Sono più alte le possibilità di mangiare prodotti tipici e locali nei ristoranti specializzati, che non nei vari agriturismi. Lo afferma Edi Sommariva, direttore generale della Fipe-Confcommercio, la Federazione italiana dei pubblici esercizi, commentando l’ipotesi di riforma dell’Enit (l’Ente Nazionale del Turismo) e in particolare quanto previsto dall’articolo 12 del Piano di Azione per lo Sviluppo preparato dal Governo. “E’ una forzatura inaccettabile - afferma Sommariva - che il Governo preveda, nel piano di ristrutturazione dell’Enit, l’inserimento degli agriturismi di cui non si conosce ancora il contributo reale e trasparente alla crescita del settore in termini di occupazione, attrattività e di economia”. Il problema non è da poco, perché molte volte i ristoratori hanno denunciato la concorrenza di quegli agriturismi che dovrebbero costituire un’attività complementare di vere e proprie aziende agricole e che invece si trasformano in nulla più che ristoranti, avvantaggiati però da molte meno incombenze fiscali. “In tanti anni abbiamo assistito a erosioni di quote di mercato - ha concluso Sommariva - grazie a una concorrenza sleale basata sulla genuinità del prodotto offerto: un “mito” da sfatare una volta per tutte. Infatti al di là della elementare constatazione che per fare matrimoni e cerimonie varie - anche più volte nella stessa settimana - queste aziende dovrebbero poter contare su coltivazioni immense, i dati sulle produzioni agroalimentari ci dicono che queste vengono assorbite più dalla ristorazione tipica e tradizionale che non dalla ristorazione agrituristica”.