchia, diventa fondamentale una programmazione illuminata che tenga conto delle caratteristiche e della domanda del territorio.
Franco Pepe

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