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Confcommercio Veneto Notizie

LA FEBBRE DELL’HI-TECH NON COLPISCE IL TERZIARIO

Nr. 13 del 12/07/2004

Ancora un treno perso nella sfida dell’informatizzazione. E’ in crescita infatti, ma non troppo, l’utilizzo della tecnologia informatica nelle aziende del terziario. Secondo i risultati di una indagine realizzata da Microsoft Italia e Confcommercio nazionale su un campione di 618 aziende sparse sul territorio nazionale, le imprese del commercio, del turismo e dei servizi nel nostro Paese non sembrano avere ancora ben chiara la reale capacità innovativa dell’utilizzo di un software dietro al bancone di un bar o di un negozio al dettaglio.
Questo, almeno, quanto emerso dalla tavola rotonda tenutasi nei giorni scorsi a Roma tra i principali attori del settore, sul tema «La diffusione e l’uso dell’information technology nelle imprese del terziario e del turismo in Italia». A partecipare all’incontro, il ministro per l’Innovazione e le Tecnologie, Lucio Stanca, il ministro della Attività Produttive Antonio Marzano, e i presidenti della Confcommercio nazionale Sergio Billè e della Microsoft Italia, Umberto Paolucci.
Ed è stato proprio quest’ultimo, che nel suo intervento di apertura, ha sottolineato l’urgenza per le piccole e medie imprese del terziario di una maggiore formazione sul campo hi-teck. Dal 2000 ad oggi, infatti, la percentuale degli addetti al commercio, turismo e servizi che lavora con un PC è salita dal 40% al 47%. Pochi, se si tiene presente che nell’impiego delle tecnologie è il solo servizio di posta elettronica e di collegamento ad Internet ad essere maggiormente interessato.
Risulta infatti evidente, ha spiegato Paolucci, come nel settore del terziario l’utilizzo dell’informatica, di fatto, sia ancora un elemento abilitante delle attività operative dell’azienda e non un fattore propulsivo di strategie aziendali mirate ad un rapporto innovativo con i clienti e i fornitori, o ad un ampliamento dei mercati di sbocco.
Analisi, dunque, tutt’altro che positiva per i negozianti italiani, cui i commercianti rispondono puntando il dito contro le difficoltà per le aziende del settore di accedere a finanziamenti pubblici in materia. Il 91,1% delle aziende intervistate, infatti, ha dichiarato di non aver mai ricevuto incentivi pubblici per l’acquisto di strumenti informatici o di formazione professionale. Una percentuale che si fa ancora più significativa (96,6%) nel caso circoscritto alle aziende del Sud e delle Isole. Se a questo poi si aggiungono i costi delle tecnologie e la scarsità di competenze dichiarate dagli addetti, il quadro del ritardo italiano sui correnti europei diventa ancora più chiaro.
Ma è proprio su questo punto che il ministro per l’Innovazione e le Tecnologie, Lucio Stanca, ha voluto intervenire ricordando che proprio di recente è stato firmato un decreto, con il quale si intende dare il via ad un fondo di garanzia per il sistema bancario capace di finanziare l’innovazione nelle PMI anche in assenza di beni materiali. Questo fondo, ha riportato Stanca, «sarà costituito da una prima tranche di 60 milioni di euro e arriverà fino a 100 milioni di euro». Un punto di partenza, a sottolineato il ministro, che accanto al piano varato per le piccole e medie imprese del Paese, dovrebbe costituire il primo reale passo per un aggiornamento significativo nel campo tecnologico ed informatico del terziario in Italia.

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