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Confcommercio Veneto Notizie

FINANZIARIA: MANCA UN PIANO DI RIFORME

Nr. 18 del 07/10/2003

Finanziaria 2004. Le risorse continuano a mancare e la Confcommercio sottolinea il preoccupante permanere dei problemi sul tappeto. «E’ un’ulteriore conferma - questo il commento alla bozza della legge illustrata dal governo - dei livelli di particolare criticità a cui è giunto il nostro sistema economico».
Secondo la Confederazione continua, infatti, ad esserci un evidente gap tra i fondi a disposizione e un autentico programma di investimenti nel settore delle infrastrutture, per cui resta fermo quel programma di riforme che avrebbe dovuto portare ad una reale modernizzazione del sistema e soprattutto all’attuazione della riforma fiscale, a iniziare dall’abolizione, richiesta e promessa ormai da tempo, dell’Irap. Non solo: ma la Confcommercio, «in una manovra che si muove da una base di tutti conti in rosso», ritiene difficilmente raggiungibile anche l’obiettivo indicato dal Governo, di centrare nel 2004 il traguardo del Pil pari all’1,9% partendo dallo 0,3-0,4% del 2003. «Se è certamente vero - questa la sottolineatura - che la crisi internazionale abbia determinato una forte caduta del nostro export, si illude chi crede che possano essere solo fattori internazionali a far compiere un nuovo balzo in avanti alla nostra economia».
E a pagare il prezzo più alto di quello che sta diventando ormai un circolo vizioso - dice ancora la Concommercio - sono prima di tutto le imprese che, operando direttamente sul mercato, devono fare i conti ogni giorno con un sistema che costa più di quanto produce e che, invece, di tutelare redditi familiari e potere di acquisto, disperde altrove le poche risorse esistenti.
I capisaldi della nuova Finanziaria sono, in sostanza, quelli già noti. Per l’inflazione si prevede un 2,6% in media per il 2003, che dovrebbe poi poi ridursi «intorno al 2 per cento nel 2004», mentre il tasso di disoccupazione dovrebbe ridursi all’8,4 per cento nel 2004 dall’8,7 del 2003. Interventi, poi, per 16 miliardi, di cui 5 da destinare a sostenere investimenti e sviluppo. Ci sarà un condono edilizio che terrà conto di una serie di vincoli e porrà paletti agli abusi sanabili. Verranno riaperti i termini del condono fiscale 2003, mentre gli autonomi potranno concordare con il fisco preventivamente le loro tasse. Ci saranno i mille euro promessi per il secondo figlio e aiuti alle imprese che investono in tecnologia. Sarà favorito il ritorno dei «cervelli» espatriati e tutelato il «made in Italy».
Da un lato si punta, cioè, a un processo di protezione della produzione nazionale, sulla frontiera e sul territorio. Dall’altro a un intervento di proiezione all’esterno dell’azione di sostegno dei prodotti italiani.
Contestualmente procederà la riforma dello Stato sociale che si svilupperà principalmente su due fronti: la costruzione di un «secondo pilastro», basato sui fondi pensione e «fondamentale per garantire un futuro al sistema previdenziale italiano», e una politica europea mirata alla riduzione dell’early retirement, cioè delle fughe di massa dal mondo del lavoro, sia attraverso gli incentivi, sia con l’allineamento alla media europea della contribuzione previdenziale.
Fra l’altro, verranno detassati gli utili reinvestiti in ricerca, innovazione, design, export. Inoltre sarà escluso dall’Irap il costo del lavoro inerente alla ricerca.
Il governo attiverà le linee di finanziamento al settore grazie alla Cassa per lo Sviluppo Spa, che prenderà il posto della vecchia Cassa Depositi e Prestiti. Sempre per potenziare la ricerca, verranno creati l’Istituto Italiano di Tecnologia e il Collegio d’Italia. La nuova Cassa per lo Sviluppo sarà la chiave di volta per la realizzazione di infrastrutture ed investimenti pubblici. Oltre ad una serie di linee di finanziamento per potenziare Artigiancassa, la Cassa potrà attivare tutti gli strumenti necessari anche per attingere alle risorse che verranno stanziati nel piano d’azione europeo per la crescita. E per attirare investimenti in Italia verrà in aiuto il fisco. Dopo il varo dell’Ires, si punta ora ad eliminare i regimi sanzionatori che finora hanno concorso a spiazzare gli investimenti in Italia.

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