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PIL IN CRESCITA DELL’1,3 PER CENTO NEL 2004, DEL 2 PER CENTO NEL 2005

Nr. 15 del 09/08/2004

Nel 2004 il Pil italiano crescerà dell’I,3%, per salire al 2% nel 2005. Nell’area euro, la crescita si colloca all’l,8% quest’anno e al 2,2% nel 2005.
L’inflazione rallenta al 2,3% nella media del 2004, grazie anche all’accelerazione della produttività che contiene i costi unitari interni. E’ quanto stima l’Isae nel suo rapporto sulle previsioni per l’economia italiana.
Nel 2005, aggiunge l’Istituto, l’Italia per mantenere il rapporto deficit-Pil al di sotto del 3% dovrebbe varare «una manovra pari all’l,3% del Pil, ovvero di circa 18 miliardi di euro», precisando poi che «l’intervento correttivo sarebbe ben più consistente qualora dovesse anche prevedere il finanziamento di sgravi fiscali volti al sostegno dell’economia». L’Isae prevede per il 2004 il deficit-Pil al 2,9%, grazie alla manovra correttiva da 7,5 miliardi di euro. Ma nel 2005, «in assenza di provvedimenti correttivi e a causa del venir meno degli interventi una tantum, il deficit raggiungerebbe il 4,2% del prodotto». Il rapporto con le previsioni 2004-2005 esce prima della presentazione del Dpef e non incorpora gli effetti del maxi-emendamento alla manovra correttiva presentato dal Governo, soddisfacente ritmo di sviluppo».
L’Isae, inoltre, prevede che il rapporto deficit-Pil per la zona dell»euro rimanga stabile al 2,7% nell’anno in corso e risulterebbe appena inferiore, al 2,6% nel 2005.
Quanto infine allaa spesa per consumi delle famiglie residenti, dovrebbe aumentare, in media d’anno, nel 2004 dell’I,5%. «Il rafforzamento dei consumi privati - si legge nel rapporto - risentirebbe dell’evoluzione del reddito disponibile sospinto dagli incrementi retributivi connessi ai rinnovi contrattuali, e dell’andamento persistentemente positivo dell’occupazione».
A incidere in maniera positiva, inoltre, sarebbe anche il «relativo ripiegamento dell’inflazione rispetto alle dinamiche del 2003». Quanto al 2005, l’Isae prevede una crescita della spesa per consumi del 2%, grazie alla «dinamica ancora favorevole dei redditi di lavoro e a un’accelerazione dell’occupazione» nonché all’ulteriore ripiegamento dell’inflazione.

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