IL MERCATO DEL CENTRO NON SI SPOSTA
Nr. 08 del 26/04/2004
«Spostare le bancarelle da Piazza dei Signori e dalle aree limitrofe? E’ solo una grande assurdità». A replicare in modo perentorio all’idea del presidente di circoscrizione Maurizio Finizio è il presidente provinciale della Fiva (Federazione italiana venditori ambulanti) - Confcommercio, Adriano Girardello. «E’ un’ipotesi, quella di Finizio, che non tiene conto né della storia del mercato, né della realtà attuale delle circa 150 attività ambulanti che occupano il centro storico ogni giovedì mattina e, in parte il martedì mattina - continua Girardello - . E né tanto meno - aggiunge - della posizione della sovrintendenza di Verona che, a suo tempo, si era decisamente opposta al ritorno delle bancarelle in Campo Marzo. Non solo: ma è assurda anche questa idea di far rivivere Campo Marzo spostandovi il mercato del centro, perché nella malaugurata ipotesi di sistemare lì i banchi, ce ne starebbero più o meno la metà. E gli altri? E nessuno poi pensa al fatto che le attività di generi alimentari verrebbero collocate in un luogo non idoneo, visto che sassi e polvere caratterizzano l’attuale pavimentazione dei viali del parco? Ma mettendo anche da parte tutti i problemi che potrebbero nascere, ci chiediamo: che senso ha pensare di recuperare l’area di Campo Marzo svuotando del mercato Piazza dei Signori e le aree limitrofe, e togliere alla città un pezzo della sua stessa storia?»
In effetti la storia è chiara e nota: il mercato del giovedì in Piazza è nato agli inizi degli anni Cinquanta e non è frutto dello spostamento delle bancarelle da Viale Dalmazia, a causa dei lavori di rifacimento del parco. Questi banchi, dopo un continuo e tormentato peregrinare da via Verdi ad altre vie del centro, hanno trovato e trovano un’adeguata sistemazione, ogni giovedì mattina, tra viale Roma, piazzale del Mutilato e piazza Castello.
«E’ vero - precisa Erminio Ragazzoni, leader storico degli ambulanti vicentini - la nostra associazione si è battuta per molti anni nell’intento di far tornare le bancarelle del mercato all’interno di Campo Marzo dove si trovavano in origine. Adesso, però, è passato troppo tempo. Ormai la clientela è abituata anche affettivamente a questa collocazione e modificarla di nuovo non porterebbe alcun vantaggio. E’ poi il caso di ricordare che non si tratta solo di spostare una bancarella da una parte all’altra del centro, quanto un’impresa commerciale vera e propria, con tanto di clientela, di rapporti consolidati, di bilanci da far quadrare, e come tale non suscettibile ai cambiamenti pensati dai politici di turno».
Sulla posizione avanzata dal presidente della circoscrizione 1 Finizio, che giudica le bancarelle del mercato in contrasto con il decoro e la vivibilità del centro per i turisti, il presidente Girardello replica: «E’ difficile trovare un nesso giustificabile tra l’attività di commercio provvisorio, che dura in tutto due mezze giornate, il giovedì e il martedì appunto, e il deturpamento architettonico della città. Non solo. A Vicenza, come del resto in tutta Italia e in tutta Europa, il mercato settimanale si fa esclusivamente nei centri storici anche se angusti, disagevoli o di alto valore architettonico. E questo senza che vi siano anomalie o disagi per le città. Anzi il mercato del centro esercita un richiamo e costituisce un servizio prezioso per il cliente, il quale, oltre a poter acquistare ciò che gli serve trova in tale contesto un importante momento di socializzazione. Siamo convinti - continua il presidente Girardello- che i vicentini preferiscano la piazza con le bancarelle che portano vita e animano la città, piuttosto che, come qualcuno vorrebbe, deserta e silenziosa e riservata ai turisti che arrivano in città per un veloce «mordi e fuggi».
Gli operatori del commercio ambulante del mercato del centro aderenti alla Fiva - Confcommercio, si stanno nel frattempo organizzando per esprimere le ragioni del disaccordo con la proposta di Finizio nelle sedi istituzionali competenti. «Nei prossimi giorni - conclude Ragazzoni - definiremo le iniziative più adeguate da assumere per far sentire, forte e chiara, la nostra voce».
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