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Confcommercio Veneto Notizie

MARZANO, E ORA INDIETRO TUTTA

Nr. 04 del 01/03/2004

E sì, questa volta Marzano ha preso un granchio e ha dovuto fare una precipitosa marcia indietro. La brutta figura, comunque, è fatta, e la credibilità del ministro ha perso molti punti. Il piano-Marzano sulla liberalizzazione a oltranza si dimostra subito un fallimento, provoca solo dure, fiere e unanimi proteste in tutta Italia, per il ministro è una sconfitta cocente e per la Confcommercio che aveva capeggiato l’immediata ribellione nei confronti del ministro, è una chiara e solenne vittoria. La giungla degli orari, delle aperture domenicali e delle vendite resta solo un’idea velleitaria di metà febbraio, muore ancora prima di nascere.
Il presidente della Confcommercio di Vicenza Sergio Rebecca, che aveva bocciato subito senza appello la proposta del responsabile del dicastero delle attività produttive, tira un respiro di sollievo: «Non poteva che finire così. Per fortuna, dinanzi a una vera e propria sollevazione, è intervenuto il buon senso, e ci è stata risparmiata una nuova battaglia che, comunque, avremmo combattuto fino in fondo. E’ ora, però, di finirla, con questa congiura contro i commercianti. Si continua a sparare sempre e solo sulla categoria. La produzione cala, le grandi aziende mettono gli operai in cassa integrazione, l’economia annaspa, la non oculata gestione del passaggio all’euro ha impoverito tutto il ceto medio, le famiglie non riescono a risparmiare più nulla, ci sono scioperi in tutte le categorie, ma alla fine la colpa è sempre e solo dei commercianti, sia che vendano scarpe e sia che vendano ortaggi».
L’iniziativa di Marzano, caduta, fra l’altro, in una fase in cui sta diventando più acceso il confronto politico e istituzionale sulla devoluzione, aveva lasciato di sasso anche perché la competenza legislativa della materia è della Regione. Se fosse andata avanti la deregulation del ministro si sarebbe dato un colpo mortale alle norme che oggi sanciscono orari, aperture domenicali, saldi, vendite straordinarie e liquidazioni, e sarebbero scomparse le autorizzazioni comunali per aprire un qualsiasi nuovo esercizio commerciale. «E tutto ciò come se fossero queste giuste regole a bloccare i rincari o ad accelerare la corsa ai consumi. Anzi con la liberalizzazione a tutto campo sarebbe accaduto proprio il contrario. Una legge del genere avrebbe avuto effetti destabilizzanti su un’economia vacillante come la nostra e avrebbe definitivamente cancellato negozi e botteghe, specie del centro storico, che ormai da anni vanno avanti sul filo del rasoio fra spese di gestione alle stelle, con infrastrutture e parcheggi che non ci sono, e amministrazioni, almeno la maggior parte, che, al di là delle belle parole, si dimenticano del commercio e non fanno nulla per richiamare e incentivare la domanda».
Il problema reale, secondo Rebecca, è che, malgrado l’ottimismo del governo, e ricette più o meno miracolistiche o estemporanee, la stasi dell’economia continua. «Per spezzare l’impasse - dice - c’è bisogno di terapie urgenti. Lo diciamo da tempo, ma ora non si può più aspettare. Il rilancio dei consumi è una priorità assoluta se vogliamo invertire la tendenza alla recessione. Ma non è certo la liberalizzazione di Marzano la soluzione. E’ il sistema, non una parte del sistema, che deve mutare. Per incentivare i consumi bisogna ridare fiato al potere d’acquisto della gente. Oggi la massaia fa difficoltà a fare la spesa, questa è la verità, mentre aumentano le tariffe pubbliche, le tasse, malgrado le promesse, non si abbassano, e i servizi peggiorano. Bisogna realizzare infrastrutture che si attendono da decenni, bisogna fare chiarezza sulla riforma federalista, bisogna creare occupazione per i giovani che oggi vedono dinanzi a sé solo un futuro da precari, bisogna dare alla gente certezze che non ci sono e bisogna creare un clima politico sereno. Per ripartire le aziende hanno bisogno di tranquillità e fiducia, non di conflitti esasperati e di questo stillicidio di problemi quotidiani».

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