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E’ NATA LA NUOVA EUROPA

Nr. 09 del 10/05/2004

Si ingrossano le maglie dell’Unione Europea. A partire dal primo maggio, altri dieci paesi dell’Est sono entrati a far parte dell’Europa allargata. Repubblica Ceca, Slovenia, Estonia, Malta, Lituania, Polonia, Lettonia, Cipro, Ungheria e Repubblica Slovacca sono passati a tutti gli effetti, dopo la firma del Trattato di Atene del 16 aprile 2003, sotto l’egida della bandiera comunitaria.
Si è completato così, con il quinto e più vasto allargamento della UE verso l’Est, il lungo processo di trasformazione dei paesi dell’Europa centrale ed orientale che ha immesso, nel mercato unico comunitario, quasi 105 milioni di consumatori in più rispetto agli anni passati (da 395 milioni a circa 500 milioni di persone).
Ma accanto alle luci, anche le ombre di un cambiamento che rappresenta senza dubbio una delle sfide cruciali degli anni a venire. Il divario tra i 25 Stati membri in merito ad occupazione, inflazione, PIL pro capite e condizione generale dei diritti e dei servizi riconosciuti, in realtà, è ancora molto alto. Nonostante l’ingresso nell’Unione Europea dei 10 Paesi dell’Est sia stato infatti subordinato all’allineamento delle singole legislazioni nazionali alle disposizioni comunitarie e ai principi generali che regolano l’Unione, certo è che questo processo ha richiesto e tuttora richiede notevoli sforzi e tempi lunghi.
Per questo, al fine di prepararsi al meglio alla nuova sfida del mercato allargato, le imprese dovranno tenersi periodicamente informate ed aggiornate su molti degli aspetti che interessano l’abolizione dei controlli frontalieri, l’uniformazione fiscale, la standardizzazione dei documenti che semplificheranno le pratiche amministrative e logistiche, nonché sui finanziamenti esistenti per le PMI. La facilità dello scambio delle merci, l’aumento degli investimenti e la crescente specializzazione della produzione costituiranno infatti solo i primi vantaggi di una nuova unione doganale. Tanto per fare un esempio, vendere oggi in Polonia una partita di mobili richiede la stessa procedura prevista ieri per spedirli in Francia o in Austria.
Una libera circolazione di beni e servizi, dunque, cui non segue però un’analoga libertà di movimento per i lavoratori dipendenti. Sull’impiego nelle proprie aziende di cosiddetti dipendenti «extracomunitari», l’allargamento ad Est del primo maggio ha infatti posto il primo freno. Con l’unica esclusione dell’Irlanda, i 15 Paesi che hanno accolto in seno all’UE i nuovi candidati hanno optato per non dare immediata attuazione alla normativa vigente che prevede, in estrema sintesi, la libera circolazione dei cittadini comunitari. Per otto dei dieci Paesi subentrati (per Malta e Cipro non è prevista alcuna restrizione) varrà ancora, per un periodo complessivo di sette anni, la normativa vigente sui lavoratori extra-comunitari. In pratica, gli ingressi dei nuovi cittadini dell’Est in Italia come lavoratori subordinati saranno ancora sottoposti per i prossimi due anni alle quota fissata dal Governo, che per il 2004 è legata alle 20 mila unità.

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