TURISMO, GLI ARRIVI AUMENTANO MA NON BASTA
Nr. 21 del 22/11/2004
Lo scenario nazionale del settore turismo non è confortante, ma il Veneto resiste e tiene, seppur faticosamente, la propria posizione di regione leader a livello nazionale. A confermarlo sono i dati resi noti recentemente dall’Osservatorio Turistico- Alberghiero Confturismo, che analizzano l’andamento del settore su scala nazionale, e le statistiche del Sirt (il sistema regionale del turismo) diffuse dalla Regione Veneto.
«Nel trimestre estivo - è l’analisi di Bernabò Bocca, presidente di Confturismo- gli alberghi hanno registrato 2,5 milioni in meno di pernottamenti degli italiani e circa 2 milioni in meno di pernottamenti dei tedeschi, per una perdita di fatturato quantificabile in almeno 500 milioni di euro solo per il comparto alberghiero. Se consideriamo poi che, della spesa compiuta dal turista, solo il 30% è destinato all’albergo - continua Bocca - è facile dedurre che a livello consolidato la flessione del giro economico determinato dai turisti italiani e tedeschi durante solo i mesi di giugno, luglio ed agosto è stimabile in 1,7 miliardi di euro».
La situazione congiunturale del settore, dunque è particolarmente critica e interessa tutto il territorio nazionale. Il Veneto, però, pur non essendo un’isola felice può almeno consolarsi con un dato positivo inaspettato: l’aumento degli arrivi. Nonostante una serie di fattori negativi, come il maltempo, le crisi economiche che hanno colpito vari Paesi outgoing leader come la Germania e l’Euro «troppo» forte, il risultato relativo ai primi otto mesi dell’anno è positivo: un + 0,89% di arrivi su cui in pochi avrebbero scommesso. Certo non è tutto oro quello che luccica, come ha subito precisato il presidente di Confturismo Veneto Alessandro Peruch, perché se è pur vero che gli arrivi aumentano, le presenze - che derivano dai tempi di permanenza in Veneto dei turisti - diminuiscono e segnano un -2,58%. «I dati sono migliori del previsto - è il commento di Peruch - ma siamo pur sempre di fronte alla perdita di oltre 1 milione di presenze, e precisamente 1.241mila unità in meno». Una flessione che va imputata, secondo Peruch, alla perdita di competitività del sistema Italia, per arginare la quale occorre intervenire con tempestività. In questo senso, ha sottolineato Peruch, se le imprese dovranno lavorare sui prezzi, le istituzioni pubbliche dovranno impegnarsi, di più e meglio di quanto non abbiano fatto fino ad oggi, sul fronte delle politiche di sostegno e di sviluppo del settore Turismo, anche riducendo gli interventi fiscali a carico del settore.
Ma torniamo ai dati resi noti dalla Regione e elaborati sulla base delle risultanze del Sirt. Il primo messaggio chiaro che viene dalla clientela è la richiesta forte di qualità: in un quadro di sostanziale tenuta, infatti, gli alberghi a 5 stelle segnano +5,23% di arrivi e + 11,32% di presenze; quelli a quattro stelle + 6,87 di arrivi e + 5,10 di presenze, quelli a tre stelle +1,71 di arrivi e un infinitesimale - 0,44% di presenze. In rosso invece le 2 stelle (- 2,38 e -5,88) e una stella (- 7,73% e -11,97%); e gli alloggi privati (-6,44% e -10,93%). Tra i settori, quelli che hanno «sofferto» di più sono stati il mare e la montagna, particolarmente penalizzate dal cattivo tempo di inizio estate. Il balneare fa segnare un calo del 2,68% degli arrivi e del 4,90% delle presenze (con un prevedibilissimo recupero su settembre che è stato eccezionale). Qui, gli italiani sono calati più degli stranieri. Si è fatta sentire l’assenza di tedeschi e austriaci; mentre risulta evidente la diminuzione generale del periodo di permanenza e la «crisi» degli alloggi privati, sui quali pesa la necessità di una maggior attenzione alla qualità e di un contenimento dei prezzi.
La montagna estiva ha risentito prima di tutto del maltempo del 2004, se confrontato con il gran caldo del 2003. Gli arrivi si contraggono del 3,70% e le presenze del 5%. Bene gli alberghi, male l’extraalberghiero. Buone notizie da nuovi mercati esteri: sono fortemente aumentati inglesi, irlandesi, svedesi, norvegesi e americani. Le terme, che segnano + 1,28% di arrivi e -2,50% di presenze, si fanno notare per il forte aumento degli italiani (+ 8,87% e + 7,64), che hanno in buona parte sostituito gli stranieri in calo, e per l’ottima performance degli americani, che ricominciano a scoprire la validità dell’offerta termale abbinata al fitness, allo sport (golf in particolare) all’enogastronomia. Il Lago aumenta gli arrivi (+ 0,52%) e contiene la perdita delle presenze ( -1,17%), con un forte incremento degli italiani, una calo vistoso dei tedeschi (come dovunque) e incoraggianti aumenti da nuovi mercati europei come Inghilterra e Danimarca. Dati più che positivi, invece, vengono dalle città d’arte, che si confermano settore trainante con un + 7,93% e + 7,21%, e che non hanno sofferto del maltempo. Molto bene sono andati gli hotel a 5 e 4 stelle e, in controtendenza rispetto al resto del Veneto, anche l’extraalberghiero, che segna addirittura + 48% di arrivi e + 20,50% di presenze. Altri due dati estremamente positivi dall’estero: sono tornati gli americani (+ 37% di arrivi e + 36% di presenze); e sono in forte crescita i clienti dall’est europeo (+ 56% di arrivi e + 41% di presenze).
I dati della Regione Veneto, dunque, mettono in evidenza i lati positivi di una stagione che si è comunque mantenuta lontana dai livelli di eccellenza raggiunti in anni passati. Una situazione generalizzata che, secondo l’analisi di Confturismo, deriva da una serie di motivazioni strutturali. Nello specifico, Confturismo punta l’indice sulla mancanza di promozione del prodotto turistico italiano, per il quale sono stati investiti nel 2004 solo 24 milioni di euro, contro i 103 della vicina Spagna o i 74 della Francia. Altra «sofferenza» è quella dell’Iva: su alberghi e ristoranti italiani grava per il 10% contro, ad esempio, il 7% della Spagna o l’8% della Grecia.
E proprio sul problema dei tributi è intervenuta recentemente Confturismo Veneto, che ha chiesto alla Regione l’abbattimento di un punto percentuale dell’Irap per le imprese turistiche che operano in concessione demaniale marittima. Ciò per controbilanciare il temuto aumento dei canoni demaniali marittimi del 300 per cento. Il Presidente Peruch ha sollecitato anche la Regione, ed in particolare l’assessore al Turismo Floriano Pra, ad intervenire politicamente per allontanare il pericolo della reintroduzione dell’imposta di soggiorno, uno strumento controproducente per l’immagine del Turismo, nonché per l’economia delle imprese del settore.
Diego Trevisan
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