Una proposta di legge per arrestare, in Italia, il fenomeno degli outlet. E’ quanto hanno presentato, nei giorni scorsi, al Parlamento italiano una quarantina di deputatati capeggiati dal capolista Antonio Mazzocchi, di Alleanza nazionale. Un disegno normativo bipartisan in grado di arginare la diffusione selvaggia delle grandi strutture di vendita e di marchi griffati in nome di una tutela del consumatore e degli stessi operatori del commercio. Entro il 2008, infatti, saranno più di 100 mila i negozi destinati a chiudere i battenti in tutto il Paese. Questo, almeno, secondo le proiezioni degli analisti che avvertono come il fenomeno dei «factory outlet», importato in Italia dagli Stati Uniti nel 2000 con l’apertura a Serravalle Scrivia di uno dei centri più grandi in Europa, metta a rischio nel prossimo futuro oltre 300 mila posti di lavoro. Una conseguenza, questa, inaccettabile, che ha dato vita in Parlamento alla mobilitazione dei deputati italiani. Nella pratica la proposta avanzata intende determinare un quadro normativo nazionale che serva da base per successivi interventi legislativi delle singole Regioni cui spetta, in base alla legge Bersani del ‘98, il compito di disciplinare in materia di commercio. Le cifre del resto parlano da sole. I centri outlet in Italia oggi sono 8 e contano 3.700 addetti con un fatturato nel 2003 pari a 652 milioni di euro e una superficie di vendita complessiva di 137 mila metri quadri. Solo la struttura di Serravalle Scrivia conta un bacino di 12 milioni di clienti e un fatturato annuo di oltre 130 milioni di euro. La tabella di marcia prevede che entro il 2006, su tutto il territorio nazionale, si aprano altre 10 strutture: l’iniziativa, che di fatto appartiene a gruppi stranieri e ad una sola società promotrice italiana, nel complesso investe la straordinaria cifra di oltre un miliardo di euro.