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Confcommercio Veneto Notizie

IL TERZIARIO E’ IL VOLANO DELLO SVILUPPO

Nr. 11 del 06/06/2005

Le attività del terziario sono la struttura portante dell’economia italiana. Contribuiscono alla formazione di oltre il 60% del valore aggiunto nazionale, assorbono più del 50% del totale degli occupati, crescono in termini sia di unità produttive che in termini di addetti a ritmi più che doppi di quanto è possibile registrare nel primario e nell’industria. E’ quanto emerge dalla ricerca “Più terziario, più sviluppo”, commissionata al Censis da Confcommercio.
“Occorre prendere atto - rileva la ricerca del Censis - che il complesso e articolato sistema dei servizi è oggi driver dello sviluppo, proprio perché esso è un veicolo di modernizzazione, grazie alle funzioni a elevato valore aggiunto che gli sono propri, come i servizi finanziari, la gestione delle reti distributive e la logistica, il marketing strategico e operativo, la ricerca e i servizi a supporto dell’innovazione, solo per citare alcune delle componenti tra le più rilevanti. Ma anche i segmenti terziari di più lunga tradizione, come il commercio, procedono oggi verso rapidi processi di modernizzazione, registrando performance eccellenti, come nel caso della grande distribuzione organizzata, o quella tradizionale che sempre più evolve assecondando i mutati stili di consumo degli italiani”.
D’altronde i numeri del terziario sono sempre più importanti. Il comparto conta oggi oltre 3 milioni di unità locali. Complessivamente il settore raccoglie in sé “circa il 60% delle imprese totali operanti in Italia e anche escludendo il vasto sistema del commercio, le imprese di servizi (servizi alle imprese e alle persone, esclusi quelli della Pubblica Amministrazione) rappresentano il 37% del totale del nostro sistema produttivo, superando il 40% se si aggiungono le attività terziarie legate al turismo, oggi in forte espansione”.
La ricerca del Censis ha messo in evidenza come il settore “possieda al suo interno il vero differenziale di sviluppo, vale a dire le conoscenze e le capacità di applicarle, che rappresentano l’unica risorsa attraverso la quale far recuperare terreno alla nostra economia sempre più non solo minacciata, ma dipendente dai Paesi emergenti, un tempo l’Est Europa ed oggi l’Asia”.

Decollano occupazione
e valore aggiunto
Due gli indicatori più importanti che caratterizzano la positiva evoluzione del terziario in Italia: la crescita dell’occupazione e le variazioni del valore aggiunto. In Italia, tra il 1970 ed il 2003, gli occupati nei servizi, al netto della pubblica amministrazione, sono quasi raddoppiati, passando da 4 milioni 679 mila (pari al 28,4% del totale degli occupati) a 9 milioni 410 mila (pari al 53,6% del totale degli occupati). L’equilibrio tra industria e terziario dal punto di vista occupazionale viene meno durante gli anni Ottanta. Da allora il divario in termini occupazionali non ha più arrestato la sua crescita, passando dalle 258 mila unità del 1988 al milione e 116 mila del 1996, fino ai 2 milioni 355 mila del 2003. Ciò soprattutto in virtù della forte spinta attribuibile al commercio ed ai pubblici esercizi, comparti nei quali la sostituibilità tra capitale e lavoro è particolarmente bassa e dunque gli effetti dell’innovazione tecnologica risultano meno invasivi sulla domanda. A partire dalla prima metà degli anni ottanta, poi, il terziario raggiunge un’altra importante meta, che lo consacra definitivamente come il comparto che produce oltre la metà del valore aggiunto nazionale, superando una volta per tutte il settore manifatturiero. Una performance positiva che non ha ancora esaurito la sua dinamica ascendente, dato che ad oggi il terziario rappresenta il 63,5% del valore aggiunto nazionale, una quota che aumenta ad un tasso medio annuale superiore all’1%.
Sul piano dei settori, nei due ultimi intervalli censuari, rileva la ricerca del Censis, “sono cresciute non solo le imprese operanti in molti segmenti tradizionali, ma anche e soprattutto quelle attive nell’intermediazione finanziaria e monetaria (+194,8% di nuove imprese, +148,3% di unità locali e +33,7 addetti per unità locale), nelle attività immobiliari, di ricerca professionali e nell’informatica (+905,2% imprese, +317,3% unità locali, +254,2% addetti alle unità locali delle imprese)”.
Sullo scenario tracciato dal Censis si registra il commento del presidente nazionale della Confcommercio Sergio Billé. “Si tratta di un’autentica notarile necessaria per riflettere di più e con maggiore cognizione di causa su questo settore dell’economia”. Quello che sorprende, ha proseguito Billé è come mai “questo processo di terziarizzazione del sistema” non sia stato “supportato dai piani e dalle strategie che sarebbero stati necessari per dare ad esso un più solido, organico e programmato sviluppo”.
“Non si possono nascondere i guasti prodotti da una programmazione della nostra economia - ha rincarato Billé - che, mentre il mondo correva da una parte, continuava a correre in senso opposto e ad essere impegnata al sostegno di settori e di modelli di impresa che la globalizzazione dell’economia non considerava più, in alcun modo, prioritari”. A questo punto occorre un “profondo ripensamento” delle modalità di sviluppo del nostro sistema. Non farlo sarebbe “ottusità”, rinviarlo “sarebbe per il sistema assai dannoso”.
Diego Trevisan

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