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GLI ITALIANI SPENDONO MENO MA CERCANO LA QUALITA’

Nr. 06 del 29/03/2005

L’Europa alla ricerca di un modello di crescita, l’Italia in attesa di una ripresa che non è percepita come imminente: è quanto emerge dalla ricerca Censis-Confcommercio su “Scenari, simboli e luoghi del consumo: Italia, Francia, Spagna, Inghilterra e Germania a confronto”, presentata lo scorso 18 marzo durante il Forum Confcommercio di Cernobbio.
L’indagine ha sondato lo stato d’animo della popolazione di questi 5 Paesi, utilizzando come indicatori più significativi le aspettative dei singoli rispetto al reddito, la propensione e le modalità di consumo e l’opinione sull’immediato futuro.
E’ emerso che in Italia la prudenza - dovuta a due anni non facili - congela le energie vitali, frena la propensione alle spese, divide la popolazione fra ottimisti e pessimisti. In uno scenario caratterizzato più da ombre che da luci, si scopre comunque la voglia degli italiani di “vivere altrimenti”, ossia di viver bene, che si concretizza in stili di vita improntati al salutismo, all’idea di benessere, di elevare la qualità della vita nel quotidiano.
Quali, allora, i dati emersi dalla ricerca del Censis? Ecco, in estrema sintesi, i risultati.
Redditi. Solo il 7,9% degli italiani intervistati prevede un incremento dei propri redditi nel corso del 2005, mentre tale quota raggiunge quasi il 50% tra gli intervistati in Francia, il 51,8% in Germania, il 32,5% in Inghilterra e il 30% in Spagna La stazionarietà dei redditi, è prevalente per gli Italiani (il 76,2% delle risposte).
Consumi. La percentuale più elevata di coloro che prevedono di incrementare le proprie spese nel corso del 2005 si riscontra sia in Italia (37,2%) che in Francia (44,8%). Tale tendenza italiana, però, secondo il Censis non deve ingannare, poiché gli incrementi riguardano per lo più spese incomprimibili e necessarie come quelle per l’alimentazione, per le cure mediche, per l’affitto o per le utenze domestiche, per l’istruzione, e così via. Viceversa, nel Belpaese meno persone prevedono di incrementare le spese per il benessere personale, per il tempo libero e la cultura e per i viaggi, rispetto a ciò che si riscontra in Spagna, Germana, Francia e Inghilterra.
La visione del futuro. L’indagine Censis-Confcommercio evidenzia come l’orizzonte di breve periodo per larga parte delle famiglie italiane appare ammantato da un velo di grigiore. I consumi non riprendono slancio, la domanda di beni e servizi appare asfittica e sembra che lo sarà ancora per mesi. Questo è il sentimento prevalente tra i consumatori italiani: occorre sperare di mantenere almeno le performance dello scorso anno, di consumare tanto quanto è stato fatto nel 2004, attendendo tempi migliori. Ma, secondo gli analisti, la parola “stabilità”, nel 2005, dopo due anni di forte rallentamento dei consumi, rischia di trasformarsi in un fenomeno ben più preoccupante, in qualcosa di diverso dalla capacità di tenuta in un contesto turbolento. La stabilità sembra ora precludere alla stagnazione, ad una mancata crescita.
Ovviamente il quadro è variegato, per cui a componenti più deboli della popolazione, caratterizzate da contenute capacità di spesa, si contrappongono vasti segmenti più dinamici, ottimisti e che manifestano un approccio moderno ed evoluto ai consumi, oltre che una buona o un’elevata propensione a spendere.
Qualità della vita, la nuova frontiera. Sarà pure un momento di flebile crescita dei consumi e di contenuto ottimismo verso il futuro, ma i processi di spesa sembrano, in Italia conformarsi ad alcuni, precisi e inarrestabili assi di progressione, messi a fuoco dalla ricerca Censis-Confcommercio. C’è, in Italia, secondo i ricercatori dell’importante istituto di statistica, una sempre più forte responsabilizzazione di comportamenti e delle decisioni individuali e familiari, che si configura con un approccio positivo al salutismo, la responsabilizzazione sullo spendere correttamente, ecc. C’è, inoltre, un tendenziale ma forte orientamento alla sobrietà ed alla qualificazione dei consumi, quasi in una filosofia della qualità della vita ispirata alla “medietà”. Infine vi è l’irrefrenabile tentativo di esperire una quotidianità e il tempo libero secondo l’idea del “viver bene”. L’analisi sembra stonare, in un contesto di generale difficoltà economica vissuta da molte famiglie, eppure, secondo il Censis vi sono movimenti sottili che oggi operano sottotraccia e che, in un contesto futuro di auspicabile ripresa dei consumi, potranno emergere con chiarezza mettendo in evidenza quelle note di modernità che caratterizzano anche il nostro Paese al pari di ciò che accade in molte altre parti d’Europa.
Si fanno largo, dunque, stili di vita improntati al salutismo, alle novità, a contaminazioni culturali. In particolare: il 43% degli intervistati acquista frutta da agricoltura biologica; il 41%, compra per lo più saltuariamente, prodotti enogastronomici tipici e di qualità; il 31% ricorre a prodotti cosmetici naturali acquistati prevalentemente presso erboristerie; il 24,8% acquista prodotti alimentari naturali presso erboristerie; il 21% ama e ricorre a cibi etnici.
Come dire, spendere meno, ma spendere meglio. Una tendenza, questa, che ancora non si è fatta sentire in termine di ripresa dei consumi proprio per il particolare momento economico che si sta vivendo, ma che potrebbe rivelarsi strategica quando, finalmente, tornerà anche una generale disponibilità ad aprire il taccuino, acquistando però prodotti in grado di soddisfare il bisogno di qualità degli italiani.

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