I PRIMI NO ALLA MANOVRA FINANZIARIA
Nr. 18 del 11/10/2004
Così com’è, la Finanziaria proprio non va giù. Il vento di battaglia che anima la Confcommercio nazionale sulla recente manovra da 24 miliardi di euro del ministro dell’Economia, Domenico Siniscalco, ha tutta l’aria di essere solo l’inizio di una protesta che potrebbe lievitare in fretta.
I tagli generalizzati alle spese, infatti, non hanno rabbonito i rappresentati delle 780 mila aziende del Terziario che da ogni parte d’Italia si dicono oramai convinte di essere la categoria più penalizzata dalla Finanziaria 2005.
Ciò che più preoccupata, del resto, è la certezza di un aumento dello tasse per l’intero settore del commercio. L’obiettivo principale di questa legge, ribadiscono infatti dalla Confcommercio nazionale, sembrerebbe proprio quello di assicurare maggiori entrate ai conti pubblici in deficit cronico con un inasprimento generalizzato della pressione fiscale sulle piccole e medie imprese e sul lavoro autonomo.
Una manovra in palese contrasto con una politica di rilancio di un’economia ormai ferma da tre anni e che non porterà a nulla di buono. «Come fa il governo a non si rendersi conto- si interrogano infatti dalla Confcommercio-, che un aumento anno per anno della base imponibile sui commercianti si rifarà, di rimbalzo, sulle famiglie e su un contenimento dei prezzi ancora più improponibile?.»
Ma il piatto forte, e ancora più indigesto, è il via libera alle Regioni e ai Comuni all’aumento delle imposte e delle tariffe di loro competenza: addizionali Irpef, tasse sulla casa, sulla raccolta dei rifiuti, sull’occupazione di suolo pubblico, sulle insegne dei negozi. Una follia per i rappresentanti della Confcommercio che minacciano ora di mettersi di traverso. «Non vorremmo essere costretti a smettere di sognare- affermano da Roma-. Vogliamo ancora credere che il buon senso prevarrà, ma in caso contrario un accordo con altri settori, come l’autotrasporto e l’artigianato, lo dovremo raggiungere».
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