«La legge regionale che regolamenta il settore dei distributori di benzina nel Veneto è stata varata lo scorso dicembre: non è passato un anno e si vorrebbe rimetterla in discussione solo perché la grande distribuzione preme?». E’ irritato e perplesso Moreno Parin, presidente regionale della Figisc-Confcommercio (un migliaio di impianti rappresentati in tutto il Veneto), di fronte alle notizie apparse sulla stampa, ove si ventila la possibilità di una revisione della legge regionale al fine di agevolare, in qualche modo, la vendita di carburanti nei centri commerciali, dove il problema, allora, «Era marginale». «Niente affatto - replica il presidente regionale - il fenomeno è ben presente da diversi anni, tant’è vero che la legge ne ha tenuto conto. Quindi è già intervenuta, pronunciandosi anche sulla grande distribuzione. La normativa è il frutto di una concertazione tra le parti. Rimetterla in discussione sarebbe ingiustificato. Tanto varrebbe liberalizzare il mercato in modo radicale. Se si ha veramente a cuore il portafogli dei veneti allora ci si adoperi per avere anche qui le condizioni che ha il vicino Friuli Venezia Giulia, dove il carburante ha costi inferiori». Lo spirito della legge regionale è quello di razionalizzare la rete dei distributori, stabilendo regole certe uguali per tutti, senza alcun privilegio; secondo la Figisc permettere l’apertura di nuovi impianti andrebbe invece nella direzione opposta. La spinta ad aprire negli iper verrebbe dalla questione dei prezzi del carburante, in perenne impennata, e la richiesta di apertura da parte della Grande distribuzione sarebbe solo il frutto di una concorrenza spinta che si sta verificando fra i troppi centri commerciali presenti sul territorio. «Ricordo inoltre - conclude il presidente della Figisc-Confcommercio Veneto -che i gestori non sono responsabili dell’aumento dei prezzi, ma lo sono le Compagnie petrolifere. Oltre alle tasse, che incidono per quasi il 65% sul costo finale del prezzo di benzina e gasolio, un peso notevole lo hanno le campagne pubblicitarie dei vari marchi, senza le quali il consumatore risparmierebbe come minimo 5 centesimi al litro. Per abbassare i prezzi, le compagnie i margini li hanno».