VINO, BIRRA E SUPERALCOLICI A FINE PASTO, LE PRIME VITTIME DELLA PATENTE A PUNTI
Nr. 17 del 23/09/2003
Ristoratori concordi: “Sono cambiate le abitudini della clientela”
A perdere punti, con l’introduzione delle nuove disposizioni in materia di patente di guida, stavolta non sono i guidatori indisciplinati e poco rispettosi delle regole. Le vere vittime sono, invece, i superalcolici e le bevande a base di alcool in generale: dal vino alla birra, dalla grappa al limoncello e perfino il caffè corretto.
E’ quanto emerge da un rapido sondaggio telefonico effettuato tra i titolari di ristoranti, pizzerie, birrerie e locali notturni associati alla Confcommercio provinciale.
«Da metà luglio 2003, da quando, cioè, è entrata in vigore la nuova patente a punti, le conseguenze sulle abitudini della clientela si sono fatte sentire - spiegano i ristoratori vicentini - . Sempre più spesso ci capita di sentire tra i tavoli discorsi relativi alla scelta di un commensale che deve astenersi dal bere o che deve perlomeno limitarsi, perché individuato come autista della compagnia. E poi accade anche che, terminata una bottiglia di vino, quasi nessuno chieda il bis, proprio per il timore di incorrere nelle sanzioni previste dalla legge. Però non siamo ancora giunti all’abitudine, radicata soprattutto all’estero, di portarsi a casa la bottiglia rimasta a metà sul tavolo del ristorante. Piuttosto, i clienti preferiscono ordinare due bicchieri, invece che optare per una bottiglia che sanno di non poter finire».
Considerata fino a ieri una mancanza di stile, l’idea di non abbandonare sul tavolo la bottiglia di vino, magari pregiato, rimasta a metà, è oggi al centro di una vera e propria operazione di marketing che ha preso il via ad Asti, in Piemonte. «Se la bottiglia, tra l’altro già pagata dal cliente per intero, viene consegnata ritappata in un originale sacchetto cartonato, così da poterne poi gustare tranquillamente il contenuto a casa il giorno dopo, dov’è il problema? - si chiedono i promotori dell’iniziativa, che ha già raccolto le adesioni di molti ristoratori del luogo - . Gli americani già lo fanno da anni e, oltretutto, si tratta di una questione di rispetto: il vino costa fatica e non va sprecato, ma rispettato fino in fondo, tanto più che costa parecchio».
La patente a punti ha fatto emergere anche un’altra realtà, finora rimasta retaggio della cerchia ristretta dei pochi amanti del buon bere. Ovvero l’opportunità di ordinare vini di qualità, invece che puntare sulla quantità, come accadeva prima. «La clientela sta imparando a selezionare la bottiglia giusta da abbinare al piatto che viene portato in tavola, invece che lasciare la scelta al caso - continuano i titolari di alcuni ristoranti e trattorie del vicentino - . Ne è la prova il fatto che ormai il bicchiere di vino alla spina non esiste quasi più: se la legge impone di bere meno, almeno, pensano i commensali, quel poco che viene ammesso per non incorrere in controlli e multe deve essere un buon bere».
Anche nelle pizzerie e nelle birrerie, dove la maggior parte degli ordini si concentra nei boccali di birra, rossa, bionda o nera, la nuova tendenza si sta facendo sentire: «Chi comunque non riesce a finire una pizza con un solo bicchiere di birra e si concede il bis, poi rinuncia alla grappa o al digestivo o al limoncello. Qualcuno addirittura sceglie il caffè liscio, piuttosto che corretto, per non aumentare troppo la concentrazione di alcool già ingerito» commentano i responsabili di alcuni locali. Un’abitudine confermata anche da chi gestisce le discoteche e le sale da ballo, che hanno visto calare sensibilmente le richieste di superalcolici, in generale, compresi i cocktail.
E le enoteche, luoghi di culto per eccellenza del buon bere, come fanno fronte a quella che rischia di essere una seria minaccia al proseguimento dell’attività? «In realtà azzardare un bilancio di effetti economici negativi collegati all’introduzione della nuova patente di guida è ancora prematuro - chiarisce il titolare di un’enoteca della città - . Di certo quello che si è potuto notare è stato un leggero cambiamento nelle abitudini della clientela: se prima si ordinava la bottiglia da bere nel locale, adesso qui si ordina il bicchiere, mentre la bottiglia viene acquistata per assaporarla a casa, con più calma e senza il rischio di controlli nel caso si ecceda un po’ con le quantità. Per quel che riguarda la scelta mirata verso la qualità dei vini, chi si rivolge alle enoteche sceglie da sempre il segmento più alto della produzione vinicola. Quindi per noi non è una novità. Come non lo è il calo nei consumi dei superalcolici, quasi fosse una tendenza passata di moda».
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