CRESCONO I NEGOZI DI VICINATO SULL’ONDA DELLA SPECIALIZZAZIONE
Nr. 08 del 25/04/2005
E’ la riscossa degli esercizi di vicinato. Nel 2003 la provincia di Vicenza ha infatti registrato un aumento, rispetto al 2002, di ben 153 esercizi commerciali e si è trattato soprattutto dei classici negozi di quartiere, per lo più collocati nei comuni maggiormente abitati. E’ quanto emerge dall’Osservatorio economico del terziario - realizzato dall’Ister (Istituto per il Terziario di Vicenza) su incarico della Camera di Commercio - un vero e proprio censimento del settore, che ha fornito un quadro particolareggiato dell’evoluzione del commercio nel Vicentino. Presentato lo scorso 20 aprile dal presidente Dino Menarin, dall’Assessore camerale al commercio (nonché presidente dell’Ascom) Sergio Rebecca, da Fiorenzo Marcato, responsabile del progetto per l’Ister e dall’urbanista Fernando Lucato, l’Osservatorio ha l’obiettivo di monitorare gli esercizi di vicinato, le medie e grandi strutture di vendita e pubblici esercizi, con lo scopo di verificare se e in quale direzione vi siano stati cambiamenti relativi sia al numero di attività, sia alla loro superficie di vendita, ed infine di verificare l’esatta collocazione, su cartografia, delle medie e grandi strutture di vendita. Qual è dunque l’attuale fisionomia del commercio vicentino? Secondo i dati elaborati dall’Ister per conto dell’ente camerale, gli esercizi commerciali hanno subito una leggera variazione (+1,33%), attestandosi a 11.654 unità rispetto alle 11.501 rilevate nell’anno precedente. Il saldo dunque, come già accennato, è positivo per 153 nuove aperture, che hanno incrementato la superficie totale di vendita di 24.654 mq.
Dall’indagine sul settore dei servizi è emerso che, su un totale complessivo di 9.870 unità, più del 50% sono aziende del settore immobiliare, seguite da attività di servizi alle imprese (30,2%), informatica e attività connesse (16,2%), noleggio di macchinari e attrezzature (3%) e da servizi di ricerca e sviluppo (0,2%). Quanto al commercio all’ingrosso, nel territorio provinciale le aziende occupate sono 3.359, di cui il 52,28% nel settore della produzione, il 42,93% nella residenza (per esempio alimentari, abbigliamento, casalinghi ecc.), e il restante 4,79% nell’agricoltura. Tali attività risultano tra l’altro collocate nelle zone di maggior presenza del commercio al dettaglio.
L’Osservatorio ha anche effettuato una simulazione degli effetti introdotti dalla nuova normativa regionale del commercio, che ha modificato la classificazione degli esercizi commerciali per i comuni superiori ai 10.000 abitanti. A questo proposito ha messo in evidenza che gli esercizi di vicinato sono aumentati in percentuale, rispetto alla Legge N. 37 del 1999, del 4,48%, raggiungendo nel totale le 10.183 unità, mentre si nota una diminuzione del 26,20% per le medie e del 5,57% per le grandi strutture di vendita.
A commentare i dati camerali, dopo il saluto del presidente Dino Menarin, è stato Sergio Rebecca, nella sua doppia veste di assessore camerale al commercio e di presidente dell’Ascom provinciale. “Questo studio - ha affermato - ha evidenziato che il settore del commercio nella provincia di Vicenza ha reagito molto bene alla crisi nazionale: lo dimostra il saldo positivo delle aperture degli esercizi commerciali in provincia. La liberalizzazione del settore commerciale - è stata l’analisi di Rebecca - in particolar modo riferita al “vicinato” ed in parte alle “medie strutture” introdotta dalle leggi nazionali e regionali sul commercio, non ha portato nel corso del 2003 aumenti significativi né delle superfici di vendita degli esercizi (1,66%), né del loro numero (1,33 %). In questo senso è da notare il dato relativo alle “superfici medie” degli esercizi: quelli di vicinato hanno mantenuto una superficie media molto bassa, cioè 60 metri quadri. Ciò significa che hanno conservato la loro specializzazione, per esempio di macellai, panettieri, fruttivendoli, eccetera, nonostante il legislatore avesse eliminato le tabelle merceologiche”.
Per le Medie strutture (dai 150 ai 1.500 metri quadri in base alla precedente legge regionale 37) la superficie media è di 419 metri quadri; infine per le Grandi strutture di vendita (escludendo gli esercizi all’interno dei centri commerciali) la superficie media è di 3.293 metri quadri.
Chiaro che i dati dell’Osservatorio sono stati anche letti alla luce delle innovazioni scaturite dalla Legge Regionale 15/2004 sul commercio. “La nuova classificazione introdotta per i comuni sopra i 10mila abitanti - ha spiegato Sergio Rebecca - ha modificato gli antichi equilibri, classificando come “esercizi di vicinato” ben 437 ex medie strutture, per un totale di 87.075 metri quadri commerciali, che vanno aggiunti ai 583.917 contabilizzati secondo la classificazione del 1999. Diventa a questo punto fondamentale l’adeguamento dei comuni alla nuova normativa. Lo step successivo sarà infatti la programmazione per aree sovracomunali, per creare dei poli gravitazionali più consoni alle esigenze di mercato”.
Proprio su questo punto si è soffermata l’analisi dell’urbanista Fernando Lucato. “Nella pianificazione commerciale - ha detto - le singole amministrazioni comunali non possono e non devono soffermarsi ai confini del proprio territorio, devono guardare oltre e ragionare in un’ottica di distretto. Solo così, vale a dire analizzando l’offerta commerciale sulla base di bacini d’utenza omogenei, si potrà valutare i punti di forza e i punti di debolezza dell’offerta commerciale e programmare in un’ottica di sviluppo”.
In quest’ottica dunque, come ha sottolineato Fiorenzo Marcato, responsabile del progetto per l’Ister, “è fondamentale tenere sempre aggiornati i dati dell’Osservatorio, nonché la cartografia relativa alle medie e grandi strutture di vendita, che si stanno rivelando strumenti molto utili per le amministrazioni locali. Quest’anno, poi, abbiamo implementato lo scenario censendo anche, per la prima volta, il commercio all’ingrosso, arrivando a riclassificare e a collocare in una carta tecnica questi centri, raggiungendo così l’obiettivo di conoscere l’effettiva dotazione settoriale, a livello provinciale, in quest’ambito”.
L’Osservatorio si sta dunque rilevando un supporto prezioso per tutte quelle amministrazioni locali che intendono salvaguardare o ricostituire gli equilibri commerciali di un comparto trainante per il tessuto economico. Tanto che, nel corso della presentazione dello studio, si è anche auspicato la possibilità di strutturare, a livello regionale, una ricerca analoga, per meglio adeguare gli strumenti programmatori nelle zone di confine delle varie province.
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