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Confcommercio Veneto Notizie

TERZA ETA’, RESISTONO ANCORA TROPPI LUOGHI COMUNI

Nr. 18 del 07/10/2003

A Riva del Garda quarta edizione di Gold Age - Forum internazionale della Terza Età promosso da 50&Più Fenacom-Confcommercio, nel segno dello slogan «Io sono, noi siamo», a testimoniare - spiega il presidente Lanfranco Morgagni - «come l’unione di molte persone, individuate come deboli, possa dare vita ad una forza vitale: esattamente ciò che oggi rappresenta il mondo della Terza Età».
Alla manifestazione, organizzata con il coinvolgimento del ministero del Welfare, di assessori regionali, enti locali e delegazioni di associazioni di anziani provenienti da vari paesi dell’Unione europea, hanno partecipato per Vicenza su delega del presidente provinciale di 50&Più-Fenacom Girolamo Bari il vicepresidente vicario rag. Fiorenzo Marcato, la presidente del comitato Donna Dorina Gecchelin e Dario Peruffo. Il forum internazionale, giunto alla quarta edizione, si è aperto con la presentazione del sesto rapporto «Essere anziani oggi», che quest’anno ha visto il confronto sui problemi della terza età in cinque Paesi europei, Italia, Spagna, Francia, Germania e Gran Bretagna, per verificare in parallelo quale sia la consapevolezza dell’identità di «anziani vitali», delle loro condizioni reali di vita, nonché delle loro attese verso politiche maggiormente appropriate a livello nazionale ed europeo. Va tenuto presente che si sta parlando di più di 60 milioni di persone con più di 65 anni di età, presenti oggi nei 15 Paesi censiti da Eurostat, a prescindere dai nuovi Paesi che entreranno a seguito dell’allargamento dell’Unione. Questa fascia di persone rappresenta attualmente il 15 per cento della popolazione totale, ma aumenterà sino al 20 per cento o ancora di più se si guarda all’anno 2020. E l’Italia occupa in proposito, sia oggi (ma lo sarà anche in futuro), la posizione di testa. L’indagine è stata condotta su 5 campioni rappresentativi nazionali di persone che appartengono ad una fascia ampia di età che da quella ancora relativamente giovane (55 anni) sino agli ultrasettantacinquenni, per poter cogliere gli orientamenti non solo delle persone che sono da considerare anziane a tutti gli effetti ma anche di quelle che guardano ad una loro futura condizione. E il risultato per l’Italia è stato piuttosto negativo. Emerge, infatti, come, malgrado il 90 per cento degli anziani siano ancora abili e in discrete condizioni fisiche, permanga un approccio per lo più improntato al patetico «piangersi addosso». A fronte di questa situazione gli anziani europei si rivolgono alle istituzioni dei rispettivi Paesi, ma anche all’Europa per chiedere politiche più adeguate e consone, in grado di promuovere ulteriormente l’autonomia degli anziani vitali di oggi, favorendone la reimmissione in circuiti di vita attiva.
Del resto anche le associazioni di rappresentanza degli anziani (intervistate con un’apposita indagine parallela) sottolineano l’inadeguatezza della considerazione di cui soffre ancora oggi il mondo anziano, percepito per lo più come un ambito di debolezza e quindi portatore di problemi da risolvere più che di opportunità da valorizzare. Per questo l’Europa in particolare viene vista con un soggetto importante che deve diventare un protagonista della nuova condizione anziana, poiché si è assistito a molte dichiarazioni di principio in questa sede, in favore degli anziani, ma non ad un parallelo sforzo di programmi operativi diretti specificamente agli anziani autonomi. Tende sempre a vincere il tradizionale sostegno delle persone deboli e fragili di quell’età. Un segnale forte e chiaro in proposito da parte di Bruxelles si salderebbe, dunque, con le attese degli anziani, venendo a stabilire così un corto circuito virtuoso, quanto necessario, tra l’Europa dei Popoli e l’Europa delle Istituzioni. «Nell’area Ue - ha osservato lo statistico Nadio De Lai - la questione anziani viene sottovalutata e sottostimata. I 60 milioni di anziani che vivono in Europa vogliono essere considerati in modo diverso e più positivo».
Lo studio conferma che in Italia quasi l’80 per cento delle persone «sottostima ampiamente la quota di anziani vitali», mentre si guarda «impropriamente» all’anziano come ad una persona in condizioni di salute precarie. E questo, mentre oltre il 75 per cento delle persone nella fascia della terza età dichiari di stare complessivamente bene. Tra l’altro, risulta «falsata» anche la visione che si ha della famiglia anziana, vista per lo più come «schiacciata sui redditi bassi», mentre - come dimostra la ricerca - essa viaggia, invece, nella maggioranza dei casi, su redditi medi e in certi casi medio-alti». Un luogo comune negativo, questo, che nel nostro Paese sembra proliferare anche tra gli stessi anziani. Il dato di quest’anno testimonia che, se in Paesi come la Germania e la Gran Bretagna l’80 per cento degli anziani desidera un nuovo e più positivo approccio alla loro condizione, questa stessa percentuale scende in Italia sino al 60 per cento.
Durante Gold Age si sono tenute anche le tradizionali iniziative del concorso 50&Più con i premi di pittura, prosa e poesia.

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