BILLE’: “NON E’ RIDUCENDO QUALCHE PREZZO CHE SI ESCE DALLA CRISI”
Nr. 17 del 27/09/2004
Parlando della vicenda prezzi, il presidente di Confcommercio nazionale Sergio Billè ha dichiarato che «tutta la distribuzione commerciale - la piccola, la media e la grande - è impegnata a contenere i prezzi praticati ai consumatori, facendo a sua volta i conti con i costi che si registrano lungo la filiera che va dalla produzione al distributore finale, con una pressione fiscale che non scende e con il peso crescente dei tributi degli enti locali. Ma soprattutto con un’economia ferma. Questo impegno è testimoniato dagli accordi per contrastare il caro-vita fatti in molte città italiane, ivi compreso il recente caso di Torino e anche dalla decisione assunta dalla grande distribuzione di tenere fermi i prezzi dei prodotti a marchio commerciale fino al 31 dicembre». «E’ un impegno importante - ha aggiunto Billè - che apprezzo e che spero sia da tutti apprezzato fino in fondo. Quanto ai progetti di riforma illustrati da Marzano, credo che sia assolutamente necessario un confronto più ampio che coinvolga le Regioni che - appena qualche giorno fa - hanno ancora una volta ricordato al Ministro che la Costituzione della Repubblica federale affida a loro la competenza esclusiva in materia di disciplina del commercio». «Un confronto - ha proseguito Billè - che coinvolga tutto il mondo del commercio italiano - food e no food, piccola, media e grande distribuzione - perché le riforme importanti richiedono consenso, e che affronti i problemi «grandi» del commercio italiano: la qualità degli strumenti di programmazione, il ruolo dei centri storici, il recupero delle aree degradate, l’esigenza di sostenere l’innovazione, le discriminazioni persistenti in materia di incentivi e di costi dell’approvvigionamento energetico». «Ma, per favore - ha aggiunto Billè - non prendiamoci in giro dicendo che questa crisi dai fondali oscuri e profondi può essere risolta solo ritoccando o riducendo il prezzo di qualche prodotto per qualche mese. Tra un po’ ci chiederanno di aprire i negozi anche di notte e magari di mettere le entreneuses al posto delle commesse. Si possono fare molte cose che però rischiano di somministrare solo qualche brodino a famiglie che non hanno più soldi né per mangiare carne né per pagare i mutui della casa né per fare il pieno di benzina né per acquistare i libri per la scuola dei figli. I nostri insomma possono essere solo interventi da pronto soccorso: per rimettere in piedi un sistema economico che oggi - e non certo per colpa dei prezzi - è costretto a stare in camera di rianimazione, ci vuole ben altro».