DINO MENARIN: “TRE GRANDI PROGETTI PER DARE FUTURO AL SISTEMA VICENZA”
Nr. 01 del 13/01/2004
Comunicazione, innovazione, internazionalizzazione: sono i tre macro-progetti trasversali che condensano la nuova strategia operativa della Camera di commercio per rilanciare il sistema economico provinciale delle piccole e medie imprese. Parte da qui il futuro, con un’ottica per molti aspetti rivoluzionaria rispetto al passato, in cui si cerca di chiudere l’epoca delle frammentazioni e dei compartimenti-stagni per inaugurare quella di un autentico lavoro di insieme. Ma vediamo, con il presidente della Camera di commercio Dino Menarin, di analizzare, uno per uno, questi progetti voluti dalla giunta e approvati dal consiglio dell’ente.
Primo: la comunicazione. «Il progetto - spiega Menarin- nasce dalla constatazione di fondo che qualsiasi intervento si voglia fare a vantaggio delle imprese e degli utenti è necessario che le opportunità vengano evidenziate e percepite, per cui la comunicazione, sia interna che esterna, va fatta nel modo più ampio. Non è altro, dunque, che uno strumento di marketing mirato per far conoscere le attrattività del sistema economico».
Da una parte, dunque, ottimizzare la comunicazione interna fra settori camerali e tra aziende e enti collegati. Dall’altra, comunicare in maniera appropriata all’opinione pubblica, a imprese e potenziali utenti l’azione camerale. E dall’altra ancora, coordinare tutte le iniziative di richiamo economico, culturale, enogastronomico per ottenere un risultato più forte e ampliare, sotto l’aspetto turistico, il raggio di immagine del territorio. L’intento è, perciò, di utilizzare una chiave nuova e diversa per aprire la porta del prodotto-Vicenza a una fruizione molto più estesa. Fra le risorse che si metteranno in campo la creazione di un’agenzia per la comunicazione, una sorta di task force formata da diversi enti e organizzazioni. «Mi sto battendo perché nasca. Bisogna, cioè, ideare un luogo, pensato in modo istituzionale, un tavolo ad hoc in cui tutti i protagonisti della vita economica e amministrativa si ritrovino per dare una matrice unitaria a tutte le azioni e a tutte le iniziative. Il fatto è che continuano a esserci molti interventi, molti avvenimenti che non vengono adeguatamente sfruttati. Gli operatori in città e in provincia vivono in altrettante isole, per cui una serie di messaggi, eventi commerciali, spettacoli, momenti di valorizzazione dell’enogastronomia locale rischiano di non essere conosciuti. Mettiamo la mostra di Scamozzi e le sue 8 mila presenze. Bene: sono convinto che se riusciamo ad articolare la comunicazione, queste presenze si possono triplicare».
Un’agenzia, pertanto, come punto di incontro, di sintesi e diffusione che coaguli esponenti del mondo economico, culturale e sociale per promuovere, in piena sinergia, evitando sovrapposizioni e separatismi, il richiamo di un prodotto-Vicenza visto e vissuto finalmente in modo globale.
Secondo: l’innovazione. «Deriva - dice Menarin - da un’analisi approfondita della situazione attuale di alcuni comparti, in particolare il primario e i servizi. Ci troviamo in un momento molto delicato in cui sono venuti meno i punti vincenti del sistema produttivo locale. Si sente da vicino il fiato della concorrenza, specie quella dei paesi in via di sviluppo che si affacciano prepotentemente sul mercato proprio nei settori che riguardano i nostri prodotti. Il 70 per cento del nostro export si basa, infatti, sui settori tradizionali ed è qui che subiamo una concorrenza sempre più agguerrita dall’Est asiatico, dall’Est Europa ma anche da paesi come la Turchia».
«Tutto questo - aggiunge Menarin - impone una trasformazione in termini innovativi per sfruttare meglio le risorse tecnologiche e posizionarsi meglio sul mercato, utilizzando l’appeal del made in Italy e il brand dei marchi come valore aggiunto. Mettiamo - dice - l’agricoltura. I nuovi paesi in procinto di entrare in Europa potranno esprimere nel medio periodo un’organizzazione aziendale più competitiva della nostra. Noi, allora, dobbiamo creare qualcosa di più dell’agricoltura industriale, sottolineare la qualità della nicchia a tutela del consumatore, far percepire le specificità. Ecco, quindi, l’importanza strategica e reale di investire sulla qualità e sulla tipicità del prodotto, operando su tutta la filiera produttiva fino alla commercializzazione e alla somministrazione del prodotto. E anche qui diventa fondamentale la comunicazione. C’è, perciò, un filo conduttore che unisce i due progetti».
Molti gli strumenti e le idee per raggiungere l’obiettivo. Al primo posto la costituzione di un centro fisico per l’innovazione, riunendo i laboratori della Camera di commercio, dell’università, del Cnr, l’Enea, e il centro per la produttività in merito a formazione professionale, ricerca brevettuale e creazione di nuove imprese. Poi, come detto, la logica di filiera e promozione dei prodotti di nicchia del comparto agricolo, e il turismo come motore di eventi culturali e enogastronomici. E, fra i progetti, per quanto concerne il commercio e i servizi, la creazione di un osservatorio del terziario con mappatura informatica e su carta tecnica regionale.
Terzo: L’internazionalizzazione. «E’ un modo tecnicamente più corretto e sostanzialmente più elegante - osserva Menarin - per definire quello che una volta, molto sbrigativamente, si chiamava delocalizzazione. Ho detto prima che il 70 per cento delle quote del nostro export riguarda i settori tradizionali. Bene: se non riusciamo ad essere migliori, a prevalere in termini di qualità e marchio, allora dobbiamo spostarci dove le condizioni sono più favorevoli. Gli imprenditori vicentini sono già presenti in molte parti del mondo dove è più conveniente produrre in termini di innovazione e di brand. E questi movimenti vanno aiutati per facilitare la collocazione delle aziende sui mercati esteri. Delocalizzare significava solo trasferimento brusco e secco. Oggi si fa un ragionamento più intelligente: ci si sposta sì per il costo del lavoro, per reperire più facilmente la materia prima, ma anche per posizionarsi meglio tenuto conto della situazione dei mercati. Trasferito sul terreno pratico questo ragionamento, vuol dire che se Cina e India fanno paura perché sono mercati e serbatoi economici enormi, invece di temerli da lontano conviene esserci con il nostro know-how, accompagnando questo movimento con la possibilità di creare un disegno organico di filiera già vincente qui da noi. Se questa operazione, in particolare il modo giusto di stare su questi mercati, viene condotta bene, non avremo nulla da temere».
Fra gli strumenti pensati la promozione di progetti di formazione verso i paesi emergenti, e, fra le risorse, l’erogazione di contributi a imprese (nel commercio sono mirati a cuochi, macellai e panificatori) per acquisire servizi e un bagaglio di assistenza tecnica che siano adeguati al livello di internazionalizzazione da raggiungere.
Insomma, tre progetti organici costruiti come contenitori di interventi pratici.
Per porre in atto le varie iniziative è stato previsto un primo stanziamento di 4 milioni di euro, da correlare contestualmente all’impegno organizzativo, coinvolgendo istituzioni e associazioni in un unico, grande progetto per il rilancio dell’economia vicentina che, come primo obiettivo di insieme, si propone di pensare più in grande e di far uscire Vicenza da un’etichetta provinciale ormai troppo stretta, superata e improduttiva.
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