OPERATORI DEL BENESSERE: VERSO L’ISTITUZIONE DELL’ALBO REGIONALE DEL BIO-NATURALE
Nr. 04 del 01/03/2004
«La proposta licenziata dalla VI Commissione regionale per il riconoscimento normativo degli operatori del bio-naturale sarà quanto prima legge». L’augurio, che suona più come speranza che certezza matematica, è lanciato con una punta di sfida da Rino Filippin, presidente provinciale e regionale della neocostituita Associazione degli operatori del benessere.
Esperto del settore commerciale e di intermediazione, vice presidente dell’Ascom provinciale, Filippin conosce fin troppo bene le difficoltà incontrate dal settore nella sua lotta decennale per la trasparenza giuridica e professionale. E’ per questo che quasi due anni fa, spalleggiato dai diversi operatori, ha spinto per la fondazione, a Vicenza, di un nuovo organismo associativo, collegato all’Ascom, senza precedenti in Italia. Oggi, questa stessa realtà può vantare la costituzione del suo primo direttivo ufficiale e un numero di adesioni che scavalca i confini provinciali e regionali.
Nel novembre 2003, la VI Commissione del Consiglio regionale del Veneto ha licenziato una proposta di legge per il riconoscimento normativo degli operatori del benessere. A che punto siamo, oggi, con l’iter burocratico?
«La VI Commissione, presieduta da Nadia Qualarsa, consigliere regionale, ha saputo muoversi con intelligenza. Da anni, infatti, in ogni Consiglio di Regione approdano proposte di legge inerenti il settore del bio-naturale che, di volta in volta, vengono demandate al Parlamento perché valutate di competenza sanitaria. Oggi invece si sta giocando una carta molto diversa. In pratica, si sta chiedendo che gli operatori delle discipline salutistiche, che vanno dalla più comune iridologia e chiropratica alla riflessologia plantare e alla cultura ayurvedica, vengano inquadrati normativamente non in quanto discipline sanitarie, ma perché frutto di un cambiamento culturale tra la popolazione, che in modo sempre più massiccio si affida alle cure e alla dottrina delle tecniche non convenzionali. Essendo la cultura di competenza regionale, l’approvazione della proposta di legge, che oggi attende solo l’ultimo passaggio in Consiglio, avrà sicuramente vita più breve».
Un anno fa, l’Ordine dei medici ha riconosciuto, quale atto medico da circoscrivere alla sola pratica dei suoi iscritti, ben 9 discipline del benessere. Dopo anni di miscredenza, come sono ora i rapporti con i rappresentanti dei camici bianchi?
«Non credo che il problema sia tanto il rapporto che intercorre tra medici tradizionali e nuovi cultori del benessere. Piuttosto sono convinto della necessità di stabilire come, quando e perché un laureato in medicina debba avere più titolo in capitolo dei tanti professionisti del bio-naturale che da anni operano nel settore. Se si parla di corsi, seminari, preparazioni particolari che tutti gli specialisti devono esibire quale garanzia della loro serietà, allora ben venga una tale precisazione. Da anni nella medicina non convenzionale si va professando la necessità di istituzionalizzare un percorso capace di distinguere i ciarlatani dai professionisti del mestiere. Nasce da qui, infatti, la lotta per il riconoscimento giuridico e fiscale, che darebbe adito all’istituzione di un albo professionale cui iscriversi previo esami e certificazioni concordati, nonché una conseguente responsabilità civile e penale dell’operatore a tutela del consumatore. Se però mi si viene a dire che un medico, solo in quanto tale, ne sa di più e meglio di un cultore che ha dedicato la sua vita professionale a queste discipline, allora non ci capiamo più.»
Come si spiega un tale successo dell’Associazione vicentina? Rappresenta davvero un punto di riferimento in Italia?
«Per troppi anni l’universo delle discipline del benessere ha dimenticato la regola madre di ogni battaglia: l’unione. Strutturati in articolati mondi frammentati e singole associazioni di categoria, gli operatori del bio-naturale in Italia non hanno saputo finora far quadrato intorno alle loro legittime pretese di regolamentazione professionale. Con il risultato che, dopo quindici anni, si combattono ancora le stesse battaglie di ieri. In questo la novità della Associazione vicentina, nella scelta di raggruppare sotto un’unica sigla le variegate realtà del settore, focalizzandone il comune obiettivo. La costituzione del nuovo Direttivo è oggi il primo passo, concreto, cui molti hanno già dimostrato di credere. Sono i numeri, infatti, a testimoniare il successo delle richieste di adesione che giungono da tutta la regione e non solo. La votazione di un Direttivo regionale e nazionale, infatti, la dice lunga sul cammino intrapreso dall’Associazione vicentina.»
Nicla Signorelli
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