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A GENNAIO FRENA L’INFLAZIONE

Nr. 03 del 14/02/2005

Secondo la stima preliminare dell’Istat, a gennaio l’inflazione è scesa all’ 1,9%, dal 2% di dicembre. Su base mensile i prezzi sono rimasti invariati. Il rallentamento di gennaio riguarda anche l’indice armonizzato con l’Ue (Ipca), che incorpora le variazioni temporanee di prezzo, come i saldi. Tra dicembre 2004 e gennaio 2005 mostra un calo dello 0,9% e su base annua si è attestato al 2,1%, due decimi più basso del mese precedente.
I capitoli che hanno registrato le diminuzioni congiunturali più significative sono infatti servizi sanitari e spese per la salute (-0,5%) e trasporti (-0,9%). Nel capitolo sanità, in particolare, i medicinali hanno segnato un calo, rispetto a dicembre, dell’1,4% che porta il ribasso tendenziale al 6,3%. Nel capitolo trasporti si registra una forbice molto rilevante nella voce carburante: la benzina verde scende nel mese del 3,3% (e così il rialzo tendenziale si riduce al +6,3%) mentre il gasolio mette a segno un ulteriore rialzo mensile dello 0,3% portando così l’aumento tendenziale al 15,7%. Quanto ai prodotti alimentari e bevande analcoliche, l’Istat registra una lievissima accelerazione (+0,1%) rispetto a dicembre, ma la variazione tendenziale negativa risulta più robusta: passa infatti, dal -0,3% di dicembre al -0,7% di gennaio. Quanto alle variazioni positive più consistenti, l’Istat registra l’aumento congiunturale dello 0,8% del capitolo casa dovuto soprattutto agli aumenti delle tariffe elettriche e del gas.
Commentando questi dati forniti dall’Istat sull’andamento dei prezzi nel mese di gennaio, il Centro Studi Confcommercio ha sottolineato in una nota che “Due indici appaiono rilevanti. Il primo, nel periodo che va da settembre 2004 a gennaio 2005, i prezzi hanno avuto un’oscillazione al rialzo, al netto di saldi e sconti promozionali, di un +0,3% che è, di solito, quella che si registra nell’arco di un solo mese e mai in un mese critico, per i listini, com’è quello di gennaio. Un’oscillazione che, peraltro, avrebbe potuto essere ancora più contenuta se, nel frattempo, non fossero intervenuti sensibili aumenti nel costo delle spese per la casa, per l’elettricità e per i combustibili”.
“La seconda indicazione - ha concluso il Centro Studi - sta nel fatto che se il tasso di inflazione risulta, in Italia, addirittura più basso di quello della media dell’eurozona, ciò dipende essenzialmente da una crisi della domanda delle famiglie che ha raggiunto picchi preoccupanti e che, per questo, sta rischiando di mandare in tilt gran parte del sistema dell’offerta”.

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