UN NATALE SENZA SPRECHI
Nr. 23 del 20/12/2004
Un Natale all’insegna del “magro” quello del 2004. Secondo una stima effettuata da Confcommercio, infatti, sotto l’albero natalizio gli italiani quest’anno metteranno circa 100 milioni di euro in meno rispetto al 2003. Un trend in discesa, testimoniato dalla crisi che ha investito le vendite al dettaglio nel corso dell’anno, che sembra così dar fede all’effetto operato sui consumatori dalla sostanziale debolezza del sistema economico.
A farne le spese, prima di tutto, i cosiddetti beni primari (alimentari, abbigliamento e calzature) che secondo l’indagine dell’Associazione commercianti, effettuata su un campione di negozi, grandi superfici di vendita, centri commerciali e basata sulla ricerca Istat delle vendite al dettaglio, dovrebbero registrare nel mese di dicembre un sostanziale peggioramento dei rispettivi picchi di fatturato di questo periodo.
La spesa alimentare, infatti, figura solo al decimo posto della scala delle preferenze degli acquisti natalizi, con un oltre 6 per cento in meno di vendite rispetto al 2003, diversificato naturalmente tra le diverse categorie di vendita.
Altrettanto in negativo il settore dell’abbigliamento e delle calzature, che sembrano evidenziare un minore appeal sulle spese di Natale, con un probabile ridimensionamento dei maggiori acquisti rispetto alla media mensile, traducibile in una flessione del picco di fatturato tra il 6,5 e il 7 per cento nei confronti dell’anno scorso.
A spingere i consumi saranno, ovviamente, le tredicesime: si calcola infatti che sono oltre 17 milioni, su un totale di 22 milioni e 600mila, le famiglie italiane con un capofamiglia lavoratore dipendente o pensionato che, quest’anno, incasseranno sotto forma di tredicesima circa 44,6 miliardi di euro, pari ad una maggiore disponibilità per famiglia di circa 600 euro rispetto alla spesa media in qualunque altro mese dell’anno.
Molti sono però ancora gli elementi che concorrono ad evidenziare un atteggiamento prudenziale delle famiglie. Il clima di fiducia, che non sembra riprendersi dalla caduta del 2002; il giudizio sulla convenienza all’acquisto immediato di beni durevoli, favorevole solo per il 7 per cento delle famiglie intervistate- metà circa di quelle del 2000- e sfavorevole per il 57 per cento; la propensione all’acquisto di beni durevoli favorevole solo per il 34 per cento delle famiglie intervistate, mentre il 65 per cento ha dichiarato che non precederà ad alcun acquisto.
L’unico incremento, per quanto contenuto, delle vendite è invece previsto nel settore dell’informatica, Hi-Fi e videoregistratori, nonché dei piccoli elettrodomestici che prevedono per le spese di Natale un leggero aumento nel fatturato. Particolare attenzione riceverà, inoltre, il settore della telefonia, specie quella di ultima generazione, delle macchine fotografiche digitali, schermi al plasma, Lcd nella fascia dei 26 pollici, dvd e navigatori satellitari. In leggera frenata, invece, il settore viaggi che dovrebbe registrare un rallentamento rispetto lo scorso anno. L’esigenza di contenere i bilanci familiari e la paura, pur minore rispetto al passato, di attentati terroristici costituiranno infatti un freno ai viaggi all’estero che riguarderanno, soprattutto, alcune mete come l’Oceano Indiano, i Carabi e il Sud Est Asiatico. Ma molte delle famiglie italiane che decideranno di partire, specie per il Capodanno, preferiranno mete interne (montagna e città d’arte), con soggiorni comunque brevi e circoscritti a pochi giorni.
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